Milano - Report incontro del 28.1.2008: "autodifesa della vita: l'ultima parola è la nostra"

Report dell’assemblea: AUTODIFESA DELLA VITA: L’ULTIMA PAROLA E’ LA NOSTRA!
(Milano, 28.01.2008)

Lunedì 28 si è tenuta a Milano un'assemblea di donne, convocata sullo scritto/proposta del collettivo maistatezitte "Autodifesa della vita: l’ultima parola è la nostra". Assemblea che ha visto la partecipazione di molte donne di diverse età ed esperienze, e da cui è scaturita una discussione molto densa.
Ve ne mandiamo una sintesi stringata, sperando che renda l'idea della ricchezza del dibattito.
Gli spunti iniziali della discussione hanno riguardato la volontà da parte delle donne di praticare autonomia decisionale e fattuale, rifiutando ogni tipo di politica o campagna (securitaria o altro) che venga fatta sulla pelle delle donne e a spese delle donne. In particolare abbiamo sottolineato il nostro riconoscersi nei contenuti e nelle pratiche che hanno caratterizzato il corteo del 24 novembre a Roma e riportato la proposta, uscita dall'assemblea nazionale tenutasi a Roma il 12 gennaio, di realizzare una “due giorni” per tavoli tematici che prosegua il percorso iniziato con il corteo del 24 novembre.
Per punti gli argomenti di cui abbiamo discusso in seguito:
1)”Autodifesa della vita”: abbiamo rimarcato come gli ipocriti che stanno portando avanti a piè sospinto campagne contro l'aborto e contro l'autodeterminazione delle donne sono poi gli stessi -complici o indifferenti- che non hanno nulla da dire o da agire sulle produzioni di morte e sulle nocività che danneggiano le nostre vite ogni giorno
Abbiamo richiamato alla memoria i fatti più recenti di Pianura (monnezza-diossina-aumento di nascite di bambini malformati) che si collegano in una sorta di linea continua temporale con ciò che accadde con il disastro dell'Icmesa di Seveso nel 1976, tematica approfondita dal collettivo e che ha prodotto anche un dossier dal titolo “Topo Seveso. produzioni di morte, nocività e difesa ipocrita della vita” nel 2007.
Sicuramente rispetto ad allora c'è una migliore comunicazione e condivisione dei saperi, fattore che può permettere una reazione collettiva più ampia e efficace.
Andrebbero quindi individuate delle pratiche di “difesa della vita” nostre da elaborare, comunicare e da far diventare reazione autonoma e autodeterminata nei confronti di chi agisce sulla nostra vita e di chi vuole dettare l'agenda "politica" delle donne, come sta accadendo.
2)cosiddetto "attacco alla 194": andrebbe chiamato con il suo nome, cioè attacco alla autodeterminazione e alla libertà delle donne. Il problema non è tanto l'attacco frontale alla legge (che, come si vede,innesca ancora delle forme di resistenza attiva da parte delle donne), ma l'indebolimento sotterraneo, meno evidente e più corrosivo proprio perché si svolge nel chiuso delle strutture sanitarie. Individuando come centrale in questo meccanismo il ruolo dell'obiettore di coscienza, è stata proposta una possibile campagna di boicottaggio e delegittimazione: “l'obiezione agli obiettori”.
Si è sottolineato anche come questo continuo attacco può trasformarsi in una trappola che “inchioda” il movimento delle donne in una posizione di difesa perenne, e impedisce le possibilità di ragionare e crescere anche su altre tematiche. Se si vuole uscire da questa insidia, è necessario riappropriarsi di un’autonomia decisionale delle donne, di un immaginario che partendo dal nostro desiderio apra un altro modo di ragionare e di agire, slegato da scadenze e tematiche “subite” che tanto hanno fatto male alla politica delle donne e che ci hanno portato ad arretrare piuttosto che ad avanzare.
3) in tutti questi anni una serie di "miti" ci sono stati imposti e venduti come unica possibilità per le donne di realizzarsi, miti da cui staccarci e con cui rompere ogni complicità. Non attraverso un discorso ideologico, ma per mezzo di pratiche reali di resistenza che vanno rese pubbliche diventando così politiche e forti. Vorremmo individuare e praticare una reazione positiva e autonoma a tutte quelle problematiche che di solito viviamo individualmente. Particolarmente sentito in questo senso il tema del “lavoro di cura” (dei bambini, dei genitori malati o invalidi), che inevitabilmente finisce per ricacciarci in quelle dinamiche “di famiglia” e di ruoli di cui abbiamo tentato di sbarazzarci (salvo delegare il compito ad un altra donna, solitamente immigrata). Dinamiche che alla fine vengono affrontate sempre come problema strettamente individuale invece che collettivo. Si avverte quindi la necessità di ricostruire una collettività di donne tramite relazioni libere, responsabili e autorganizzate, che scardinino la famiglia naturale e anche quella politica con tutto il loro carico di deleghe, arroganze e quant'altro

Infine l'incontro si è chiuso con una proposta: di pensare a quale tra i temi, che sono stati affrontati nella serata, ci piacerebbe proporre come argomento dei tavoli di confronto per la due giorni di Roma e di riflettere su come ci si possa organizzare comunicativamente affinchè il 23 e 24 febbraio ci sia la possibilità di esprimersi per tutte; cosa che è mancata nell'assemblea del 12 gennaio.

La data del prossimo incontro è stata fissata per l'11 febbraio alle 21,
c/o CDM, corso garibaldi 91 (citofono: Collettivi Donne Milanesi - MM2
Moscova)

Mar, 05/02/2008 – 13:38
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