Presa di posizione su una certa linea politica a Genova [Testo di Juan Sorroche]

riceviamo e diffondiamo:

Presa di posizione su una certa linea politica a Genova!!


Era da un po’ di tempo che volevo scrivere riguardo un testo che è uscito a maggio del 2012, che ha come titolo “i puntini sulle i”, non penso che questo testo sia niente di nuovo, purtroppo. Come il testo “14 punti sulla insurrezione”, uscito fra dicembre 2010 e gennaio 2011, e quello uscito quando si è scoperta l’infame a Genova sottintendono più o meno la stessa cosa, penso che siano l’espressione di un modo di fare, di una linea politica che ultimamente sta prendendo piede a Genova.


Queste mie riflessioni non sono “polemiche”, ma sono una chiara e netta presa di posizione su questi metodi a mio parere orribili. Mi riferisco alle posizioni che prende una certa linea politica che si rispecchia benissimo nei testi citati prima “14 punti sulla insurrezione”, quello della scoperta dell’infame firmato “compagni e compagne Genovesi” e “i puntini sulle i”. E’ da quando è uscito il testo firmato “compagni e compagne di Genova” sulla scoperta dell’infame che ci sono persone che vogliono che si faccia più attenzione con le firme per evitare il più possibile le generalizzazioni, tra l’altro questa cosa è stata detta faccia a faccia. E questo non per un’ottusità dilagante, ma perché tale comunicato non rappresenta tutti i “compagni e le compagne di Genova” né tanto meno i loro principi.


Una altra cosa che porta avanti questa certa linea politica: nel testo della scoperta dell’infame, quando viene chiesta la sua incolumità, l’intenzione è quella di mettere le mani avanti e pararsi il culo prima che succeda qualcosa all’infame, come nel testo dei “puntini sulle i” si mettono le mani avanti per fermare l’ipotetico colpo della repressione non appena il fatto è successo. Quello che traspare dal testo è il suggerimento a cercare altrove le responsabilità, dove non importa, ma non lì. La cosa orribile è che seguendo questa prassi alcune persone avevano chiesto di non uscire con testi pubblici sull’argomento “infame” per salvaguardare la sicurezza di certe persone e così fu fatto. Ora io mi domando, ma nel caso di Adinolfi non è lo stesso? Come mai per una situazione la sicurezza va tenuta in considerazione e per l’altra no? Certo la sicurezza, in questo caso, non è quella delle persone che utilizzano tali metodi ma è quella altrui. Di chi non importa!

Questa linea politica con ciò ci dice chiaramente: fate quello che dico ma non quello che faccio! Queste cose non si dimenticano e ci dovrebbero fare riflettere perché sono dati di fatto e ci mettono di fronte all’ipocrisia di tale politica.


Poi è da 2 anni, da quando sono arrivato a Genova, che ci sono delle persone che con questo modo di fare urlano di queste fantomatiche associazioni sovversive come nella favola del lupo, non perché non esistano (si sa che polizia e magistratura le hanno adoperate, le adoperano, e le adopereranno). Scrivono questi deliri pensando di poter fermare quei meccanismi per mettersi al riparo. Secondo me creando così un clima ancora maggiore di paranoia e diffidenza fra noi e tutto ciò che ci circonda, creando paure infondate e panico. Sappiamo benissimo che la magistratura, la questura, utilizzano le associazioni sovversive. E’ più di un secolo che le adoperano per reprimere anarchici, comunisti, mafiosi, ladri… reali o meno, montature e non. Le hanno utilizzate per quelli che hanno usato mezzi pacifici o violenti, individualmente come collettivamente. Dall’altra parte sono stati utilizzati un'infinità di mezzi di lotta, dall’omicidio alle bombe, dai sabotaggi agli scioperi generali, rivoluzioni, insurrezioni, manifestazioni, presidi, giornali, volantini, etc. Ma io penso che l’unico modo che esiste per distruggere i mezzi dei quali si serve la repressione è arrivare alla completa distruzione dello stato e della società. Se la repressione esiste non è a causa della lotta ma è la base stessa dello stato e della società .

Dunque provare a pararsi il culo come fa questa linea politica, messa in pratica più di una volta, è delirante e ripeto crea diffidenza e paranoia.

Questo innocentismo, questo dire io non faccio queste cose, questo non è un buon metodo, non è giusto, bisogna colpire così non cosà, nel caso di Adinolfi, equivale a dire cercate altrove, è lo stesso dove: questo è dissociazione!

E vi dico perché: queste cose, dette volontariamente o involontariamente, vengono utilizzate dalla magistratura soprattutto per incanalare le indagini, e se voi non ci arrivate, beh siete alla frutta! Ma non mi pare questo il caso, anzi questo è un modo di fare che viene rivendicato urlandolo ai quattro venti anche conoscendone le conseguenze. Mi sembra di capire che è parte dei principi di tale prassi e della “responsabilità politica e etica” di tale modo di agire. (Però quando la sicurezza in questione è la propria allora cambia la “responsabilità politica e etica”, allora bisogna stare zitti! Come nel caso dell’infame).

Beh, il mio principio è un altro: se so che certe cose che dichiaro possono incanalare verso qualche persona l’attenzione della repressione, io preferisco stare zitto! Lo stare zitto non è un dogma, è un modo di fare pratico e deriva dalle esperienze, è soprattutto una questione di principio e responsabilità personale.

Credo che questo modo di concepire la coerenza, responsabilità, solidarietà, complicità tra sfruttati e oppressi che lottano, non mi appartenga. Preferisco non avere niente a che fare con le persone che fanno propria tale prassi. Con ciò che ho scritto non voglio creare una linea di condotta generale né indicare cosa devono o non devono fare o pensare le persone. Semplicemente dico le cose che non accetto, quali sono i miei ragionamenti , i miei principi, e la mia posizione personale. Continuo a pensare che spetta all’individuo decidere come, quando, perché e se ribellarsi!

Avrei tante cose da sottolineare nel testo che, secondo me, sono aberranti, ma parlare anche di ciò toglierebbe l’attenzione sui punti che ho citato qui e che ritengo più importanti.





Attentamente: juan sorroche
Dom, 21/10/2012 – 21:45
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