L’emergenza abitativa che non passa

 

Bergamo – La pandemia globale ha inevitabilmente colpito, con i suoi effetti collaterali, gli equilibri economici, spesso già precari, di moltissimi singoli e famiglie che si ritrovano a dover affrontare difficoltà oggi più ch mai reali e in certi casi invalicabili, anche in Lombardia. L’effettivo orizzonte che si prospetta davanti agli occhi di queste persone è tetro, e di fatto si entra nell’anno nuovo con un’emergenza abitativa che non accenna affatto a risolversi.

Anche laddove si sono trovate soluzioni tramite l’Edilizia residenziale pubblica si presentano altri problemi sostanziali. Il sindacato Unione Inquilini, poche settimane fa, indiceva un presidio e una conferenza stampa dicendo “basta con la gestione disastrosa e i silenzi scandalosi di Aler”: il presidio si è tenuto proprio davanti alla sede degli uffici di Aler. L’ente gestore, insieme al Comune di Bergamo, dell’edilizia pubblica si è dimostrato infatti lacunoso sotto diversi aspetti. Il sindacato scriveva: “L’iniziativa è indetta in segno di protesta contro una gestione di ALER che non corrisponde minimamente alle necessità di una fascia di popolazione che vive per intero tutte le difficoltà della crisi sociale legata all’emergenza pandemica del momento. Nelle case popolari di Bergamo avanza il degrado, case vuote, assenza di manutenzioni, affitti troppo alti […]“. Affitti troppo alti a fronte di un alto tasso di morosità (su 8000 inquilini Aler, 3000 risultano morosi).

Ed effettivamente non si può negare che Aler non si sia dimostrata all’altezza del fondamentale compito che rappresentava in sé: l’emergenza abitativa non si è ovviamente conclusa, e Unione Inquilini dichiara che, se nel 2018 le assegnazioni di case popolari ammontavano a 383 in provincia di Bergamo, nel 2019 sono scese a 117, mentre nell’appena trascorso 2020 sono state solo 94, a fronte di una richiesta assai maggiore. Inoltre gli appartamenti sotto gestione Aler al momento sfitti, ma ugualmente non assegnati, erano circa 700 nel 2019, e nel 2020 sono saliti a più di 1000.

Con la legge regionale del 2016 si prevedeva anche lo stanziamento di fondi per il Contributo di solidarietà, gestiti dalle Aler provinciali, da distribuire agli inquilini in difficoltà. Fondi, però, che son pian piano diminuiti nel corso degli anni: sempre dai dati di Unione Inquilini si evince che si è passati dai 1.540.691€ del 2018 ai 1.183.950 del 2019 ai soli 1.061.293 dello scorso 2020. Il sindacato scrive: “Pur in presenza di una morosità in continua crescita, l’inefficenza di Aler ha portato nel 2019 a non spendere tutta la cifra, producendo un risparmio, ma lasciando la quasi metà dei richiedenti (845 persone) senza contributo. I sindacati hanno sempre chiesto di poter controllare le modalità di erogazione ma sono stati completamente esclusi. Al degrado manutentivo degli alloggi si è quindi aggiunta, a Bergamo e provincia, la continua riduzione delle politiche di accompagnamento sociale. Questo sta aumentando i livelli di disagio economico e sociale, con l’evidente peggioramento della vivibilità nei caseggiati e l’aumento della conflittualità e del razzismo nelle relazioni tra gli inquilini.La mancanza di politiche di sostegno e accompagnamento a chi si trova in difficoltà è il famigerato “cane che si morde la coda”, e così l’emergenza abitativa non passa, ma anzi, si auto-alimenta, in un vortice di morosità e assenza di contributi e sostegni reali per i cittadini in difficoltà.

Il sindacato Unione Inquilini aveva anche richiesto, per il 17 dicembre, un incontro con il presidente di Aler Bergamo Fabio Danesi, incontro poi cancellato e più avvenuto, che avrebbe dovuto portare all’attenzione dell’ente le denunce del sindacato e degli inquilini degli alloggi popolari. Danesi era stato condannato in via definitiva a 8 mesi nel giugno del 2018 per false fatturazioni, con interdizione dagli uffici direttivi di imprese e società, pena sospesa; fatto svelato dal Responsabile Prevenzione della Corruzione e Trasparenza di Aler Giuseppe Giordano, licenziato curiosamente dallo stesso Danesi poco dopo aver fatto emergere questa macchia nel casellario del presidente Aler. L’Anac ha aperto un procedimento sulla vicenda del licenziamento di Giordano e sul ruolo di Danesi, che per ora però non pare lasciar dichiarazioni al riguardo.

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