Bergamo – Ieri, mercoledì 1 aprile, alle 18:00 l’Associazione Inquilini e Abitanti e il Comitato di Lotta per la Casa di Bergamo si sono riuniti davanti a palazzo Frizzoni chiedendo, per l’ennesima volta, dopo ben due dinieghi, la residenza legittima per coloro che, ormai più di un anno fa, hanno occupato una palazzina a Celadina, in via Monte Grigna. La richiesta nasce da bisogni effettivi, come quello all’istruzione e alla sanità pubblica, servizi che ora come ora vengono negati alle persone occupanti, tra cui vi sono anche minorenni.
Durante il presidio l’assessore ai servizi demografici Angeloni ha cercato di rispondere alle domande poste dal Comitato. Nonostante l’ammissione della fondamentale importanza della residenza come strumento per accedere a servizi essenziali, il Comune continua a negarla a chi occupa illegalmente uno stabile di sua proprietà, mentre una residenza fittizia è concessa alle persone considerate senza fissa dimora, e quindi a chi, dopo aver subito uno sfratto, accetta impotentemente la propria condizione precaria indotta proprio dalla negligenza delle misure prese dal Comune stesso, senza compiere l’atto di riappropriazione abusiva di uno stabile ormai da tempo sfitto e volontariamente non assegnato a chi ne avrebbe bisogno.
Questa la discriminante posta da Angeloni come risposta alle questioni asserite dal Comitato e da As.I.A., che richiedono inoltre al sindaco Gori una moratoria sugli sfratti sul territorio bergamasco. Per mercoledì 8 aprile, sempre alle 18:00, è stato indetto un altro incontro tra le due organizzazioni, l’assessore ai servizi demografici, quello all’edilizia pubblica e privata Valesini, il dirigente dello stato civile dell’anagrafe, la responsabile dei servizi demografici, e se possibile lo stesso sindaco, per rispondere alle domande che ieri pomeriggio sono state poste: quali sono a questo punto i progetti dell’amministrazione riguardo la richiesta delle residenze, la richiesta della moratoria, e il problema presentato dall’articolo 3 del Piano Casa riguardo la svendita del patrimonio pubblico ERP, che va a colpire le fasce più deboli della popolazione, negando loro effettivamente la possibilità di esercitare il diritto all’abitare.