Marsiglia - Aggiornamenti da dentro e fuori il Cie del Canet [7 - 13 agosto 2012]

da non-fides

Martedì 7 agosto.
Ore 18: presidio davanti al CIE.
La stessa notte, perquisizione generale; per tutta la notte gli sbirri hanno impedito ai detenuti di dormire. Da giorni è vietato portare del cibo per i detenuti, durante i colloqui.

Mercoledì 8 agosto.
Un detenuto, che ha fatto un mese di galera a Marsiglia, a causa di due rifiuti di imbarcarsi, torna al centro.
Alla sera, un gruppo di persone si presenta sotto il centro e tira dei fuochi d’artificio, in solidarietà con i detenuti.

Venerdì 10 agosto.
Nel centro sono vietati gli accendini. Per accendere le sigarette, i detenuti devono suonare al citofono affinché gli sbirri vengano ad accenderle. Gli sbirri si accorgono che un detenuto nasconde un accendino; glielo confiscano e lo pestano. Il detenuto non si arrende: suona al citofono per mezz’ora senza interruzione, finchè uno sbirro arriva, lo butta a terra, lo schiaccia e gli dice che non gli darà da accendere.   

Sabato 11 agosto.
Un tunisino che si era già rifiutato di imbarcarsi viene espulso. Per farlo, gli sbirri lo imbavagliano e lo legano con del nastro adesivo. La detenuta che era fra la vita e la morte ha appena subito il trapianto del fegato, è sempre all’ospedale.

Lunedì 13 agosto.
Un detenuto che 10 giorni prima ha inghiottito una pila non ha ancora avuto cure mediche. È malato e costretto a letto.
Anche un altro detenuto è malato: deve prendere un trattamento due volte al giorno, ma mattina e sera deve fare casino perché gli diano le sue medicine. Come forma di protesta, beve dei prodotti per le pulizie (candeggina e detergente). Gli sbirri lo pestano, gli danno dei prodotti per farlo vomitare e lo chiudono in isolamento per 8 ore.




Marsiglia: presidio al tribunale e aggiornamento degli eventi al CIE del Canet.



La sera di mercoledì 8 agosto vengono lanciati dei petardi davanti al CIE (prigione per stranieri senza documenti) del Canet, a Marsiglia. Due persone vengono arrestate. Dopo 40 ore di fermo di polizia, passano davanti al procuratore e al giudice delle libertà. Ne escono con l’obbligo di firma una volta alla settimana e il divieto di avvicinarsi ai CIE. Sono accusati di “aver messo in pericolo altre persone (rischio immediato di morte o di ferimento grave) attraverso la violazione manifestatamene deliberata di una regolamentazione di sicurezza o di prudenza”. Ciò mentre gli stranieri clandestini sono quotidianamente messi in pericolo dalle politiche migratorie: migliaia di morti durante l’attraversamento delle frontiere, repressione poliziesca, retate, pestaggi, sfruttamento, reclusione, etc.

Questo processo ha luogo in un momento di estrema tensione al CIE: pestaggi sistematici, camicie di forza chimiche, rifiuti di imbarcarsi, atti di resistenza individuali o collettivi, presidi, etc. Una detenuta ha sfiorato la morte, lasciata in isolamento, ha dovuto subire un trapianto di fegato in seguito ad un’intossicazione. Aveva già rifiutato due volte di imbarcarsi. Al suo arrivo all’ospedale, il suo corpo era ricoperto di lividi ed i polsi portavano i segni delle manette.

I “colloqui selvaggi” (parlare, gridare, fare rumore, petardi, fuochi d’artificio…) sono una pratica corrente di solidarietà con i detenuti. Se oggi le accuse [nei confronti de* due compagn*, NdT] sono così pesanti, è dovuto alla volontà di fermare la mobilitazione e mettere la pressione su tutti quelli che agiscono contro questo centro.

Sosteniamo i due accusati.
Continuiamo questa lotta.


Presidio al tribunale, venerdì 7 settembre alle 8, 30.


Lun, 20/08/2012 – 00:14
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