No alla “città del gusto”: Zero consumo di territorio, l’Expo si faccia in fiera

 

L’idea di riunire in un’unica area i due contesti con la maggiore concentrazione di lavoro nero in Italia, cioè Fiera e Ortomercato, gioverebbe al mercato delle braccia, e ne trarrebbero vantaggio le organizzazioni che gestiscono il caporalato.
La proposta che “non si può rifiutare” per il dopo Expo, sul futuro dell’area che ospiterà i capannoni dell’Esposizione Universale, arriva dopo accordo scandaloso siglato nel 2007 dal Comune di Milano a tutto vantaggio dei proprietari delle aree, Fiera e Cabassi, come dichiarato dallo stesso Assessore Masseroli, in cui si prevedeva a fine esposizione di abbattere i capannoni per realizzarvi edifici residenziali.
Poi è arrivata una proposta di referendum semplicemente ridicola da parte del Sindaco di Milano Moratti, che voleva chiedere ai cittadini di esprimersi fra 3 opzioni speculative sui terreni ora verdi destinati all’Expo.
Realizzare la Città del Gusto spostando l’ortomercato nell’area Expo, significa intasare ulteriormente le già trafficatissime tangenziali con centinaia di Tir aumentando il traffico e l’inquinamento in un’area già fortemente congestionata e inquinata.
Per quanto ci riguarda la nostra proposta, a cui sostegno stiamo raccogliendo le firme dei cittadini di Pero, è la più sensata: l’Expo si faccia in Fiera, limitando così il traffico ingestibile dei 165000 visitatori al giorno che si aggiungerebbe a quello delle normali manifestazioni fieristiche, salvaguardando oltre 1 milione di metri quadri di terreno oggi verde, risparmiando qualche miliardo di euro per costruire capannoni che poi verrebbero abbattuti, che in tempo di crisi suona come un insulto al buon senso.
Anche i Sindaci del Patto dei 16 comuni farebbero bene a prendere in considerazione le proposte di buon senso che guardano all’interesse collettivo piuttosto che addentrarsi in una battaglia di interessi contrapposti dalla quale il Governo Berlusconi li ha esautorati completamente negando loro ogni voce in capitolo.

 

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