Migranti: 24 ore sulle gabbie dei tonni, nessuno li soccorre

fonte indymedia.ch

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - Sono giunti a Lampedusa i 27 clandestini soccorsi ieri sera dalla nave Orione della Marina Militare, a circa 60 miglia dalle coste libiche, dopo essere rimasti aggrappati per oltre 24 ore alle gabbie per l'allevamento dei tonni trainate da un rimorchiatore maltese. L'unita' militare italiana era intervenuta a conclusione di una giornata contrassegnata da convulse trattative diplomatiche tra Malta e la Libia, che si erano rifiutate di prestare soccorso agli immigrati. Gli extracomunitari, tutti maschi, sarebbero in buone condizioni di salute.

Secondo le prime informazioni non erano a bordo del ''barcone fantasma'', avvistato lunedi' scorso a 88 miglia a sud di Malta e di cui si sono perse le tracce. Intanto, rischia di aprirsi un nuovo caso diplomatico per gli altri 26 naufraghi soccorsi ieri, sempre al largo delle coste libiche, da un rimorchiatore spagnolo. Le autorita' maltesi hanno gia' comunicato via radio al comandante che non intendono accogliere gli extracomunitari. Una vicenda che ricorda per certi aspetti quella del peschereccio spagnolo Francisco Catalina, bloccato nel luglio scorso per una settimana davanti alle coste maltesi dopo avere soccorso 51 clandestini.


AGGRAPPATI ALLE GABBIE
(di Francesco Nuccio)

PALERMO - Sono rimasti per oltre 24 ore aggrappati alle gabbie di allevamento dei tonni, in attesa che qualcuno si decidesse a salvarli. Ma il cinismo, le motivazioni economiche e la ragion di Stato sono stati piu' forti della pieta': cosi' la vita di 27 clandestini che avevano fatto naufragio nel basso Mediterraneo e' rimasta appesa, per una notte e un giorno, al cavo d'acciaio di un rimorchiatore che li trainava.

Solo ieri sera sono stati soccorsi dalla nave Orione della Marina Militare italiana, dopo un incredibile rimpallo di responsabilita' tra Malta e la Libia. Nello stesso momento, sempre di fronte alle coste libiche, altri 26 immigrati venivano tratti in salvo da un rimorchiatore spagnolo.

I naufraghi sono riusciti ad 'agganciarsi' alle gabbie venerdi' pomeriggio. Ma l'equipaggio del rimorchiatore maltese Budafel si e' rifiutato di farli salire a bordo. L'armatore non voleva rischiare di perdere il suo carico prezioso, diretto in Spagna. Ed ha avvertito le autorita' del suo paese, dove in questi giorni si sono moltiplicati gli sbarchi. Un'emergenza che ha costretto il governo de La Valletta a sollecitare l'aiuto degli altri Paesi dell'Unione Europea.
Da Malta e' partita una richiesta di intervento diretta alla Libia, visto che la zona dove e' avvenuto il naufragio, a circa 60 miglia dalle coste nordafricane, ricade sotto la competenza delle autorita' libiche per quanto riguarda le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Ma le febbrili trattative diplomatiche sull'asse La Valletta-Tripoli, andate avanti per tutta la giornata, non hanno prodotto alcun risultato. Cosi', dopo che le autorita' maltesi in mattinata avevano definito 'priva di fondamento' la notizia rilanciata dall'Ansa, nel pomeriggio hanno finalmente trasmesso alla Centrale operativa delle Capitanerie di Porto le coordinate del punto in cui si trovava il rimorchiatore. In quella zona, infatti, stavano gia' operando - grazie a un permesso delle autorita' libiche - la nave Orione della Marina Militare italiana e un aereo Atlantic, impegnati nelle ricerche del barcone con 53 clandestini 'scomparso' il 21 maggio scorso. E' bastata un rapida ricognizione dell'aereo per avvistare, le 'gabbie' con gli immigrati abbarbicati alle passerelle che servono per gettare il mangime ai tonni. 'Non potevamo farli salire a bordo del rimorchiatore, non c'era spazio sufficiente' si giustifica telefonicamente l'armatore Charles Azzopardi. Ma forse in questa decisione ha giocato anche il ricordo del Francisco Catalina, il peschereccio spagnolo rimasto bloccato per una settimana di fronte alle coste maltesi dopo avere soccorso 51 clandestini perche' il governo de La Valletta si rifiutava di accoglierli.

Ed anche questa volta Malta ha opposto il diritto internazionale alle ragioni della solidarieta'. Secco il commento di Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati: 'Questa vicenda evidenzia come per salvare vite umane in mare sia necessario uno sforzo congiunto e un'assunzione di responsabilita' da parte di tutti gli Stati del Mediterraneo'. E Fatima, una somala che nel 2003 riusci' miracolosamente a scampare alla morte dopo una tragica traversata nel Canale di Sicilia (partirono in cento, arrivarono a Lampedusa in 15), aggiunge: '''Io e gli altri miei compagni su quel barcone maledetto siamo rimasti alla deriva per 17 giorni e 17 notti: se non ci avessero soccorso saremmo morti tutti'.

Lun, 28/05/2007 – 10:35
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