Gravissime provocazioni e violenze dei carabinieri a Michele
collaboratore dell'AVae-m e del CLCTTeC
Solidarietà antifascista e proletaria al compagno anarchico di Spoleto Michele, dalla Rete Antifascista Perugina, per la grave intimidazione subita, nella notte tra il 13 e il 14 Marzo, ad opera dei Carabinieri M.C. Biagioli Alvaro, Brig. C Venanzi Giuseppe e Asp. Mariucci Roberto.
I suddetti rappresentanti dell'Arma, nonché "garanti della sicurezza", dopo un'incursione senza mandato a casa del compagno e di due suoi coinquilini con la scusa di cercare droga, nonostante l'esito negativo della perquisizione, hanno condotto i giovani in caserma e qui li hanno trattenuti fino alle 3 del mattino.
La reale motivazione della perquisizione si è lapalissianamente manifesta con l'"interrogatorio" di Michele, che tutt'altro che la droga aveva in oggetto.
Chiuso in una stanza della caserma ha subito insulti, minacce, maltrattamenti e intimidazioni fasciste e paramilitari alla sua identità anarchica. La provocazione dei carabinieri, si è resa evidentemente politica quando il maresciallo Biagioli ha cominciato a infierire sugli anarchici, dicendo che "quelli come Michele, che non rispettano le istituzioni, meritano di essere massacrati di botte per strada, senza le forze dell'ordine che intervengano, dato che di esse non abbiamo bisogno!" aggiungendo che al compagno "avrebbe spaccato la faccia in 2 se avesse potuto". Il tutto mentre stringeva con le mani il viso e colpiva con le dita il petto di Michele, "rassicurandolo" sul fatto che "se mai avesse avuto un'altro incidente stradale (Michele ne ha avuto uno qualche mese fa, dopo una dimostrazione sotto Montecitorio contro la tortura bianca e di Stato) loro non sarebbero venuti a salvarlo questa volta" e suggerendogli di stare "attento", di non muoversi, non parlare, non fare niente, altrimenti lo avrebbero "preso a pugni.'sto anarchico, stronzo, pezzo di merda.[.] e se qualcuno fosse venuto a spaccargli la faccia, loro (i caramba) non lo avrebbero fermato".
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, d'altronde la massiccia, provocatoria, intimidatoria e persistente presenza delle forze dell'ordine all'assemblea del 16 dicembre 2006 a Campello sul Clitunno (subito dopo l'incidente di Michele) contro le morti sul lavoro era un segnale chiaro e inequivocabile di come lo Stato intende risolvere i problemi e i conflitti sociali.
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, perché:
Questo è lo Stato che si assolve dalle stragi fasciste e di Stato, dai crimini razzisti di Opera, condannando e intimidendo chi lotta contro il razzismo dei CPT ed il fascismo (L'11 marzo 2006, 43 antifascisti furono arrestati per aver manifestato contro la parata neo-nazi-fascista della Fiamma Tricolore e la cosiddetta "sinistra radicale", oggi al governo, andò a solidarizzare con le forze dell'ordine che avevano protetto i fascisti pestando i compagni!)
Questo è uno Stato di polizia e di moderno fascismo, che ha bisogno di evocare ciclicamente lo spettro del terrorismo per la sua stabilità, criminalizzando preventivamente le lotte sociali e territoriali per evitare che si saldino tra loro e si costruisca una mobilitazione estesa e dal basso contro le scellerate politiche del neoliberismo.
Questo è uno Stato che riapre la "caccia alle streghe" con qualsiasi mezzo, legale o illegale che sia, che impone la dimenticanza e il revisionismo, la fascistizzazione e il razzismo ideologico, militare e paramilitare, con la riabilitazione del fascismo e dei "patrioti" repubblichini, la criminalizzazione di antifascisti, comunisti, anarchici e proletari rivoluzionari, la legittimazione dello Stato negazionista, revanscista, filosionista, razzista, stragista e imperialista italiano, il rogo per immigrati e spazi sociali e politici autogestiti attraverso:
a.. le torture e i pestaggi del G8 a Genova (con i ritornelli che è impossibile dimenticare per chi li ha subiti: 1, 2, 3 e W Pinochet, 4, 5, 6 a morte gli ebrei, 7, 8, 9, il negretto non si muove...; faccetta nera...ecc.)
b.. gli attacchi squadristi ai centri sociali, gli omicidi fascisti, razzisti e polizieschi impuniti (Dax, Carlo, Federico Aldrovandi e Renato tra gli ultimi e tante altre vite spezzate senza nome perché immigrate e/o addirittura clandestine - come un rumeno a Perugia, sparato alla nuca per non aver rispettato un posto di blocco di carabinieri, lo stesso giorno in cui Raciti cadde a Catania come martire-eroe. Chiaramente i due morti non hanno avuto la stessa eco mediatica e lo stesso funerale! -)
c.. L'applicazione del pacchetto Pisanu dopo i fatti di Catania, col pretesto di contrastare la violenza negli stadi, usati in realtà come palestra dalle forze dell'ordine e neo-nazifasciste per gli scontri sociali e di piazza e il conseguente restringimento di spazi di libertà e aggregazione del proletariato intorno allo sport più popolare d'Italia
d.. La strategia della tensione, a danno di diverse realtà politiche dell'antagonismo proletario, per colpire la massiccia mobilitazione popolare contro le basi militari (usate, tra l'altro, per l'addestramento e la preparazione alle stragi di Stato), la politica economica di guerra e l'ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori
e.. L'inquisizione per il "reato" di solidarietà, dei compagni che attaccano manifesti con sù scritto: "Ustica, Piazza Fontana, lo Stato si assolve e dà il carcere a chi lotta" oppure: "Terrorista è chi ci
affama e fa le guerre, non chi lotta a fianco dei popoli"
f.. la repressione dei compagni che hanno manifestato a Bologna il 3 marzo, contro i lager per immigrati ed il razzismo
g.. la criminalizzazione diffusa e capillare di chi si oppone alla guerra, alle basi militari, all'interventismo italiano nel mondo
h.. le dichiarazioni dell'attuale presidente della Repubblica e vari parlamentari e governanti di destra e di sinistra su "giornata della memoria", Foibe, CPT, "...certa sinistra che non serve..." (grazie del complimento, i servi infatti siete voi!)
Quel che è successo a Michele non ci sorprende, ma ci preoccupa e molto, perché siamo vicini non solo da un punto di vista geografico, ma nelle lotte. E a proposito del suo incidente e della sua attività di documentazione e controinformazione per il coordinamento di lotta contro le torture tecnologiche e di Stato, ci ritorna in mente la strage di Gioia Tauro del 22 luglio 1970; l'"incidente" in cui persero la vita 5 anarchici del sud il 26 settembre del '70, mentre si recavano a Roma con le prove che quello di Gioia Tauro era un'attentato di matrice fascista sotto controllo CIA. L'"incidente", che uccise i 5 anarchici reggini fu causato da 2 camionisti alle dipendenze della ditta di Junio Valerio Borghese.
Quel che è successo a Michele non ci sorprende ma ci indigna profondamente perché la lotta per la libertà e la giustizia sociale è patrimonio di tutti gli antifascisti, i comunisti gli anarchici e i proletari consapevoli della loro forza rivoluzionaria.
Perché la lotta per la libertà e la giustizia sociale è patrimonio popolare e non può essere "redento" all'obbedienza con simili intimidazioni.
La nostra solidarietà va oltre la formalità, giusta e sacrosanta, che impone un rapporto di intenti antifascisti. E' una solidarietà che sfiora l'amicizia. E' una solidarietà di classe, che parte dal basso, dai bisogni e dai timori dei proletari. Una solidarietà che nessuno ha pagato perché esista e nessuno ha delegato ad un'urna elettorale perché la rappresenti. E' una solidarietà che non si vende e che non può tradire.
LA SOLIDARIETA' E' UN'ARMA, PRATICARLA E' UNA NECESSITA'
GIU' LE MANI DAI COMPAGNI!
TERRORISTA E' LO STATO,
TERRORISTI SONO I PADRONI E I LORO SERVI!
Rete Antifascista Perugina
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