Bologna - Cronache dal CIE [aggiornato]

riceviamo e diffondiamo:

dal CIE di Bologna

Dai contatti degli ultimi mesi con alcune persone rinchiuse nel CIE di Bologna (via Mattei) emerge una situazione insopportabile.
Il CIE di Bologna, come quello di Modena, è passato tra agosto ed ottobre dalla gestione della cooperativa ‘La Misericordia’ (Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia) di Daniele Giovanardi (famiglia onorevole e intenzione di guadagnare soldi sulla pelle dei rinchiusi mascherata da misericordiosa vocazione cristiana) all’’Oasi’ (zoppicante cooperativa siciliana, che dalla gestione del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Cassibile chiuso dopo diverse interrogazioni parlamentari, oggi gestisce 3 CIE, quelli di Bologna, di Modena e di Trapani – loc. Milo). Come si è aggiudicata il bando l’Oasi, che da mesi non riesce a pagare gli stipendi a chi lavora per lei nei CIE di Trapani e di Modena? Con un bando al ribasso. Dai 70euro a rinchiuso dati alla Misericordia, si è passati a 28euro con l’Oasi.
Oggi sembra che i CIE non funzionino più: da fonte di guadagno questi lager sono diventati un peso economico difficilmente gestibile. Questo potrebbe spiegare perché, dopo anni che esistono e rinchiudono e torturano persone - colpevoli di non avere le carte che permettano loro di passare o vivere entro determinati confini statali – in un complice silenzio, oggi vengono additati da istituzioni e visitati da associazioni; dopo anni di silenzio menefreghista o di tiepido dispiacere, improvvisamente si riscopre che un CIE è un lager e ci si indigna, ci si commuove, si proclama la necessità di chiuderli.
Il CIE di Bologna è stato visitato nelle ultime settimane da Desi Bruno (garante dei diritti dei detenuti dell’Emilia Romagna), Virginio Merola (sindaco di Bologna), dall’associazione Medici per i Diritti Umani (che ha pubblicato delle foto dell’interno del CIE: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/02/28/news/qui_peggio_che_stare_in_galera_cos_si_vive_all_interno_del_cie-30612725/ ).
Da dentro ci raccontano che da quest’autunno le condizioni sono peggiorate, anche prima dell’avvento dell’Oasi nella gestione. Il cibo è diventato ancora più scarso e immangiabile, le lenzuola e i vestiti non si riescono a far lavare per settimane, avere delle sigarette è un’impresa. Uno dei rinchiusi raccontava di una malattia alla pelle che lo tormentava, e che preoccupava molto il suo compagno di cella che temeva di essere infettato, ma non veniva mandato in ospedale né visitato seriamente; pochi giorni dopo, in seguito alla visita di Desi Bruno, sui giornali usciva la notizia di 4 casi di scabbia.
Abbiamo notizia di almeno un colloquio con gli avvocati saltato a causa della “mancanza di personale”, secondo quanto detto loro dal personale interno. Un prigioniero raccontava che il suo avvocato d’ufficio si era fatto rivedere solo due giorni prima della scadenza per presentare il ricorso contro il decreto di espulsione dall’italia.

Un paio di settimane fa uno dei rinchiusi si è cucito le labbra. Per tre giorni è rimasto così. Il quarto giorno è stata mandata a parlargli una psicologa mandata da Desi Bruno, che lo ha fatto uscire dal CIE: aveva sette giorni di tempo per rimanere in Italia, prima di essere di nuovo “irregolare”.

Da questo sabato altre due persone si sono cucite le labbra: un uomo e una donna. Hanno tentato di mandarci le foto, ma non ci sono riusciti. Uno di loro ha la febbre alta.

5 marzo 2013





Aggiornamenti dal CIE di Bologna  (07 marzo 2013)

Sotto attacco da mesi (per la gestione data all’Oasi, per le solite infime condizioni di “vita” interne ultimamente messe in risalto da visite e ispezioni), oggi il CIE di Bologna è vuoto.
Avevano così fretta di trasferire tutti/e coloro che vi erano rinchiusi/e che non hanno voluto perdere tempo nemmeno con le due persone che avevano le labbra cucite e digiunavano da 5 giorni per protesta.
Stavolta di queste due persone è uscita notizia anche sui giornali. Forse a causa del fatto che alle garanti dei detenuti è giunta voce di quello che stava succedendo (della protesta portata avanti da queste due persone e del fatto che le stavano trasferendo comunque).

Da quello che ci dicevano da dentro, tra martedì e mercoledì il reparto degli uomini (in cui erano rimasti in 28 circa) è stato svuotato.
Le partenze sono state suddivise in 2 tranche: la prima era per i CIE di Modena e Milano, la seconda per Roma e Crotone. Sembra che i due con le labbra cucite siano stati mandati uno a Crotone e una a Roma.
Della situazione particolarmente critica di 3 delle donne che erano rinchiuse a Bologna – positive all’Hiv, afferma di starsi occupando Elisabetta Laganà (garante dei detenuti di Bologna): sarebbe riuscita a farle restare a Bologna, ospiti di altre strutture.

Del CIE di Crotone sappiamo che non potrebbe vantarsi di essere migliore di quello di via Mattei. Struttura fatiscente, pessime condizioni. Qualcuno da dentro lo definisce ‘come le immagini di Guantanamo che si vedono alla televisione’, cioè sempre scortati dagli uomini di guardia ad ogni passo. Quando entri ti tolgono tutto ciò che hai di tuo.
Nel dicembre dell’anno scorso una sentenza del tribunale di Crotone ha definito una rivolta avvenuta dentro il CIE come ‘legittima difesa’, a causa delle condizioni disumane che regnavano dentro il centro: i tre imputati sono stati così assolti. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/09/ribellarsi-alla-vita-disumana-nei-cie-e-legittima-difesa/464795/)

Secondo quanto affermato ufficialmente, l’intenzione è quella di svuotare il CIE di Bologna per rimediare alle “inadeguatezze strutturali” (vedere le foto più sopra per misurare la profondità dell’eufemismo): cioè si svuota il CIE, lo si ristruttura in quattro e quattr’otto (sui giornali dicono che i lavori dovrebbero iniziare già da lunedì), e lo si ri-riempie. Potrebbe essere un modo per poi dire, una volta tornato a pieno regime, che come lager è almeno un po’ più bellino, un po’ più funzionale.
Oppure un escamotage per chiuderlo definitivamente? (il che giustificherebbe una campagna mediatica così accesa come quella degli ultimi mesi).

A rafforzare il dubbio dell’eventuale chiusura del CIE di Bologna, arrivano con fulminante puntualità (lo stesso giorno degli ultimi trasferimenti da via Mattei ad altri CIE) la Cgil e FP di Emilia Romagna, Bologna e Modena: presentano un esposto in Procura e convocano una conferenza stampa per denunciare l’inadeguatezza del CIE di Bologna e per presentare la situazione critica al CIE di Modena. Con ‘situazione critica’ di Modena si intende più che altro il fatto che gli operatori del CIE di Modena (al quale sono arrivati alcuni dei trasferiti dal CIE di Bologna) non ricevono pienamente né puntualmente stipendio da mesi, da quando è subentrata l’Oasi. Infatti, mentre per il CIE di Bologna viene invocata la chiusura, per quello di Modena si invoca una nuova gara d’appalto. (http://www.bologna2000.com/2013/03/07/cgil-e-fp-cgil-e-rbologna-e-modena-chiudere-definitivamente-il-cie-di-bologna-revocare-lappalto-di-gestione-del-cie-di-modena/).

Così, che non appaia strano dopotutto che, dopo anni che esistono, i CIE possano essere additati da alcuni solo da oggi come luoghi disumani, e ci si possa lamentare delle condizioni dei/delle rinchiusi/e per gli interessi e le motivazioni più svariate. Voler chiudere un lager può essere sbandierato come minaccia (per avere più fondi), come intenzione economicamente vantaggiosa (quando proprio non ci si riesce più a guadagnare); volerlo migliorare per i/le rinchiusi/e va qui inteso pressappoco come: cacciate l’Oasi e trovateci qualche appaltatore che – va bene farvi risparmiare – ma ci paghi puntualmente.

Alleghiamo una foto (l’unica che è riuscito a mandarci, per quanto un po’ rovinata) del ragazzo che si era cucito parzialmente le labbra ed era in sciopero della fame per tentare di ottenere la libertà.

Sperando che tutt* i/le rinchius* in via Mattei trovino presto la libertà…
Mai più: né a Bologna né altrove. Mai più CIE, mai più lager!


Mer, 06/03/2013 – 12:25
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