Bergamo – Il Comitato PonchiaOtto è un’associazione di quartiere che raggruppa un centinaio di abitanti/e del quartiere di Monterosso, e ha rilasciato un comunicato in cui pone alcuni interrogativi all’amministrazione comunale riguardo lo sgombero e il sequestro della Kascina Autogestita Popolare Angelica “Cocca” Casile. In questo comunicato, che è stato diffuso sui social e sui principali quotidiani orobici, il comitato si interroga su varie questioni, prima fra tutte quella riguardante la modalità con cui è stata posta fine all’esperienza nello stabile di Monterosso: una militarizzazione dell’intero quartiere con centinaia di agenti delle forze dell’ordine schierate. Nel comunicato si chiede infatti conto della “modalità invasiva e simbolicamente violenta che è stata scelta dalle forze dell’ordine per sgomberare la Cascina Ponchia”, e del fatto che molti/e abitanti si sono trovati in preda a paura e sbigottimento nel vedere un tale dispiegamento di polizia: “non ci saremmo mai immaginati che si potesse assistere a un dispiego di forze dell’ordine tanto spropositato, in una via laterale e completamente residenziale, per porre sotto sequestro la Cascina vuota. Non è stato immediato trovare le parole per spiegare ai bambini che a quell’ora andavano a scuola cosa stesse succedendo, non è stato piacevole sentirci a disagio nell’uscire di casa” si legge ancora nel testo. Nel comunicato gli/le abitanti del quartiere chiedono conto a Gori e alla sua giunta anche del percorso partecipativo che avrebbe dovuto riguardare lo stabile: “all’ orizzonte non vediamo, sperando di essere smentiti, scenari concreti per il futuro della Cascina. Speravamo che la vicenda venisse gestita attraverso un percorso partecipato. Chiediamo che l’Amministrazione illustri pubblicamente quali progetti effettivamente realizzabili verranno attuati in quello spazio, quali realtà verranno coinvolte, quali saranno i tempi e la sostenibilità economica di eventuali interventi“. La Kascina, e tutte le persone che l’hanno attraversata e resa viva negli ultimi 7 anni, è stata un valore aggiunto a un quartiere da sempre sensibile al sociale e attento alla collettività come quello di Monterosso; gli eventi culturali, aggregativi e sociali che hanno caratterizzato il percorso di questo stabile liberato e autogestito han fatto si che anche coloro che non l’hanno attraversato fisicamente riconoscano l’importanza sociale e culturale che questa esperienza ha avuto per il quartiere e l’intera città. Il comunicato del comitato PonchiaOtto chiede infine un confronto pubblico con il Comune, gli abitanti di Monterosso, gli attivisti e le attiviste della Kascina e tutti e tutte coloro ritengono importante il bene comune in una città sempre più esclusiva, affinchè si trovi una soluzione comune, si riesca a “scrivere insieme il futuro di un pezzo importante della nostra città”.