[Mi] Appuntamento antifascista alla Darsena

13/10/2007 - 14:00
13/10/2007 - 19:00

Sono passati più di quattro anni dall'omicidio di Davide Cesare, Dax, e questa città è molto cambiata da quel giorno.
Se Davide potesse passeggiare ancora per le strade di Milano vedrebbe una città sempre più grigia e sempre più spenta, che cerca di nascondere dietro qualche improbabile intervento urbanistico in stile grandi opere berlusconiane la sua faccia sempre più sporca, e dietro fantomatiche guerre ai writers e alla microcriminalità la sua incapacità di risolvere quelli che sono i suoi reali problemi.
Un modello di città elitaria, destinata a chi ha i soldi per permettersela, passa come un bulldozer su tutte quelle forme spontanee di aggregazione sociale che hanno sempre rappresentato l'altra faccia di una Milano fredda e inospitale. Nella capitale degli intrallazzi, delle speculazioni edilizie, degli intrecci tra poteri politici ed economici, il vero nemico sono i migranti, i rom, gli occupanti di appartamenti, i facinorosi dei centri sociali e dulcis in fundo i writers, o, come li chiama la giunta, i graffitari.
E allora dietro ad investimenti milionari (dagli scarsi risultati tangibili, in termini di qualità della vita dei milanesi, tranne l'ingrassamento dei conti correnti di chi si aggiudica gli appalti) e deliri sulla necessità di sicurezza e decoro, c'è una giunta schiacciasassi che cerca di trasformare ulteriormente il capoluogo lombardo a sua immagine e somiglianza: una città egoista, intollerante, da ridisegnare secondo i loro criteri regolati dal profitto e un'insaziabile desiderio di legalità e ordine. Legalità e ordine che vanno bene quando riguardano le fasce più deboli e marginali, in una classica operazione di facciata che sembra tanto simile a nascondere lo sporco sotto il tappeto...
E allora largo agli sgomberi degli spazi sociali, largo a campagne di odio contro i rom e agli sgomberi dei loro accampamenti (quando qualche consigliere non ritiene sia più opportuno andarli a bruciare), largo alla militarizzazione del territorio, ai parchi recintati, alle videocamere ovunque e largo alla tolleranza zero verso i graffiti, alle taglie, alle multe spropositate e alla detenzione per chi imbratta.
Tutto questo mentre interi quartieri della periferia sono letteralmente abbandonati al degrado, essendo la giunta più impegnata a costruire cittadelle della moda o parcheggi o a spendere milioni di euro in campagne volte al ripulimento di qualche palazzo in centro.
Questa la città che vedrebbe Davide oggi: uno scenario alquanto desolante.

Parallelamente in città si sono anche altre le cose che cambiano:
attraverso manovre politiche mirate, frutto del protagonismo della destra postfascista e del suo paladino De Corato, si cerca di trasformare la memoria storica cittadina in termini revisionistici: la vergognosa equiparazione tra partigiani e repubblichini (esemplare in questo senso l'operato del sindaco Albertini) con la proposta di costruire un sacrario comune per tutti in nome della riconciliazione (un modo come un altro per mettere in soffitta l'antifascismo), le pressioni per intitiolare a militanti neofascisti morti parchi e strade in nome di un fantomatico superamento della 'stagione dell'odio' (valido sempre e solo per rivalutare e sdoganare la destra fascista negli anni 70 e non certo per costruire un momento di riflessione), e più recentemente la decisione di cancellare il murales dedicato a Dax sulla Darsena, oltre alla volontà di fare lo stesso con quello dedicato a Carlo Giuliani nei pressi del Cimitero Monumentale.
A Milano non c'è spazio per una memoria antifascista e ascrivibile ai movimenti, specie se si tratta di una memoria viva, capace di comunicare, come quella rappresentata dai murales in questione. La giunta copre una precisa operazione politica della destra cittadina nascondendosi dietro alla scusa dell'illegalità dei graffiti. Si tratta di un'operazione di insulto alla nostra memoria, che va di pari passo alla deligittimazione dei nostri percorsi politici, resa pratica dai numerosi e continui sgomberi di spazi autogestiti. Tutto questo mentre AN e giunta avvallano i progetti della destra nazifascista cittadina, rappresentata da quel personaggio grottesco che è il signor Jonghi Lavarini e dall'associazione Cuore Nero...

Abbiamo deciso di rispondere a tali politiche vergognose con le nostre pratiche e le nostre parole d'ordine. Torneremo sulla Darsena e riporteremo il viso di Dax dove stava e dove deve continuare a volgere il suo sguardo sulla città: il quartiere dove Dax è stato vigliaccamente ucciso dalle coltellate di alcuni fascisti (e non in una volgare rissa da bar come cercano di dipingere esponenti dell destra citttadina), il quartiere dove spendeva le sue energie per lottare contro le ingiustizie di questa città, spendendosi contro razzismo e intolleranza, nell'aiutare famiglie e persone a trovare una risposta al bisogno di una casa.
Dax è ancora vivo nelle strade di questo quartiere e noi questo lo ribadiremo ad alta voce, con colori e musica, sabato pomeriggio dalle 14.00 sulla Darsena. E lo faremo ricordando anche Renato Biagetti, ucciso da un gruppo di fascisti nei pressi di Ostia e portando un nostro ricordo alla figura di Giovanni Pesce, il comandante partigiano Visone, per tracciare ed evidenziare un filorosso che attraversa l'Antifascismo di questa città: dai GAP e dalla Resistenza, agli omicidi di Claudio Varalli, di Fausto e Iaio fino a Dax, che è parte integrante di questo percorso.
Questa è la NOSTRA memoria, e questa memoria NON SI TOCCA e NON SI CANCELLA!

Sarà nell'assalto di colori con cui copriremo la Darsena la nostra rivendicazione di spazi di libertà in una città che diventa ogni giorno più soffocante.
Sarà nella musica esplosa dalle nostre casse il rifiuto al continuo inasprimento del controllo sociale e alle politiche di una giunta che sgombera e distrugge le diverse forme di autorganizzazione sociale per proteggersi dalle espressioni spontanee e reali di conflitto.

Mer, 10/10/2007 – 17:19
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