Renate (Mb) - Liberati uccelli "esca"

da Bite Back Magazine

"Esiste un tipo di caccia dove le vittime non sono solo gli individui colpiti dai pallini del fucile, ma anche quelli catturati dai guardia caccia e poi dati ai cacciatori per essere rinchiusi a vita in gabbia,ridotti a schiavi dai loro aguzzini.

La caccia da postazione fissa, prevede un capanno dove il cacciatore, da vero codardo qual é, rimane nascosto ad aspettare le sue prede, mentre tutto in torno, in un raggio di pochi metri, vengono sistemati tra i rami ed arbusti, gli uccellini rinchiusi in gabbiette o gabbie costruite dagli stessi cacciatori.
Questi poveri uccelli non fanno altro che pensare alla fuga, infatti nel periodo in cui non si caccia, vengono tenuti in luoghi bui e spesso trovano la morte tra atroci sofferenze, per questo ogni anno di nuovi ne devono essere catturati, il loro canto disperato, vera richiesta di aiuto, attira altri uccelli liberi a portata di tiro dello schioppo del codardo cacciatore che li abbatte per godere della loro morte ed agonia.
Non c'è che dire, proprio un nobile sport.... una continua riconferma del predominio di specie, del perpetrarsi della violenza verso i più deboli ed indefesi.
La notte tra l'uno e il due Novembre, abbiamo voluto dare la libertà a 18 individui, rinchiusi nelle gabbie di due capanni situati a poche centinaia di metri l'uno dall'altro sul territorio del Comune di Renate, in Brianza, Provincia Monza Brianza..
Nel primo le gabbie erano costruite dal cacciatore e gli uccellini si trovavano sul tetto del capanno e altri molto in alto sugli alberi, così che abbiamo dovuto portarci una scala e un attrezzo con 3 uncini, di quelli che vengono usati per smuovere la terra nel giardino, in modo da poter agganciare la rete del pavimento della gabbia e romperla strappandola verso il basso, dando così una via di fuga ai prigionieri.
Le gabbie erano 5, ma siamo riusciti ad aprire solo 3 di queste, una parzialmente (speriamo siano poi riusciti a scappare dal buco che siamo riusciti a creare) e una troppo alta per essere raggiunta, l'abbiamo dovuta lasciare intatta con i disperati al suo interno, un immenso dolore doverli abbandonare lì, sperando che per loro arrivi un'altra occasione o una fine veloce e indolore.
Il secondo capanno rinchiudeva del proprio interno gli schiavi del richiamo e una volta tranciato il lucchetto, ci siamo introdotti e messi gli uccelli in gabbiette per il trasporto, li abbiamo portati in un parco naturale dove la caccia è vietata e dato loro la libertà.
Vedere nella notte il loro volo liberatorio, sentire la musica delle loro ali liberi di volare nel bosco è una gioia immensa, così come è sempre una gran soddisfazione distruggere le gabbie che poco prima erano la loro prigione.
ALF"

Mer, 22/01/2014 – 12:44
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