Bergamo – Il Questore Finolli è riuscito a rispolverare un regio decreto del 1931 per sospendere la licenza del Baretto del piazzale dello stadio. Chiusura che dovrebbe scattare il prossimo 2 febbraio. La discrezionalità di un tale provvedimento è evidente: la motivazione del Questore di sospendere la licenza per presenza di soggetti pericolosi o per problemi di ordine pubblico non sta in piedi.
Trovare bar che non siano frequentati anche da persone con precedenti penali non è semplice, forse impossibile. Che si possa, poi, far leva su una legge fascista per determinare a proprio piacimento la sospensione di attività private è un’operazione degna del regime che l’ha prevista. Senza contare tra l’altro che l’attività nell’occhio del ciclone è un semplice bar con una clientela non solo ultras (come del resto in molti altri locali della provincia bergamasca), ma anche di quartiere. Ha ben ragione quindi l’avvocato Salvioni, che difende il titolare del bar, a dichiarare che è un errore definire il Baretto come locale esclusivo degli ultrà. Può capitare che sia un luogo di ritrovo di una parte della tifoseria giusto due volte a settimana, quando ci sono le partite in casa. Per il resto è una realtà frequentata da chiunque, un’attività commerciale che garantisce posti di lavoro e che va tutelata assolutamente.
E allora nasce il sospetto che questa sospensione sia volta a colpire Sara Mazzoleni, tra i soci della gestione, nonché compagna di Claudio Galimeberti, “il bocia” l’esponente più in vista della Curva nord: l’idea di volere fare pressione su di lei per colpire lui diventa qualcosa di più di un presentimento. Se un abuso del genere passasse nel silenzio generale rappresenterebbe un pericoloso precedente per la città e di questo i tifosi sono perfettamente consapevoli. Per sabato sera hanno dunque indetto una manifestazione di protesta, che assumerà le forme di una tendata: un campeggio contro gli abusi del Questore, che durerà tutta la notte fino alla partita di domenica al Comunale contro il Cagliari. Per la serata è prevista la presenza di centinaia di persone.
Il campeggio è inoltre intitolato a Celestino Colombi, un cittadino morto durante le cariche della polizia il 10 gennaio del 1993, proprio a pochi metri dal bar che da lunedì dovrebbe chiudere.