Svizzera - Fuoco al tribunale federale di Bellinzona AGGIORNATO

dalle foto riportate dai giornalisti si leggono le seguenti frasi:

"fuoco ai tribunali, abbattiamo lo stato"                                              

"solidarietà ai compagni della cospirazione dei nuclei di fuoco e complicità nella lotta"


da www.ticinonews.ch

TICINO | 17.01.2011 | 07:09

Incendio anarchico al Tribunale Federale 
E' certa la matrice dolosa dell'incendio. Scritte che rivendicano il fatto sono apparse sui muri del tribunale

La notte scorsa, verso le 2:00 del mattino, un incendio di origine dolosa e di matrice apparentemente anarchica è scoppiato all'entrata dello stabile che ospita il Tribunale penale federale (TPF) a Bellinzona. I pompieri del capoluogo hanno rapidamente domato il rogo e non vi sono stati feriti. 
Due donne che lavoravano al terzo piano hanno potuto abbandonare l'immobile incolumi, indica un comunicato della polizia cantonale ticinese. 

I presunti autori dell'atto criminale hanno lasciato scritte di carattere anarchico sul muro dell'edificio. "Fuoco ai tribunali. Abbattiamo lo Stato", si legge su una fotografia pubblicata dal sito internet della Radiotelevisione svizzera (RSI).

Il fuoco ha danneggiato la porta d'entrata principale e la zona circostante. L'edificio ospita pure la direzione regionale di Swisscom.


foto

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Aggiornato con l'articolo uscito sulla stampa locale di oggi

18/01/11
In Città Attentato incendiario a firma anarchica
Gli inquirenti seguono la pista locale, senza trascurare quella internazionale


■ «A fuoco i tribunali. Abbattiamo lo Stato». La frase scritta sui muri del Business Center di via dei Gaggini 3 a Bellinzona lascia pochi dubbi sulla matrice dolosa dell'incendio che nella notte tra domenica e lunedì ha distrutto la porta d'ingresso dell'edificio che oltre alla Centro direzionale Swisscom ospita anche il Tribunale penale federale e la Pretura penale. Che si tratti di un attentato a firma anarchica lo testimonia la A cerchiata che conclude la frase scritta sui muri dello stabile con una bomboletta di vernice spray. La pista più verosimile seguita dagli inquirenti, l'inchiesta è coordinata dal procuratore pubblico capo Nicola Respini, è quella che porta agli ambienti vicini ai centri autogestiti. E in particolare quelli in cui era maturata, il 29 maggio 2009, l'idea di devastare la sala conferenze dell'Hotel Pestalozzi di Lugano che avrebbe dovuto ospitare la conferenza di José Pinera, ex ministro del governo cileno all'epoca di Augusto Pinochet. Un atto per il quale tre giovani autodefinitisi anarchici sono stati processati e condannati a pene pecuniarie il 13 dicembre scorso alla Pretura penale, che ha sede proprio nell'edificio di via dei Gaggini. Qualche giorno dopo il proces­so, il movimento anarchico al quale appartengono i tre aveva inviato alla redazioni un comunicato nel quale minacciava rappresaglie contro i simboli del potere costituito. Sebbene la pista locale sia quella più accreditata, gli inquirenti non tralasciano quella internazionale. Il gruppo di cui fanno parte i giovani condannati lo scorso dicembre ha infatti stretti legami con movimenti anarchici attivi in tutt'Europa e in particolare in Italia. È quindi possibile che l'autore materiale dell'attentato incendiario faccia parte di uno di questi movimenti attivi su scala internazionale. Una tesi avvalorata da un'altra scritta lasciata sui muri del Business Center: «Solidarietà ai compagni della Cospirazione dei nuclei di fuoco e complicità nella lotta». Proprio ieri ad Atene si è aperto il processo a tredici presunti membri del gruppo anarchico Cospirazione delle Cellule di Fuoco, che alla fine 2010 ha rivendicato l'invio di pacchi bomba a varie rappresentanze diplomatiche della capitale greca. Prima di Natale, un altro gruppo aveva inviato un plico esplosivo all'ambasciata svizzera di Roma, inneggiando alla liberazione di tre anarchici, uno dei quali di origini ticinesi, arrestati a Zurigo mentre stavano preparando un attentato dinamitardo ai danni dell'IBM. Di questa vicenda si è occupato anche il TPF di Bellinzona, che dopo l'attentato di Roma ha rafforzato le misure di sicurezza. Fatto sta che l'incendio appiccato alla porta del Business Center ha provocato ingenti danni. Per spegnere le fiamme, pochi minuti prima delle 2 sono intervenuti i pompieri cittadini. Due donne che stavano lavorando nel call center Swisscom al terzo piano sono riuscite a guadagnare l'uscita incolumi. Sul posto anche la polizia cantonale e gli agenti della Polcom. Accanto alla porta andata in fumo, hanno trovato una bottiglia con del liquido incendiario e delle bombolette di vernice spray. È su quei reperti che si sono concen­trati subito i rilievi della Scientifica. S.DB
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Lun, 17/01/2011 – 12:43
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