Contributo del compagno boliviano Henry Zagarrundo per il IX incontro di Liberazione Animale

Riceviamo dalla cassa di solidarietà Aracnide e diffondiamo:

Durante il IX° incontro di Liberazione Animale una partecipante ha tradotto il contributo di Henry Zagarrundo.

BREVI INFORMAZIONI SUL CASO REPRESSIVO BOLIVIANO

Il 29 maggio 2012 la polizia boliviana perquisiva circa 20 case ed arrestava 13 persone con l’accusa di aver partecipato a circa 20 attacchi rivendicati FAI-FRI nel territorio boliviano dal 2010 al 2012. Attacchi principalmente ai danni di istituti bancari e industria della carne.
Dei 13 arrestati solo 5 alla fine rimarranno dentro il caso e solo uno, Henry, rimarrà in silenzio sia durante l’interrogatorio che durante la detenzione. Tutti gli altri, senza esclusioni e in forma più o meno cosciente, durante gli interrogatori si accuseranno a vicenda e incolperanno Henry, cercando la propria salvezza a costo della privazione della libertà altrui. Questo atteggiamento risulta costante nella triste storia repressiva boliviana.
Henry è un compagno anarchico, vegano e antispecista che non ha mai ritrattato le proprie convinzioni politiche nemmeno davanti alla certezza di essere rimasto il capro espiatorio.
Prima dell’arresto ha partecipato attivamente alle iniziative libertarie ed antispeciste a La Pazal secondo Incontro di Liberazione Animale Sudamericano e alla resistenza metropolitana al progetto del TIPNIS (una mega autostrada che collega Brasile e Bolivia, passando e devastando i territori indigeni e amazzonici che attraversa).
Dopo decine di udienze sospese per cavilli burocratici, stupidità insite nel sistema giudiziario e una anno di reclusione nel carcere di San Pedro, Henry ottiene il 2 maggio 2013 gli arresti domiciliari con spese legali (formali e non)  e di mantenimento che sono state e sono altissime.
Nonostante le restrizioni totali dei domiciliari è possibile scrivergli, attraverso altri compagni e compagne che gestiscono anche una pagina web sul caso, all’indirizzo
letrasdelibertadhenry@riseup.net
solidariedadnegra@riseup.net

Per info:

http://solidaridadnegra.wordpress.com
http://it.contrainfo.espiv.net/tag/henry/
http://it.contrainfo.espiv.net/2012/10/13/ile-a-proposito-della-repressione-in-bolivia/
http://it.contrainfo.espiv.net/2013/09/08/bolivia-aggiornamento-sulla-situazione-di-henry/





CONTRIBUTO DI HENRY PER IL IX° INCONTRO DI LIBERAZIONE ANIMALE
Cari compagni e compagne del IX° Incontro di Liberazione Animale,
è un grande piacere sapere che si sta dando continuità a questa iniziativa che dimostra l’importanza di diffondere la lotta per coloro che come noi vivono l’esperienza delle carceri che siano essi laboratori, allevamenti, zoo, circhi, corride, rodei, etc.
Molte volte all’interno della lotta contro lo Stato/Capitale si vede un’enorme indifferenza verso la Liberazione Animale, quando invece dovremmo invece riconoscere che dimenticarci degli animali significa permettere che la catena dello sfruttamento persista, perché l’autorità si manifesta quando un essere (indipendentemente dalla specie, dal genere o dalla provenienza) lo si vede come inferiore, come oggetto, come proprietà.
Continuiamo spesso a riprodurre e mettere in pratica queste stigmatizzazioni che la società ci impone e molti preferiscono far finta di niente.
Nella guerra sociale deve essere presente e rivendicata anche la solidarietà con i detenuti delle carceri di animali; è importante non smettere di praticare la nostra offensiva attraverso l’autocritica, l’attuare sincero, onesto e conseguente verso le altre specie.

Le carceri producono condizioni crudeli di povertà, miseria, insostenibile sovraffollamento, mento e castigo, e queste condizioni si estendono verso gli animali con tutta la brutalità generata da questa società attraverso una cultura antropocentrica e specista.
Sicuramente è lo Stato che promuove lo sfruttamento animale, umano, e della terra però è anche vero che queste forme di sfruttamento sono accettate e tollerate dalla maggior parte degli individui.
Dobbiamo cercare la liberazione totale attraverso quelle lotte che si rivolgono ad altri spazi, che spesso cono abbandonati e/o ignorati da alcuni di noi.

Qui per queste terre non siamo lontani dal vedere come politiche estrattive dello stato si orientano a seminare il capitalismo in modo vertiginoso; molti animali muoiono ogni giorno, si promuovono politiche di sviluppo che costruiscono autostrade fluviali e terrestri affinchè lo Stato possa arrivare in luoghi prima a lui inaccessibili. Si sfrutta il legname, il cauciù, il petrolio, si costruiscono centrali idroelettriche, dighe che compromettono la vita selvaggia e le comunità indigene che stanno resistendo per non essere civilizzate.
Anche nelle terre altiplaniche si sfrutta la quinoa, che in questi ultimi anni è diventata un alimento accessibile solo a quei pochi che possono permetterselo.

Resta ancora molto da fare, molto da lottare per vivere in un mondo dove l’autorità in tutte le sue forme venga sradicata e dove si possa vivere liberi e selvaggi.
Dobbiamo praticare l’anarchia, un’anarchia che non permetta nessuna sforma di sfruttamento e autorità.
Tanti saluti a tutti/e voi,
grazie per permettermi di scrivere questa piccola lettera carica di molta forza, amore, rabbia e ribellione.

H.

Mer, 11/09/2013 – 19:45
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