Seconda udienza del processo contro gli occupanti della Croce Rossa di Torino

MERCOLEDÌ 11 DI LUGLIO 2007. ORE 10.
NELL'AULA N. 79 DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA, IN CORSO VITTORIO EMANUELE 130 A TORINO
PROCESSO CONTRO GLI OCCUPANTI DELLA CROCE ROSSA

Il 15 dicembre scorso tre amanti della libertà si barricano nell'ufficio stampa della Croce Rossa Italiana, a Torino. In un comunicato pubblico dichiarano che non usciranno finché «la dirigenza regionale della Croce Rossa non si impegnerà formalmente e per iscritto a rinunciare alla gestione del lager di Corso Brunelleschi.» Una quindicina di persone, intanto, si ritrova sulla porta dell'edificio dove improvvisa un presidio contro i Centri di Permanenza Temporanea (Cpt) per immigrati senza documenti. Nessun dirigente della Croce Rossa si degna di dare risposta né di intavolare trattative: viene lasciata mano libera alla polizia che, dopo un paio d'ore, riesce a sfondare la porta. Gli occupanti vengono fermati e quindi, su richiesta esplicita del questore, arrestati; i partecipanti al presidio identificati e denunciati a piede libero. Dopo tre giorni il giudice ordina il rilascio dei detenuti, a patto che questi si presentino quotidianamente a firmare i registri della polizia, la quale dovrebbe, in questa maniera, «saggiare la disponibilità dei tre al rispetto delle regole e quindi pure delle norme penali.» Dopo qualche mese, la magistratura revoca l'obbligo di firma in commissariato per questi stagionati idealisti che hanno sì dei buoni argomenti a favore della propria causa ma che calpestano le leggi per affermarla. Perché, chiosano i giudici, quando la Legge e senso del giusto sono in conflitto, è sempre la legge a dover prevalere. Il processo contro gli occupanti della Croce Rossa si è aperto due mesi fa, e presto di aprirà quello contro i partecipanti al presidio contro i Cpt. In queste udienze si parlerà molto poco di come si sono svolti i fatti che vengono addebitati loro. Si parlerà soprattutto di quanto sono infami luoghi come i Centri di permanenza Temporanea per immigrati senza documenti e di quanto sia ignobile chi li gestisce e ci guadagna sopra. Ed ancor di più, si parlerà di Legge e di amore per la libertà, di «rispetto delle regole» e di senso del giusto. Come sempre nelle aule di tribunale, è quasi scontato che alla fine prevarrà la Legge – e l'ingiustizia con lei. Un questore, la polizia, qualche magistrato, la Croce Rossa ed alcuni amanti della libertà: questi i protagonisti della nostra storia. Ciò che hanno fatto in questi mesi è presto detto. Dopo aver ordinato l'arresto dei tre occupanti della Croce Rossa, il questore ha continuato a mostrare i muscoli in onore della Legge: retate su retate per i poveri, sgomberi per gli abusivi di ogni razza, fogli di via, avvisi orali, denunce e intimidazioni varie per chi protesta e alza la voce. I poliziotti hanno vigilato sui ribelli e bastonato i poveracci, come da contratto. Qualcuno ha pensato bene di integrare lo stipendio ripulendo le case e le tasche di alcuni immigrati, ma si è fatto prendere con le mani nel sacco. Altri lo fanno ancora impunemente, in mezzo alla strada. I magistrati, loro, hanno continuato a formulare sentenze, ad agitare codici, regolamenti e chiavistelli. In spregio ad ogni senso del giusto, come al solito, ad ogni sussulto di libertà. In buon accordo con la Legge, la Croce Rossa piemontese ha continuato a lucrare sulla deportazione degli stranieri senza documenti.
Guadagno che raddoppierà a quanto pare dal settembre prossimo, insieme al raddoppio del Cpt.
Ostinatamente convinti che non ci si può dire liberi se non quando tutti sono liberi, i ribelli di allora hanno continuato a calpestare le leggi ogni volta che lo hanno ritenuto opportuno, facendo tutto quel poco che era nelle loro forze per combattere le ingiustizie che hanno visto intorno a sé.

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Mar, 10/07/2007 – 14:07
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