Chi Ama Brucia
In solidarietà a Juan
Ormai molti in Italia definiscono "lager" i Centri di Permanenza Temporanea (CPT) in cui vengono rinchiusi quei migranti la cui unica "colpa" è di non avere i documenti in regola. Possedere o meno un pezzo di carta è il confine – fatto di paura, clandestinità forzata, rastrellamenti, filo spinato, espulsioni – che separa il "cittadino" sallo straniero povero, dal "barbaro", dall'"indesiderabile". In molti, per sottolineare le analogie con un passato che non passa, chiamano "deportazione" la pratica di espellere donne e uomini che fuggono la fame, la guerra o cercano semplicemente una vita diversa.
Ma quando tutto ciò ci appare chiaro; quando si ricorre alla storia per rintracciarvi orrori da ricordare ed epopee partigiane da mitizzare; quando si denunciano con sdegno le forme attuali di "fascismo" – alla fine, che conclusioni sappiamo trarne?
Il 21 dicembre, un nostro amico e compagno, Juan, è stato arrestato in Spagna perché colpito da un mandato di cattura internazionale spiccato dalla procura di Trento. È accusato di aver incendiato alcuni furgoni di Trenitalia, società ferroviaria complice nelle deportazioni dei "clandestini".
Non sappiamo se abbia effettivamente dato alle fiamme quei furgoni, e nemmeno ci interessa.
Ciò che ci interessa, invece, è esprimere il nostro amore e la nostra voglia di averlo di nuovo al nostro fianco. Ciò che ci interessa è affermare la nostra solidarietà con chiunque attacchi i mille ingranaggi di un sistema che, in nome del profitto e del potere, sfrutta, umilia, rinchiude, tortura ed espelle donne e uomini in tutto il mondo.
Questo ennesimo mandato di cattura, che si aggiunge ai tanti altri spiccati in Italia negli ultimi anni ai danni di anarchici e antagonisti, viene giustificato con l'aggravante del "terrorismo".
"Terrorista", nel linguaggio dominante, non è chi terrorizza con le morti sul lavoro, con le piazze Alimonda e le scuole Diaz, con i reparti psichiatrici e le carceri, con le bombe al fosforo di Falluja e le gabbie metalliche di Guantanamo. "Terrorista", in questo mondo alla rovescia, diventa chi resiste, chi si ribella, chi insorge.
"Terrorista" diventa chi brucia delle macchine per non far deportare degli uomini.
Sappiamo benissimo che, negli intenti del PM trentino Paolo Storari, l'inchiesta contro Juan vorrebbe essere il primo passo verso altri arresti. Ancora una volta – dal fascismo alla democrazia, i governi passano, i codici restano... – lo strumento usato si chiama articolo 270 bis ("associazione sovversiva con finalità di terrorismo"). Uno strumento che sgrava i repressori da quell'arcaica formalità che si chiamava prova.
Sappiamo benissimo qual è il nostro vero crimine – aver scelto senza compromessi da che parte della barricata stare: con la vita contro la merce, con la libertà contro il dominio, con l'azione diretta contro la delega. Va da sé che non abbiamo alcuna intenzione di cambiare posto. Anzi. Juan è ora nelle mani del nemico. Il nostro cuore è con lui.
anarchici
Per scrivere a Juan
Il 24 gennaio ci sarà un presidio davanti al consolato Spagnolo a Milano
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