Emergenza carceri

Alfano: situazione insostenibile, procedure più rapide per trovare 80 mila posti

PAOLO FESTUCCIA ROMA L’ipotesi di partenza per il ministero di via Arenula è il «modello Abruzzo». Su quella scia il guardasigilli Angelino Alfano intende fronteggiare l’emergenza dell’affollamento nelle carceri. Con l’impegno di snellire il sistema e avviare una serie di appalti grazie al ricorso della procedura di emergenza. Tant’è che ieri il ministro della Giustizia ha annunciato alla Camera che chiederà nel consiglio dei ministri di oggi lo «stato d’emergenza, che non è il preludio di un abuso, ma uno strumento di efficienza» (ha spiegato replicando a Dario Franceschini del Pd) e proponendo nel contempo un nuovo piano di edilizia carceraria per raggiungere «un livello di capienza di 80 mila posti». Con la proclamazione dello stato di emergenza il capo del Dap (Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria), Franco Ionta potrebbe essere investito di poteri straordinari. Poteri sul modello di quelli sperimentati da Bertolaso per la Protezione civile che gli consentirebbero di avvalersi di consulenti esterni e decidere la secretazione di procedure per la costruzione delle nuove strutture, che così semplificate ricadrebbero sotto la responsabilità del presidente del Consiglio. L’imperativo, dunque, è fare in fretta per arginare una vera e propria crisi del sistema: 64.910 (a fronte di una capienza di 44 mila) detenuti con il record di 71 suicidi nel 2009 e 173 decessi. Cifre che da tempo hanno messo in allarme decine di associazioni umanitarie ma anche i Radicali che ieri hanno manifestato davanti a Montecitorio durante il dibattito sulle mozioni in Aula con le quali si è impegnato «il governo a contenere il sovraffollamento e a rivalutare una serie di misure alternative alla detenzione». Il documento che il ministro alla Giustizia Angelino Alfano si appresta a varare poggia su tre pilastri. «Un piano per l’edilizia - ha spiegato alla Camera - per aumentare a 80mila posti i livelli di capienza; alcune norme che attenuino il sistema sanzionatorio per chi deve scontare residui di pena (1 anno); e l’assunzione di 2mila nuovi agenti di polizia». Notizia accolta positivamente da tutte le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria ma anche dall’Anm, che per voce del presidente, Luca Palamara afferma che «tutto ciò che apporta migliorie non può che essere accolto positivamente». Insomma, se il ministro della Giustizia parla di «risposta organica» che si darà sul «problema carceri», spiegando che in questi «18 mesi di governo sono stati creati 1 mille 800 posti in più, in numero analogo a quelli precedenti» resta, però, ancora da capire come e dove saranno impiegate le risorse. Nel quartier generale di via Arenula c’è chi si lascia sfuggire del via libera definitivo del nuovo carcere di Savona, previsto da anni e chi spiega che le priorità riguarderanno l’ampliamento e la realizzazioni di nuovi padiglioni all’interno di strutture giù esistenti, aumentandone così la capienza. Di certo nell’ottobre dello scorso anno, il capo del Dap Ionta spiegò che per «stabilizzare il sistema sarebbero stati necessari tra i 17-18 mila posti detentivi in più» (per una previsione di costi di circa 1,5 miliardi), mentre lo stesso Alfano aveva parlato del ricorso a «finanziamenti privati come accade in tanti paesi occidentali». Il piano di allora prevedeva 24 nuovi istituti penitenziari, di cui 9 flessibili (per la prima accoglienza) da realizzare nelle grandi aree metropolitane.

Mer, 13/01/2010 – 12:06
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