Bari - La malattia mentale? Un "business" come un altro

fonte il quotidiano di bari (giovedì 14 febbraio)


fonte il quotidiano di bari (domenica 17 febbraio)

PSICHIATRIA IN PUGLIA, DOVE SONO FINITE RAGIONE, DIALOGO E DEMOCRAZIA?
Salute mentale, matti da slegare…
Dopodomani in Giunta un provvedimento che consolida enti storici, cronicizzazione e costrizioni farmacologiche.

Bari – Cercando di farlo passare praticamente sotto silenzio, dopodomani in Giunta alla Regione Puglia si discuterà e molto probabilmente si approverà un provvedimento fondamentale per la cura psichiatrica. In allerta le associazioni a tutela della cura e della salute mentale, come l’Associazione “Altre Ragioni” di Bari, che da diversi mesi, attraverso comunicati, fax e richieste continue, ha provato a contattare, dialogare e discutere col governatore Vendola sulla questione, appunto, della salute mentale e delle strutture riabilitative psichiatriche in Puglia.

Ed in effetti contro le assurde richieste delle strutture riabilitative sono arrivate proteste e prese di posizioni pesanti da innumerevoli realtà locali e nazionali. Tutte a vario titolo impegnate sulle problematiche della salute mentale.

“Non ci è stata data nemmeno la possibilità di discutere queste vergognose scelte col governatore pugliese”, attaccano i responsabili dell’associazione barese. Gli unici tavoli aperti di confronto che governatore e assessore alla Salute hanno concesso sono stati sempre e solo con gli enti gestori. “Questa è arroganza di potere. E parlano di partecipazione e di democrazia?”.

Ricordiamo che le morti si susseguono in psichiatria in Puglia e queste tragedie sono il frutto di una politica di intervento sulla salute mentale che si trascina da anni alimentando solo sofferenza, politiche di intervento che non si vogliono mettere in discussione.

Ma andiamo ai fatti. Dopodomani si proverà a far passare in Regione modifiche al regolamento regionale di organizzazione delle strutture riabilitative psichiatriche in attuazione della Legge regionale n.26/2006, provvedimento che di fatto demolisce qualsiasi possibilità di cambiamento di rotta nelle politiche sulla salute mentale.

Un provvedimento che, di fatto, consolida politiche che hanno portato in questi anni a cronicizzazioni in aumento, ad un numero di contenzioni farmacologiche e fisiche agghiacciante, ad un numero di tso (trattamenti sanitari obbligatori) sempre più crescente, a numerosi morti, a costi umani in termini di sofferenza indicibili, etc. e da ragione solo alle pretese economiche e di casta delle potenti lobbies, cattoliche e non.

Le modifiche al regolamento che si propongono per martedì prossimo sono inaccettabili e degne di un sistema totalitario regolato da interessi solo privatistici. L’art. 8 e l’art. 9 della delibera regionale 1026 del 7/2007 vengono riscritti adeguandoli alle esigenze del profitto. “Si parla della creazione di una rete di riabilitazione tutta sanitaria, sempre gestita dai privati, rete acchiappamalati dalla quale qualsiasi sfortunato difficilmente potrà uscire a vita; si parla di criteri di valutazione per la stipula delle convenzioni sulla base del volume delle attività realizzate, cioè sulla base del fatturato, come se stessimo parlando di produzione di utensili o macchinari mentre dovremmo riferirci a donne e uomini che soffrono; a dispetto di qualsiasi regola e normativa nazionale e regionale i requisiti strutturali necessari per le convenzioni li si fanno diventare da indispensabili a elementi di merito (per darsi il tempo e magari i successivi finanziamenti pubblici per l’adeguamento); il vuoto per pieno lo si fa passare prevedendo di riconvertire in caso di esubero dei servizi rispetto alle prestazioni da assistenza riabilitativa residenziale ad una eventuale, ipotetica e per nulla definita nelle modalità e negli standard riabilitazione non residenziale”, spiegano i responsabili di Altre Ragioni.

Si cerca di costruire leggi a misura dell’aggravamento a vantaggio delle solite imprese.

E tutto ciò andando a modificare degli articoli di regolamento di legge. Insomma, si cerca in sostanza di costruire le leggi a misura dell’aggravamento della sofferenza e della cronicizzazione degli utenti e a vantaggio dei bilanci delle imprese.

Tutto ciò sbandierando ai dibattiti affermazioni sullo stile “le istituzioni non devono offrire stampelle… ma valorizzare le differenze, le identità, l’autodeterminazione… nell’ottica del rispetto e della libertà delle individualità…” (governatore Nichi Vendola) o, ancora peggio ai convegni “Allora è obbligatorio chiedersi: cosa facciamo per rafforzare o costruire legami sociali per gli utenti? O preferiamo vederli continuamente frequentare i nostri servizi, nell’incapacità di rinunciare al nostro potere su di loro?” (presidente Psichiatria Democratica nazionale, ora responsabile psichiatria in Puglia dott. Rocco Canosa).

Ma dalle associazioni fuori dal coro il messaggio al governatore pugliese, evidentemente pressato dalle pesanti “lobbie” locali è ancora più forte: “Non abbiamo parole per il “double bind” di questi gestori della politica e della salute mentale in Puglia. Non abbiamo parole e per l’ennesima volta chiediamo che venga rinviata l’approvazione del nuovo regolamento in attesa di un confronto, ricordando che stiamo parlando di sofferenza umana e milioni di euro dispersi, ancora una volta, nell’ennesimo vuoto (per pieno).

Come ex utenti ed utenti, loro malgrado, crediamo sempre di più alle nostre ragioni definite da voi insane. E non abbiamo appellativi per le vostre”.

Firmato, Associazione “Altre Ragioni”, da Bari.

Francesco De Martino

Lun, 18/02/2008 – 15:08
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