Grecia - Comunicato di "Circolo di Fuoco" e "Black Flag" sui fatti del 5 maggio

Un recente comunicato dal collettivo anarchico “Circolo di Fuoco” e il bollettino anarchico  BLACK FLAG, sugli eventi del 5 maggio Atene.

L’ANARCHIA è LOTTA PER LA VITA, PER LA LIBERTà  E PER LA DIGNITA'.
Lo sciopero generale del 5 maggio contro le durissime misure finanziarie anti-sociali imposte negli ultimi tempi,  si è trasformato nel momento per l’espressione  di una combattiva diatriba sociale e di classe con l’intero sistema politico ed economico in bancarotta. Quel giorno,  abbiamo assistito alla dimostrazione della rabbia e del risentimento popolari accumulati, sempre più sul punto di esplodere, che ha squarciato non solo questo paese ma anche l’intera Europa,  attraversando quei confini che i padroni hanno disegnato.
Specialmente ad Atene, la manifestazione di circa duecentomila persone, attraversando apertamente le vie della lotta, e attraverso la rottura che il subdolo regime di onnipotenza ha creato dalla rivolta di Dicembre ’08, si è diretta al parlamento e si è scontrata ripetutamente con le forze di repressione, vessando l’edificio a ondate frequenti.
Come anarchici, lavoratori, disoccupati e giovani, continuando la nostra mobilitazione e la nostra lotta di lunga durata, abbiamo scelto di partecipare alla manifestazione del 5 di Maggio dal nostro blocco politico, contribuendo dalla nostra parte alla più vasta lotta sociale e di classe.
Nessuno può sapere quante  centinaia di migliaia di persone si sarebbero potute raggiungere  quel giorno, nelle strade di Atene, se non si fosse verificata la tragedia; un evento terribile, catastrofico e deleterio per la lotta, e un regalo inaspettato per lo stato, le sue forze repressive e il suo meccanismo di propaganda, che l’hanno usato per calunniare la lotta e intensificare i loro attacchi repressivi nelle strade, ri-stabilendo la loro forza e il consenso intorno a loro.
La morte di tre impiegati di banca causata dall’incendio della Marfin Bank in Stadiou street. Un avvenimento atroce che è stato la fine di una serie di incendi appiccati da ignoti, che si muovevano separatamente e avversamente alle modalità della manifestazione, usandola per colpire target proprio vicini ai blocchi, e non mostrando alcun interesse per qualunque vita umana potesse essere in pericolo perle loro azioni.
Lo stato è senza dubbio il primo responsabile di questo evento, come di una serie di crimini quotidiani. Con l’attacco che lo stato sta lanciando contro la società,  sta creando sempre più le condizioni per una guerra cannibale di tutti contro tutti; condizioni nelle quali possa succedere qualunque cosa, anche l’inconcepibile.
Certamente, pure, il tragico risultato dell’incendio alla Marfin Bank, dove  le tre vittime e altre persone erano intrappolate, ha molto a che fare con il fatto che il direttore della banca abbia obbligato i suoi dipendenti a lavorare nel giorno dello sciopero generale, in un edificio le cui porte erano chiuse e senza alcuna precauzione necessaria, come misure di sicurezza antincendio e uscite di sicurezza. D’alta parte, assodato che Vgenopoulos (il direttore) è un capitalista, membro di una classe che, per definizione, è costituita da sfruttatori spietati e assassini, la sua indiscussa colpevolezza non può essere una scusa per coloro le quali azioni hanno portato alla morte dei tre lavoratori.
E neppure l’affermazione che queste persone stavano lavorando nel giorno dello sciopero può essere una scusa perla loro perdita, dal momento che questa non era una questione da risolvere da qualcuno per sua iniziativa personale, ma una questione dei dipendenti stessi o dei loro colleghi e di qualche probabile comitato di sciopero; e, in ogni caso,  la risposta a una situazione di  crumiraggio intenzionale o non non avrebbe dovuto essere ciò che è accaduto il 5 Maggio.
Certamente, le masse di dimostranti, anarchici e antiautoritari tra loro, che è diventato un fiume umano nelle strade di Atene quel giorno, e ha affrontato la repressione dello stato con tattiche di disobbedienza e contro-violenza sociale, non può essere considerata responsabile del triplo omicidio. Questo omicidio arriva come ultimo risultato di una violenza irrazionale, senza senso e non necessaria,  perpetuata da un concetto autistico, apolitico e antisociale che è diventato il parassita del movimento anarchico e antiautoritario,  che succhiandogli il sangue e demistificandolo, lo porta alla criminalizzazione e all’isolamento sociale. È una concezione che è elitaria, ostile e antagonista rispetto tanto alla società resistente, quanto agli anarchici. Una concezione la cui vacuità è coperta da stracci ideologici di un miscuglio individual-caotico-nichilista che ha interiorizzato, dopotutto,  “valori” e mentalità che appartengono al mondo del Dominio.
Questo evento sconvolgente ha raggelato le folle dei dimostranti e ha svuotato le strade dalla lotta al momento più cruciale della resistenza sociale. Il regime ferito ha guadagnato tempo per guarire e ri-organizzare le sue forze, quanto più possibile. Allo stesso stempo i lacchè del regime, i media, hanno letteralmente fatto i becchini, sfruttando le morti per promuovere la campagna ideologica e repressiva dello stato contro la gente in lotta, specialmente contro gli anarchici che tentano di caricare con situazioni completamente estranee a loro.
Gli anarchici non hanno assolutamente a che fare con ciò che è accaduto alla Marfin Bank, e non potrebbero mai aver fatto un’azione del genere, ignorando le vite umane. È altresì vero che compagni anarchici e altri dimostranti, sebbene minacciati e colpiti fisicamente, hanno cercato di fare il possibile per impedire attacchi sconsiderati e spegnere le fiamme dovunque ci fossero vite in pericolo.
Non importa quanto qualcuno possa desiderarlo, noi non ci addosseremo alcuna responsabilità collettiva per situazioni del tutto estranee a noi, che minino e corrodano la nostra lotta e ci annullino come anarchici; né staremo zitti, nascondendo la nostra opposizione totale  a situazioni come questa. La nostra responsabilità politica sta nel fatto che, a dispetto del nostro chiaro conflitto con queste situazioni, non siamo stati in grado di  rompere con loro e isolarli politicamente in modo efficace come si sarebbe dovuto; e, nei fatti, dobbiamo creare i termini per farlo d’ora in poi. Per questo motivo, ciascuno di noi è chiamato ad assumere una posizione chiara, dal momento che la tragedia della Marfin ha segnato un momento cruciale e un punto di svolta per la nostra lotta.
Inoltre, è nostra responsabilità agire in solidarietà e collettivamente per respingere  l’attacco calunnioso dello stato e dei suoi lacchè, e continuare a combattere in termini politici, in termini di movimento, con la comunità, insieme alle sue parti resistenti.
Come anarchici abbiamo una duratura e multiforme attività solidale nelle lotte sociali, sempre dalla parte dei lavoratori, dei giovani, dei migranti e dei rifugiati, degli altri oppressi  e della gente che resiste; e in nessun modo smetteremo di agire così.
Non tollereremo la denigrazione della nostra lotta, che è una lotta per la vita, per la libertà e per la dignità contro la morte, la schiavitù e l’umiliazione, sia dell’individuo che della società; una lotta contro la disuguaglianza, la gerarchia e l’ingiustizia, contro ogni forma di sfruttamento e di oppressione.
Noi non dimentichiamo i tre lavoratori morti
TUTTI PER LE STRADE!
Nessuna pace per i padroni – la schiavitù salariale è terrorismo
La lotta continua… per la rivoluzione sociale, l’anarchia e il comunismo
Esprimiamo la nostra solidarietà alle persone picchiate e arrestate dalla polizia il 5 maggio e stiamo dalla parte dello squat di Zaimi 11 a Exarchia, sgomberato dopo un raid poliziesco durante il quale sono stati arrestati 11 compagni.

Collettivo anarchico Circoli di Fuoco
Bollettino anarchico BLACK FLAG
10 maggio 2010

Ven, 04/06/2010 – 13:58
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