[Ge] Serata cantastorie alla nuova occupazione di Vico Superiore di Pellicceria

30/11/2012 - 18:00
30/11/2012 - 22:30

VENERDI' 30 novembre CANTU E CUNTU ORE 18: il cantastorie Biagio Accardi
di nuovo a Genova per raccontarci, accompagnato dalla lira calabrese,
pene del cuore e fatica nei campi, rabbia e oppressione sui popoli


Siamo
gli occupanti dello stabile di vico superiore di Pellicceria. Abbiamo
preso possesso di questo stabile sabato 10 novembre, dopo il tentativo
di rioccupare casa nostra, in via dei Giustiniani 19. Da lì eravamo
stati sgomberati dalle forze dell’ordine il 7 agosto scorso, dopo nove
mesi di occupazione.

La giornata di sabato, il tentativo fallito
di riappropriarsi di Giustiniani19, sempre per l’intervento di Questura e
Procura, dimostra in modo ancora più esplicito come gli spazi fisici in
cui realizzare e condividere progetti di autogestione siano luoghi da
conquistare, far vivere e difendere con determinazione.

Come
ripetiamo da mesi, occupare è riprendersi qualcosa che già ci appartiene
e che ci è stato sottratto: Giustiniani è di proprietà demaniale,
quindi pubblica, quindi di tutti. L’attuale occupazione è invece di
proprietà di privati, ex centrale Telecom, ovvero un ente nato da una
privatizzazione, un ente che da decenni specula e fa profitto sui
cittadini, con fatturati ultramiliardari. Entrambi gli spazi sono solo
alcuni tra i tanti che vengono lasciati vuoti per anni e che, secondo
noi, dovrebbero rientrare in possesso di chi ne ha bisogno. Perché sono
di tutti.

Il nostro bisogno non è solo quello abitativo, che
rimane fondamentale, ma anche e soprattutto la possibilità di avere uno
spazio dove organizzarsi, sperimentare relazioni diverse da quelle
dominanti, un luogo dove i nostri bisogni e quelli di chi abita intorno a
noi possano trovare spazio di espressione, confronto, condivisione,
scambio.

I tentativi di intervento, di gestione dei quartieri da
parte delle istituzioni non mirano mai a migliorare le condizioni di
vita dei cittadini, un po’ perché non gli importa davvero, un po’ perché
ciò che si scontra con gli interessi dei poteri forti e ciò che non
riproduce profitto non trova margini di attuazione.

I progetti di
riqualificazione dei quartieri rientrano in questo meccanismo: si
rendono i quartieri sterili, si bada all’estetica delle facciate, si
facilita l’inserimento di banche, il profitto di gruppi immobiliari, la
gestione del territorio condivisa tra mafie e polizia. Opporsi alla
riqualificazione e ai progetti imposti dall’alto non significa per noi
difendere o mantenere inalterati i problemi dei luoghi in cui viviamo,
le dinamiche di violenza e sopraffazione o la guerra tra poveri.
Pensiamo piuttosto che sia chi abita un luogo, un quartiere a dover
occuparsi dei suoi problemi, a dover ascoltare quelli dei suoi vicini, a
mettere in comune sensazioni, vissuti, pratiche in modo che insieme si
possano costruire delle alternative più vicine possibili alle necessità
individuali e collettive. Fuori dal profitto, fuori dal dialogo con le
istituzioni, basandoci sullo scambio, sul mutuo appoggio, sulla
gratuità.

Non abbiamo l’arroganza di presentare delle soluzioni
già pronte. Conosciamo solo in parte le problematiche del quartiere in
cui abbiamo occupato, proprio per questo vorremmo entrare in relazione
con chi direttamente le vive ogni giorno. Pensiamo infatti che vivere in
un quartiere significhi anche condividere la vita comunitaria, quindi
le ricchezze e i problemi e le possibili soluzioni. In questo senso
vogliamo che le parti non abitative di questa occupazione siano intese
come una possibilità ed uno strumento per tutti: per chi ha proposte,
per chi vuole partecipare. Abbiamo chiaramente dei principi “nostri” a
cui non vogliamo rinunciare: il rifiuto della delega, quindi l’agire in
prima persona, l’autorganizzazione, il confronto orizzontale tra pari,
senza discriminazioni di natura razzista o di genere.

Siamo
convinti che per migliorare, trasformare le nostre vite, conquistare
pezzetti di autonomia e libertà si debba entrare in conflitto con chi ci
sfrutta e opprime, con la prospettiva di modificare radicalmente questa
società. Non vogliamo rinunciarvi e, anzi, siamo disposti a
ricominciare un’altra volta daccapo.

Siamo qui per continuare
quello che facevamo altrove, per migliorare e per non ripetere gli
errori passati. Continueremo le nostre attività appena potremo allestire
gli spazi: la palestra, il corso di italiano, il cinema gratuito e ne
inizieremo di nuove: pensiamo ad una biblioteca, ad una mensa popolare,
ad un doposcuola per bambini.

Siamo qui per conoscere e farci conoscere.

Siamo qui per proporre e per ascoltare.

Siete tutti invitati.

gli occupanti di vico superiore di Pellicceria 1

Sab, 24/11/2012 – 20:22
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