Parma | Stupro - Sui fatti di via Testi
Riceviamo e diffondiamo:
Sui fatti di via Testi
Nel marzo 2015 apprendiamo dai quotidiani locali di un'indagine per stupro di gruppo (avvenuto
nel settembre 2010) che coinvolge alcuni esponenti della ex RAF (rete antifascista parmigiana).
Alcune di noi cercano da subito ma invano di prendere i contatti con la ragazza per evitare di
sostituirsi alla sua voce. Sappiamo che la denuncia dello stupro non è neppure partita da lei ma
nell'ambito di un'indagine per un petardo esploso vicino alla sede parmigiana di casa pound.
Iniziamo parallelamente un percorso di analisi, critica e autocritica, con la volontà di comprendere
i vari aspetti della vicenda che ci appare fin da subito molto complessa. Avviamo un confronto con
compagni e compagne a noi affini di altre città, in assemblee miste e separate. Vogliamo evitare le
ricostruzioni semplicistiche - ipocrite e strumentali. Vogliamo soprattutto andare alla radice di
queste problematiche ed estirparle, anche dalle nostre menti!
Noi quella sera in via Testi non c'eravamo e non abbiamo neppure visto i video girati (nonostante
facessimo quasi tutte parte del "movimento" già all'epoca dei fatti). Apprendiamo dai giornali che
la ragazza ad oggi si è costituita parte civile nel processo e che dichiara di essere stata drogata e
violentata. A noi non serve la certezza sulla completa consapevolezza della ragazza quella sera per
affermare che un abuso sessuale è stato comunque compiuto e condannarlo, indipendentemente
da ogni interpretazione giuridica. Già il solo utilizzo del video come "trofeo" è un abuso. Il
nominare con appellativi sessisti una ragazza con cui, casomai, si sarebbe dovuto istaurare un
rapporto di complicità e fiducia è un abuso. Crediamo che questo abuso sia stato il "frutto" di una
mentalità e un modo di comportarsi sessista e machista innegabilmente esistente nella ex RAF (e
non solo). Siamo anche consapevoli della gogna mediatica e giudiziaria a cui la ragazza è
sottoposta, e ovviamente la condanniamo: non crediamo alla giustizia dei tribunali!
Detto questo, non possiamo ignorare anche il grave comportamento avuto poi dalla ragazza che ha
coinvolto nella faccenda - accusandoli di violenza sessuale o complicità - almeno altre tre persone
(tra cui una compagna ai tempi a lei sconosciuta) completamente estranee ai fatti. Solo prove
schiacchianti (anche per lor signori i giudici!) hanno di fatto evitato a queste persone conseguenze
gravi per la propria libertà. È una questione di etica e non una "ostentazione di purezza".
Giustificare questi comportamenti e deresponsabilizzare una persona che ha subito un abuso,
vittimizzandola, è pericoloso, controproducente e avvalla un approccio paternalistico ed
infatilizzante.
Non è da trascurare, infine, la strumentalizzazione dell'intera vicenda da parte di sbirri, media e
neofascisti messa in atto con il chiaro intento di screditare l'intero "movimento". Ma questa
strumentalizzazione non può essere utilizzata come alibi da alcune-i per non riflettere e non
prendere posizione (ancora oggi) nel merito della vicenda.
Queste righe non hanno pretesa di esaustività: sono espressione dello stato attuale delle nostre
conoscenze e di preludio ad uno scritto più corposo ed approfondito che stiamo elaborando da
alcuni mesi. Auspichiamo momenti di confronto con chiunque (fuori da chiacchiericci e pregiudizi,
enfatizzazioni mediatiche e ansie giustizialiste) si ponga come obbiettivo principale
l'individuazione di strumenti duraturi per combattere e sradicare sessismo e machismo da ogni
situazione che voglia definirsi "di movimento"...
Parma, 7 dicembre 2016
alcune (persone) antifasciste parmigiane
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