Vicenza - Guai a chi li fischia (sulla visita di Berlusconi)

fonte www.nodalmolin.it

Berlusconi visita Vicenza e la democrazia assume una nuova forma: la claque. Contestarlo? Vietato.

Guai a chi li fischia: in democrazia si può solo applaudire. Succede a Vicenza, dove da alcuni mesi il clima politico sta cambiando. La partecipazione si trasforma in claque, mentre i cittadini sono invitati a stare il più lontano possibile; meglio ancora, davanti alla televisione, dove possono inveire liberamente contro il politico di turno, tanto nel chiuso delle proprie case nessuno li vede.

E così ti capita a Vicenza Silvio Berlusconi, che porta sulle spalle il fardello di aver promesso all’amico Bush il Dal Molin e la città intera, ma chi vuol sventolargli in faccia la bandiera con l’aereo sbarrato viene prontamente allontanato; senza troppi complimenti, s’intende, perché la festicciola – non era certo una massa oceanica quella che attendeva il re di Arcore – che deve accogliere il candidato premier non può essere sporcata dai canti delle donne e dai cartelli dei giovani.

Manganelli ben in vista sotto gli occhi delle signore, spintoni e minacce non troppo velate. «Signora, noi eseguiamo solo gli ordini»; e via un’altra spinta. Alle domande sul perché di un comportamento del genere, risposte secche: «non potete stare qui, dovete andarvene». La piazza trasformata in palcoscenico privato.

Poi, un paio di fermi: giusto per dire a tutti che chi contesta potrebbe passare qualche guaio e la serata in Questura. Un giovane, tanto per cambiare, perché è più facile etichettarlo; e un cinquantenne che passava di lì per caso e ha deciso che voleva vedere Berlusconi per urlargli la propria indignazione: non ha fatto in tempo, lo hanno caricato su una volante e portato via sotto gli occhi esterrefatti di alcuni giornalisti.

Quando poi Berlusconi arriva, la messa in scena finale, ridicola quanto offensiva: i blindati schierati in fila davanti ai manifestanti – ormai distanti 30 metri – in modo da far muro visivo: sua signoria deve sentirsi a proprio agio nella città del Palladio, i contestatori vanno nascosti.

L’altra sera, in una piazza delle Poste affollata, Dario Fo diceva che «il potere ha paura di chi non si arrende alle imposizioni»; non sono passate ventiquattrore per averne una dimostrazione pratica. Non solo chi fischia perché non accetta deve essere allontanato, spintonato, marginalizzato, ma ora anche nascosto: the show must go on, il comizio deve essere una messa in scena di applausi e flash fotografici.

Dopo Veltroni, anche Berlusconi ha conosciuto la Vicenza che non si arrende; quella stessa Vicenza che in due anni ha ripetutamente riempito piazze e strade e che ora qualcuno vorrebbe spazzar via col ricatto e la paura. Avete fatto “bau” e non ci siamo spaventati; arriverà il giorno in cui deciderete che ascoltare è più sensato che imporre? Probabilmente no; ma ormai è chiaro a tutti: la vicenda Dal Molin si chiude soltanto stracciando i progetti di militarizzazione. Non lo avete deciso voi, lo hanno deciso i cittadini; ed è questo che noi chiamiamo democrazia.


fonte il giornale di vicenza

Insulti e spinte. In questura due persone
LA PROTESTA. Tensioni tra i circa 200 No Dal Molin in attesa del Cavaliere e le forze di polizia che cercano di spostarli lontano dall’hotel e dai fedelissimi del Pdl

di Alessandro Mognon

I fedelissimi del Cavaliere nell’aiuola davanti all’Hotel Campo Marzio in via Roma sono circa 400, i No dal Molin, più o meno 200, dall’altra parte, verso il supermercato. Blindati dalla polizia in assetto antisommossa prima e dalle jeep dei carabinieri poi che hanno fatto da scudo. Ma prima davanti all’hotel c’erano loro. E tutto succede poco dopo le 18 quando gli agenti decidono che è meglio spostarli più distante: parapiglia, insulti, un mini-inseguimento, volano calci e manate. Risultato finale: due persone portate in questura (ma solo uno è dei No Dal Molin) e tre agenti con lievi contusioni.
Il giovane No base placcato a terra dopo la mezza lite è Matia Meneguzzo, 18 anni. La sua posizione è al vaglio della polizia: nei suoi confronti potrebbero essergli contestati i reati di resistenza e violenza. L’altro è Diego Lazzari, 65 anni, e non sembra far parte dei Dal Molin. Anzi, forse è un sostenitore del Cavaliere che indispettito dalle misure di sicurezza ha avuto un battibecco con alcuni agenti. E potrebbe finire nei guai per resistenza. Comunque ieri ancora a mezzanotte una settantina di manifestanti erano fuori dalla questura a protestare e chiedere di far uscire i due fermati.
Èra iniziato nel più classico dei modi, il Berlusconi-day di Vicenza. Come una tappa del Giro d’Italia: i camper con gli striscioni, le staffette della polizia, i fans con le bandiere. C’è il questore, i suoi vice, la digos, il capitano dei carabinieri Lerario. In mezzo il drappello dei No base, anche se l’impressione è quella di una manifestazione organizzata all’ultimo momento. La ricostruzione di quello che è successo come spesso succede ha due facce. Secondo la questura quando gli agenti cercano di spostare i No Dal Molin una decina di metri più in là Meneguzzo reagisce con calci e pugni. Alcuni poliziotti lo indicano: «È quello lì, prendetelo». Il giovane scappa ma viene bloccato subito a terra. Poi lo portano via.
L’altra versione la racconta Marco Palma, uno degli esponenti del Presidio: «Ci hanno spostati dall’angolo dell’hotel con la forza. Poi prima ci mandavano via dalla strada, poi dal marciapiede, poi di nuovo dalla strada. Abbiamo sentito urlare “È quello là”, lo hanno inseguito, buttato a terra e preso a botte. “Ci ha insultati”, dicevano...».
E Berlusconi ritarda: «È arrivato a Verona»; «Viene in elicottero»; «No, è in macchina». Quando lo annunciano alle porte di Vicenza le jeep dei carabinieri si piazzano di traverso in via Roma davanti ai No Dal Molin. Nuovo battibecco tra dirigenti della questura e manifestanti. «È questa la vostra democrazia?» dice Olol Jackson; «Sei troppo agitato» risponde il vicequestore De Leo. «Siamo qui per servizio» dice un agente; «E noi non vi abbiamo tirato addosso niente» ripete Palma.
Compaiono dei cartelli azzurrini che fanno la parodia agli slogan del Pdl: «Viagra: rialzati Italia». Tra i berluscones entusiasmo per la comparsa degli “apripista” Fabio Testi ed Elisabetta Gardini. Poi arriva il Cavaliere, da una parte sale il “Silvio, Silvio”, dall’altra “Vergogna”. Berlusconi davanti all’hotel sale sul predellino dell’auto e parla al megafono. Due infiltrate del Presidio sono a pochi metri e cominciano “No dal Molin, no dal Molin”. Battibecchi con i presenti «E basta ’sta storia del Dal Molin..». Tanto di quello che dice Berlusconi si sente poco.
Inizia la conferenza stampa e i fedelissimi se ne vanno, alla fine quando esce dopo le 21 sono rimasti un centinaio. Anche i No base se ne sono andati, ma poco prima si è rischiato un altro mezzo contro, stavolta tra “tifoserie”. Un gruppetto di giovani del Pdl con bandiera si allontana e passa in mezzo ai manifestanti, parte qualche insulto poi una rincorsa con fuga e dietro gli agenti che cercano di evitare il contatto. «Ragazzi, non accettate provocazioni» urla un No base.
Poi via tutti. È buio quando il leader del Pdl lascia l’hotel, non prima dell’ennesimo mini-comizio dall’Audi blindata agli ultimi resistenti armati di cellulari per le inevitabili foto. Un 20enne si allontana urlando al telefonino: «Uhe, sai che ho visto il Berlusca?».

Mer, 09/04/2008 – 11:36
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