Da San Vittore
San Vittore 22/3/07 VI raggio
Miei cari ma’e pa’,
Io sto bene, finalmente ho un po’ di tempo per leggere , studiare , riposare e fare esercizio senza dover aspettare una pensione che oramai arriva quando sei già morto. L’unico pericolo che si corre in galera è quello di diventare un’ameba teledipendente e quindi bisogna ingegnarsi per combattere la monotonia. Per questo motivo e per far fruttare meglio il tempo, ho deciso di iscrivermi ad una facoltà di lingue, Angela, mi ha detto che c’è la facoltà di mediatore culturale, mi sembra interessante perchè è impostata su un piano più pratico della classica facoltà di lingue, si studia pìù cultura e storia e meno letteratura.
Ci voleva la galera per convincermi a fare l’università!
Spero siate contenti?!
Mi dispiace di avervi procurato ansia e dolore per la mia vicenda. Ma è grazie a voi, a l’educazione nei valori di giustizia sociale e uguaglianza che mi avete inculcato e l’esempio di rettitudine e coerenza, fino all’estreme conseguenze, nelle proprie idee dato da mio nonno e nonno Ernesto, che fin da ragazzino provavo sofferenza per l’endemica ingiustizia di questa società e odio per chi la perpetra e la riproduce. Avrei potuto chiudere gli occhi, diventare un missionario e, inconsapevolmente, far parte del problema ma ho scelto di essere un comunista che, coerente e conseguente alle proprie idee combatte lo stato di cose presente. Ed è questo di cui mi accusano e per questo mi incarcerano ma è proprio per questo che sono tranquillo e sicuro di me e delle mie idee che nessun tipo di coercizione e violenza potrà far piegare. Se fossero bastati carcere e repressione per mettere a tacere chi nel corso dei secoli ha combattuto per la giustizia e la libertà vivremmo in un mondo peggio di quello che adesso. Ma la loro arroganza e superbia classista, il loro livore fascista è cosi cieco idiota da credere di poter fermare la storia e ingabbiare un’idea, dal passato e dal futuro grande e glorioso, che rappresenta l’unica speranza per il futuro dell’umanità.
Ogni volta che ci chiamano terroristi mi vengono a mente i cartelli appesi al collo ai partigiani trucidati dai fascisti, di diverso d’allora c’è solo la facciata democratica ad indorare la pillola (non a caso l’art. 270 c.p.,associazione sovversiva è del codice fascista “Rocco”).
Ora più di prima, la crisi economica spinge la borghesia, vera amministratrice di questo stato, a ridestare e inasprire il suo armamentario repressivo fascista, sia per ottenere la pace sociale, a fronte di una sua esasperata richiesta di maggiore “competitività” e maggiori profitti (leggi più sfruttamento e miseria) e sia per gestire sul fronte interno le sue avventure imperialistiche fatte di “missioni di pace” ed “esportazioni di democrazia”. A tal proposito i maggiori sindacati, già da tempo arruolati per questo fine, assumono il ruolo di alfieri delle forze contenitivo-repressive, insomma, la caccia al comunista contestatore comunista e aperta. E’ ricominciata la caccia alle streghe.
Sono contento di farmi la galera se questa condizione è servita per farvi aprire gli occhi sulla verità di queste cose e sono fiero di voi per come avete e continuate ad affrontare la questione. Essere uniti nella solidarietà proletaria è fondamentale per mantenere salda la dignità politica dei prigionieri contrastando, quindi, l’immagine di criminali e terroristi che i nostri accusatori, con l’ausilio di pennivendoli e teleimbonitori, vogliono addossarci, costringendoli a smascherare il carattere tutto politico del loro impianto accusatorio facilitando così anche la difesa sui singoli casi. Bisogna sempre tenere a mente il motto con cui la classe dominante ha sempre puntellato il suo dominio, il “sempre verde” “divede et impera” che stanno applicando con metodo ricorrendo ai metodi più subdoli e squallidi, sia con noi che con la solidarietà sviluppatasi all’esterno. Solo una risposta ferma ed unitaria, da dentro e fuori il carcere può inceppare questo perverso meccanismo. Ma sono certo che tutto questo vi è già chiaro.
A proposito di solidarietà, mi è giunta anche da parte del console generale del Venezuela.
Vi bacio e vi abbraccio forte, un abbraccio anche a quel torzo di mio fratello che quando mi ha visto ha esordito con: < >.
Un abbraccio e un bacio anche agli zioni alle nonne e ad Inna
E un bacio, un abbraccio e un saluto a pugno chiuso e a testa alta a Francy, Emilia e a tutti i compagni.
N.B. Se volete fate leggere questa mia anche ai compagni.
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