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Lettera aperta sul partigiano Lilio Giannecchini

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di solidarietà al comandante partigiano Lilio Giannecchini.

Noi abbiamo avuto l’onore e la fortuna di conoscere Lilio Giannecchini, Direttore dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Lucca, in occasione della ricerca condotta nel 1999-2000 dalle nostre classi sulla Seconda Guerra Mondiale. Da questa ricerca, durata un intero anno scolastico, è scaturito un libro, pubblicato dal Comune di Borgo a Mozzano e dalla Provincia di Lucca. Tutto quel lavoro è stato possibile soprattutto grazie a Lilio Giannecchini, che guidò i ragazzi alla scoperta dei documenti e dei luoghi che raccontano la tragica vicenda di quella guerra nel nostro territorio. Egli è stato per noi, alunni e insegnanti, fonte di conoscenza e guida generosa e instancabile. In quel periodo abbiamo avuto modo di apprezzare gli ideali, la cultura e l’energia di Giannecchini.
Troviamo che la sua sospensione dalla funzione di Direttore dell’Istituto Storico sia ancora più sorprendente se si pensa che a Lucca questo Istituto deve la sua eccezionale documentazione e la sua stessa esistenza soprattutto all’impegno costante ed encomiabile di Lilio Giannecchini.
Parimenti sorprendente e inaccettabile è la sua estromissione dalle celebrazioni che fino all’altro ieri era chiamato ad onorare con la sua presenza: chi lo dovrebbe sostituire? C’è qualcuno, ancora vivo, che più di lui può rappresentare i valori che queste celebrazioni esaltano ancora oggi?
Ma ciò che soprattutto colpisce in tutta questa vicenda è l’improvviso accanimento da parte di noti personaggi e poteri. E’ inqualificabile questa coalizione di troppi contro uno. E’ intollerabile il linciaggio morale e l’emarginazione perpetrati ai danni di Giannecchini, al quale invece dovrebbe andare l’unanime riconoscenza e apprezzamento per tutto quello che ha fatto per il Paese e per la città di Lucca. A meno che non si rimproveri a Giannecchini di aver combattuto il nazifascismo, ma fino ad ora nessuno ha osato tanto, e non riusciamo neppure a immaginare che ci sia un solo uomo giusto che lo possa pensare.

Noi, come la maggior parte di quelli che sono intervenuti sulla questione, facciamo parte della fortunata generazione che non ha sperimentato la guerra sulla propria pelle. Dell’ ultima guerra in Italia abbiamo sentito raccontare dai nostri genitori, da altri che non ci sono più, dal Giannecchini stesso. E di tutte le guerre che ci sono attualmente nel mondo possiamo sapere documentandoci con un minimo impegno. Ci pare che le guerre purtroppo siano tutte uguali e non vediamo differenza tra chi muore sotto le bombe, stupide o intelligenti che siano, e chi muore sul campo di battaglia o davanti a un plotone di esecuzione. La stessa cosa vale per chi, cercando di fuggire dalla guerra delle armi o da quella della povertà, affoga nel mare oppure viene acciuffato da tiranni appositamente delegati e pagati dal civile occidente e finisce i suoi giorni in campi di concentramento, lontano dagli occhi delle anime candide che oggi si riempiono di ipocrita raccapriccio per una rappresaglia di 70 anni fa. Nelle guerre, chi uccide non è mai in guanti di velluto. Oggi chi fa la guerra per “esportare” la libertà e la democrazia viene chiamato eroe e i mandanti sono ben pasciuti sugli scranni parlamentari e anche più su. A maggior ragione dovrebbe essere rispettato e onorato chi la guerra l’ha fatta per “conquistare” la libertà e la democrazia.
Noi non conosciamo il contenuto della lettera incriminata, e riteniamo che nessuno debba azzardare giudizi prima che eventuali responsabilità siano state appurate. Siamo però convinte che questa lettera, piuttosto che il motivo, sia stata un pretesto per scatenare un attacco inqualificabile con ben altri scopi. La propria dignità si difende nella chiarezza e nella trasparenza, affrontando verità comode e scomode, non demolendo strumentalmente la dignità degli altri. Ora poi, all’improvviso, c’è anche chi, come un prestigiatore, sale sul palcoscenico e trionfante tira fuori un video di anni fa, proprio come un coniglietto dal cilindro: da quanto tempo quel coniglio stava lì dentro? E perché tirarlo fuori proprio adesso?

Non vorremmo che lo scopo di tutta questa aggressione fosse quello di ‘far fuori’ un uomo “difficile” e che rappresenta ideali evidentemente non condivisi da certuni. Non vorremmo che certi personaggi stessero usando Lilio Giannecchini anche per le loro grette manovre politiche e, non vorremmo che, con pari responsabilità, altri personaggi permettessero che egli venga usato.

Solidarietà a Lilio Giannecchini.

 Borgo a Mozzano, 20 agosto 2011

Donatella Zanotti

Donatella Rigali