Introduzione al dibattito sull´ergastolo a Europa (tradotto dallo spagnolo)

All’inizio del 2007 alcuni detenuti condannati all’ergatolo hanno preso l’iniziativa, con l’appoggio dell’Associazione Pantagruel di Firenze, di intraprendere una campagna denominata “Mai dire Mai” contro la pena dell’ergastolo. All’interno dello sviluppo di questa campagna, nel mese di dicembre 2007, 769 prigionieri condannati all’ergastolo e oltre 1.300 persone, fra cui detenuti, familiari, ex-detenuti e solidari portarono avanti uno sciopero della fame di 14 giorni (anche se inizialmente era stata proposta come indefinita).

In Francia, dove legalmente è contemplato l’ergastolo (nei fatti soggetto a revisione dopo 15-20 anni di reclusione), la “Legge di ritenzione di sicurezza”, approvata nel febbraio 2008, consente ai giudici di mantenere in prigione oltre il compimento integro della pena quelle persone giudicate “pericolose”.

Nello Stato spagnolo, dopo le riforme introdotte nel Codice Penale nell’anno 2003 (limite massimo di permanenza ininterrotta in carcere a 30-40 anni, certezza della pena, abolizione della liberazione anticipata e dei benefici penitenziari) e il “diritto” di eccezione applicato nell’ambito della cosiddetta “lotta al terrorismo” (vedasi la dottrina Parot, il caso De Juana, Joxe Mari Sagardui, Fernando Etxegarai, Fina Aramburu, ecc.) si può parlare apertamente di ergastolo camuffato, consideriamo importante analizzare situazioni e casi analoghi nell’ambito europeo e in special modo Francia ed Italia.

ANALISI SUCCINTA DELLA SITUAZIONE NELLO STATO SPAGNOLO

Riforme del Codice Penale dell’anno 2003
Fortemente volute dai partiti PSOE e PP come impulso della politica antiterrorista.
Hanno introdotto una serie di misure che di fatto hanno creato le condizioni per applicare l’ergastolo camuffato:
Aumento del limite massimo di prigione a 30-40 anni.
Inasprimento delle condanne.
Nuove tipologie di reato
Soppressione della liberazione anticipata.
Restrizioni per accedere ai benefici penitenziari, semilibertà e libertà condizionale.

“Dottrina Parot” del Tribunale Supremo (anno 2006)
Abominevole sotterfugio giudiziario creato ex profeso per annullare la liberazione anticipata ai prigionieri politici condannati con il Codice Penale del 1995.
Consiste nell’applicare la liberazione anticipata maturata non più al massimo della condanna stabilita dal Codice Penale del 1995 e cioè 20 anni, ma al totale delle condanne ricevute il che significa eliminare di fatto la liberazione anticipata.

La costruzione di nuovi capi di accusa

Altri fattori da considerare:
La politica penitenziaria esclusivamente punitiva che ha predominato fino al 2005, lasciando il trattamento e gli aspetti legati al reinserimento e alla risocializzazione del detenuto nelle mani del volontariato e di alcuni funzionari e ONG, regnando come norma l’abbandono, la corruzione e il corporativismo.

L’incompetenza, complicità e conformità della magistratura, salvo alcune rare eccezioni, ai diktat dell’amministrazione penitenziaria, al potere politico e a determinati mezzi di comunicazione di massa.

Fattori socio-economici: aumento dell’immigrazione illegale, aumento della disuguaglianza e conflittualità sociale, nuove strutture e forme di delinquenza organizzata, aumento dei delitti violenti, offensiva “antiterrorista”…

Conseguenze nell’ambito penitenziario

Aumento esponenziale del numero di detenuti, che oltrepassa le capacità di assorbimento e le risorse del sistema giudiziario e penitenziario.
Aumento dei suicidi e delle morti in carcere.
Aumento delle patologie e infermità mentali.
Aumento di evasioni durante le uscite per permessi premio o durante la semilibertà.
Aumento dell’indice di recidiva degli stranieri incarcerati.

Nell’agosto del 2008, in occasione del circo mediatico prefabbricato intorno alla scarcerazione del prigioniero politico basco Iñaki de Juana Chaos, e per distogliere l’attenzione dalle responsabilità ufficiali nel caso “Mari Luz”, si sono avanzate proposte tendenti ad introdurre misure di controllo da applicare a taluni individui dopo aver compiuto integralmente la condanna, oppure l’instaurazione del fine pena mai revisionabile.

Queste iniziative sono state trattate in modo critico da giuristi e dallo stesso PSOE in considerazione dell’evidente incostituzionalità e delle difficoltà intrinseche di adeguamento ai trattati europei e internazionali a cui la Spagna aderisce (alla luce rimane la dura critica alla legge di ritenzione di sicurezza francese esposta dall’ONU in un recente rapporto.)

Gli autentici argomenti per il dibattito che non si propongono e si celano:

-A cosa serve tenere una persona in prigione per 20, 30 o 40 anni?
-Fino al 2004 non c’è stata la volontà politica di osservare e dotarsi degi strumenti idonei per compiere con il precetto costituzionale che stabilisce che il fine della pena è il reinserimento e la risocializzazione del detenuto.
-Quando un reato è presieduto da motivi ideologici o politici è lecito e possibile il reinserimento senza vulnerare il principio di libertà ideologica? Forse il rinserimento può essere misurato sulla base della rinuncia ideologica?

Sab, 30/08/2008 – 18:47
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