Prigionieri/e | Spagna - Terza udienza del processo contro Monica e Francisco

Traduzione da indymedia barcelona

Oggi, giovedì 10 marzo, c’è stata la terza e ultima udienza del processo ax nostrx compagnx Mónica e Francisco. Ci sono state principalmente le discussioni finali sia dex avvocatx difensorx sia dell’accusa, specifica e del Pubblico Ministero.

L’udienza è iniziata con i testimoni delle perizie, convocati a processo dalla difesa, i quali hanno presentato relazioni sullo studio comparativo del DNA tra una serie di oggetti che sono stati rinvenuti dopo l’esplosione, e il DNA di Francisco e Mónica estratti da oggetti prelevati dalle loro celle. Hanno confermato quello già esposto nelle relazioni: non c’è nessun tipo di coincidenza.

Successivamente la giudice ha chiesto se le parti confermavano le proprie conclusioni iniziali, domanda di fronte alla quale l’avvocato dell’accusa specifica, la donna che si trovava nel Pilar al momento dell’esplosione, ha manifestato di voler sostenere sì l’accusa di “danneggiamento” e “lesioni”, ma di voler ritirare le accuse di appartenenza e cospirazione, abbassando considerevolmente la richiesta a 12 anni e un giorno per ognunx e sollecitando un indennizzo di 102.000 euro.

Le discussioni conclusive sono iniziate con il Pubblico Ministero che ha mantenuto i 4 reati imputati come nel testo d’accusa: appartenenza, strage, lesioni e cospirazione. Ha mantenuto anche la richiesta di 44 anni di prigione a testa. Nella sua argomentazione ha insistito sul fatto che dopo l’udienza orale e i rapporti degli investigatori, rimane comprovata la partecipazione dex compagnx a un’organizzazione di natura terrorista. Di fronte al discredito dei periti che la difesa aveva avanzato nelle udienze precedenti alludendo alla mancanza di formazione documentata di costoro in relazione a quanto esposto nelle relazioni, il Pubblico Ministero  ha voluto convalidare le sue cariche professionali sulla base delle sue conoscenze tecniche e pratiche. Su questa stessa linea, il Pubblico Ministero ha proseguito nella sua esposizione dando per scontata la partecipazione di  Francisco e Mónica nell’azione del Pilar e la loro intenzione di attentare al santuario di Montserrat. In merito all’accusa di lesioni, ha fatto riferimento ai rapporti  medici che prendono in considerazione le lesioni acustiche  e le sequele psicologiche della donna colpita.

Ha proseguito con le esposizioni l’accusa specifica, spiegando il perché del cambiamento delle sue conclusioni dopo l’udienza orale, segnalando che, sebbene coincidesse con il Pubblico Ministero in merito all’appartenenza dex compagnx alla FAI-FRI e GAC, non ci sono argomentazioni sufficienti per considerare questa un’organizzazione terrorista. Un argomentazione simile l’ha utilizzata per giustificare il ritiro dell’accusa di stragi: considera che effettivamente la loro visita a Montserrat aveva l’intenzione di attentare contro lo stesso, ma non esistono le prove sufficienti per provarlo. In merito alle accuse sostenute, è importante segnalare che ha cambiato il ruolo di “stragi” in “danneggiamento” con finalità terrorista.

Le esposizioni finali sono toccate alla difesa e sono state contundenti e categoriche in relazione alla discussione della tesi accusatoria. E’ stata un’esposizione estesa per cui tratteremo qui gli aspetti centrali dell’argomentazione:

- Mancanza di imparzialità dell’aula del tribunale per aver partecipato alle indagini che spettavano al giudice istruttore. In questo punto si è discusso anche che fosse un segno di imparzialità il fatto che quest’ aula sarebbe stata la stessa a decretare l’allungamento della prigione preventiva sostenendo che esistevano “prove” sufficienti per adottare questa misura. Si è discusso anche del fatto che siano stati inclusi nel processo rapporti polizieschi come prove di perizie. 

- Mancanza di verità per aver segnalato nelle indagini che Francisco e Mónica erano stati condannati in Cile per il caso Bombas e poi rimessi in libertà per un “errore processuale” visto che sono stati assolti per mancanza di prove.

- Il fatto che l’ordinanza di procedimento giudiziario e il testo dell’accusa fossero un “taglia e incolla” dei rapporti degli investigatori mette in evidenza la mancanza di imparzialità nelle indagini da parte del Pubblico Ministero e nell’istruttoria del caso.

- Con una solida documentazione tecnica, si mette in discussione la rigorosità del sistema utilizzato per ottenere i risultati delle analisi antropometriche, segnalando, per esempio, che non è mai chiaro quali siano le specificità tecniche del programma che è stato applicato; il perché si sia utilizzato questo sistema e non un altro e il fatto che i risultati siano lontani dall’essere affidabili visto che non hanno i minimi requisiti tecnici necessari (distanza della telecamera, angolo, luce, pixel, qualità dell’immagine).

- Si è discusso sull’utilizzo delle fonti “aperte”, cioè, ottenute da internet senza un confronto con fonti originali.

- Viene ribadito che nessun testimone oculare dà una descrizione che coincida con i tratti dex due.

- Il concetto e la pratica di “solidarietà e appoggio mutuo” sono inerenti a tuttx lx anarchicx.

- Nell’aver bisogno di almeno 3 persone per costituire un’organizzazione terrorista, l’indagine poliziesca ha avuto bisogno di vincolare x due con altre persone e gruppi ed è qui che appaiono i GAC nel processo.

- Non esistono indizi sufficienti per metterlx in collegamento con i GAC e in nessun caso si può considerare questa come un’organizzazione terrorista, segnalando che non c’è nessuna azione che si sia rivendicata con questa sigla. Inoltre è stata fatta una revisione dei comunicati dei GAC e del libro “Contro la democrazia”, dimostrando che non c’è nessun aspetto tra i suoi contenuti che possa indicare che si tratti di una organizzazione con finalità terrorista.

- La difesa argomenta che FAI-FRI non corrisponde a nessuna struttura né organizzazione e che è una “firma” con la quale si chiama all’azione dex anarchicx a livello internazionale. Si reitera anche il fatto che dall’anno 2010 non è più identificata come organizzazione terrorista dalla Comunità Europea.
- In merito al rapporto di pericolosità dell’artefatto esplosivo, partendo dalla convinzione che non sono statx loro x responsabilx del fatto, viene segnalato che chi ha commesso l’azione del Pilar non aveva intenzione di provocare danni alle persone viste le caratteristiche dell’artefatto, l’ora in cui esplose e l’avviso telefonico effettuato.

Il processo si è concluso con Francisco e Mónica e il loro diritto a un’ultima parola con cui hanno approfittato per riaffermare le loro idee come anarchicx. Successivamente a ciò la giudice ha ordinato lo sgombero dell’aula tra le grida di appoggio dex compagnx presentx al processo.
Concludiamo questo riassunto citando le parole dex compagnx con le quali hanno concluso le loro dichiarazioni e che riflettono la forza e la coerenza delle loro convinzioni:

MORTE ALLO STATO E VIVA L’ANARCHIA!!!

Sab, 12/03/2016 – 16:53
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