Borghezio - Una brutta bestia?

Se non fosse un’espressione inequivocabilmente specista, si potrebbe anche affermare che lo specismo è una brutta bestia , per render conto in uno slogan di che cosa sia lo specismo e di quanto informi in profondità il nostro modo di vivere e di pensare.

Lo specismo è infatti un tale imbroglio radicato a priori nel nostro modo di guardare a noi stessi e a ciò che ci circonda che non ci accorgiamo di portarne le lenti deformanti neppure quando a volte noi antispecisti ne discutiamo al fine di rigettarne i presupposti e di superarne le conseguenze.

Proprio questa difficoltà di uscire dalle categorie fintamente naturali con le quali da millenni siamo abituati a pensare fa sì che sovente il semplice parlare di lotte sociali non esuli dall'incorrere nell'errore di far scadere nello specismo più becero il linguaggio che pur vorrebbe, non dubitiamo, rigettare le logiche del sistema mistificatore che osteggiamo.
Un subdolo impianto sociale tritura le carni degli esseri senzienti umani e non solo, innanzitutto attraverso l'arma del condizionamento psicologico.

Intorno all’idea che parlare di specismo e antispecismo sia un passo necessario all'interno dell'ambito che si vuole libertario, ancorché non sufficiente, ma per iniziare a superarlo, in questa occasione tacciamo di specismo i volantini e i manifesti circolati a Torino in occasione di un attestato di solidarietà all'indirizzo di due compagni e una compagna arrestati, particolar intento al quale accoratamente ci uniamo.

Raffigurando Borghezio, il noto razzista politicante di professione, munito di naso e orecchie suine, gli autori non sono riusciti nell'intento di offendere nessuno; altresì hanno prodotto ai nostri occhi l'effetto contrario di dotarlo di un tragico trascorso di sfruttamento subito che non gli compete.
I maiali sono creati e massacrati ad hoc dall'industria della macellazione per riempire le pancie degli ingordi come lui piuttosto, gente che, senza remore, ingurgita la sofferenza atroce dei lager d'allevamento, soffocando le grida di liberazione che le nostre orecchie di animale-umano hanno scoperto aver facoltà di sentire.

Scopo di questo intervento è quello di iniziare una discussione, seppur preliminare, su cosa sia lo specismo, sulla sua natura, le sue origini e le sue conseguenze, sulle sue complesse ramificazioni cognitive, psicologiche, e sociali e, conseguentemente, sulle teorie morali e politiche che potrebbero minarne le fondamenta. In altre parole, si vorrebbe fornire un contributo per oltrepassare definitivamente il pensiero della contrapposizione noi-loro funzionale al potere, con il suo immedicabile portato di prevaricazione, ideologica e discriminatoria, diffusa e istituzionalizzata, a favore del conseguimento di una convivenza senza gabbie, oltre i confini della nostra specie; a favore, cioè, di un pensiero e di una prassi improntati alla comunicazione che risponda alle esigenze del pensiero rivoluzionario che non riconosce prerogative agli individui che si arrogano il diritto di dominare.

Questo per continuare a sperare di poterci ancora allontanare da quell’abisso di tortura e distruzione su cui pericolosamente ci aggiriamo, per continuare ad agire come se fosse possibile salvarci e salvare il pianeta che condividiamo con molti compagni di strada, diversi biologicamente, ma uguali moralmente, desiderosi con noi di godere dell'autodeterminazione che consete l'esercizio della libertà, anche e insostituibilmente attraverso la loro specifica liberazione. Libertà: aspirazione raramente tanto eclissata quanto in quei volgari manifesti e volantini; parola che a nostro avviso non ammette concessioni; un ideale che invece passa dalla soppressione delle abitudini indotte dai padroni, quale quella del linguaggio inappropriato, rivelatore di una visceralmente insopportabile, politicamente insostenibile, numericamente incalcolabile, loro quotidiana 'uccisione'.

Non si tratta di urtare la candida sensibilità accessoria di qualche miltante all'acqua di rose. Significa affondare i denti della forchetta del sistema vorace che consuma, esattamente nelle viscere di quel maiale che senza nome e senza ragione, ha - per infausta opera che ci auguriamo non si ripeta - solo momentaneamente ceduto orecchie e naso a un Bastardo che lo deride come deride coloro che chiama contemporaneamente animali e clandestini, che non a caso, in questo caso, fa rima con suini.

"Quel maiale che una sera vidi cantare silenziosa alla luna: avevo sentito un' infinità di storie, da chi l'aveva salvata, su di una scrofa incredibile che adorava farsi una nuotata di prima mattina, quando eccitata alzava il muso ad indicare la canna dell'acqua nel punto in cui veniva lasciata appoggiata il giorno prima; apprezzava la mia compagnia e mi ringraziava, io so, di aver imparato ad ascoltare le sue grida di godimento di fronte alla suadente terra bagnata. Come il mio compagno cane, voleva sempre che le dessi una grattata sulla schiena prima di andare, così delicatamente si appoggiava... Era sensibile, intelligente e socievole all'aria che respirava. Era irrascibile, pensierosa e solitaria alla recinzione che la soffocava.
Vive con me: è solo la piccola storia di quando l'ho frequenta ieri mattina."

Coalizione contro la vivisezione nelle Università

Gio, 28/02/2008 – 15:15
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