Lettera aperta all'amico Pasquale

Il detenuto De Feo Pasquale con i suoi comportamenti ha dimostrato un temperamento turbolento, oppositivo e reattivo alle istituzioni, tendente a turbare l'ordine e la sicurezza. Tale azione iniziava attraverso una lettera aperta inviata ad autorità politiche, giudiziarie e amministrative, nonché a delle associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti nella quale si riscontravano accuse nei confronti della Direzione "Pone in discussione il sistema penitenziario in generale e il sistema dei circuiti penitenziari in particolare" (Decreto Ministero della Giustizia del 20/04/07 di sottoposizione di sorveglianza particolare del 14 bis ordinamento penitenziario).
Caro Pasquale, mi dispiace dirtelo ma te la sei cercata: per una volta, almeno per una volta, ti avevo consigliato di essere una vittima ubbidiente.
Ti avevo avvisato che i dirigenti del carcere di Parma non provano il minimo rimorso di coscienza a fare del male, perché il male per loro è la legge. E tu invece di darmi retta, hai chiesto d'indagare su quello che accade in quel carcere per squarciare il velo d'ignoranza che copre le condizioni dei detenuti, ora questa è stata la loro reazione. Mi hai scritto che è assurdo accettare il carcere come manichini e che la persona umana conserva anche nella condizione di detenzione il suo diritto inalienabile alla manifestazione della propria personalità come nell'espressione di pensiero.
Ma: ti avevo detto di essere omertoso come lo eravamo una volta. Ti avevo avvisato che nel carcere di Parma il sole non nasce mai, anche quando c'ero io era così, un pozzo nero d'ingiustizia dove i detenuti non solo devono strisciare ma devono anche sottomettersi ma tu continui a pensare con la tua testa e non ubbidire agli ordini ingiusti ed ora questi sono i risultati. Ti avevo consigliato di non pensare e di non sognare perché in quel carcere è vietato anche sognare. Ti avevo avvisato che nel carcere di Parma avresti subito una pena superiore a quella prevista nella tua sentenza di condanna e che dovevi reprimere la tua voglia di legalità, rabbia, libertà e amore. Ti avevo detto che nel carcere di Parma oltre a perdere la libertà avresti perso anche la gestione della tua vita e dei tuoi pensieri.
Lo so, lo so che tu vuoi giustizia, legalità, diritti e doveri, tutte quelle stupidaggini che abbiamo studiato nei libri. In verità, quando facevamo i delinquenti ed eravamo ignoranti tutto era più chiaro: loro erano i buoni e noi eravamo i cattivi, invece adesso non sappiamo più chi sono i buoni e chi sono i cattivi.
Lo so, lo sanno tutti, lo sa anche il Ministero di Giustizia che nel carcere di Parma attuano un trattamento disumano e degradante e per questo la Direzione è stata condannata dal Comitato europeo dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Lo so che lì si vive una vita non degna di essere vissuta. Lo so che un individuo in carcere non perde il diritto di avere diritti. Lo so che un carcerato resta un membro della famiglia umana e che nel carcere di Parma si sconta una pena degradante incompatibile con la dignità umana. Lo so che se anche lo Stato ha il potere di punire quando punisce deve trattare i suoi membri con rispetto per il loro valore proprio come esseri umani.
Ma a che serve sapere tutto questo se ora tu subisci ingiustamente una punizione ingiusta con sei mesi d'isolamento e di privazioni?
Ti sono vicino con affetto e solidarietà, io sono con te perché io sono sempre per lottare. Il carcere è lotta se non lotti sei prigioniero per questo vogliono farci tacere e smettere di lottare.
Un affettuoso abbraccio.
Chi vuole dare solidarietà a Pasquale De Feo può scrivere al carcere di Parma, via Burla, 59, 43100 Parma e al Sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi presso il Ministero di Giustizia via Arenula, 70, 00186 Roma, mandando questa lettera aperta.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto - maggio 2007

Mer, 16/05/2007 – 10:25
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