Marco Martorana: riprende il Processo
Esito dell'ultima udienza e richiamo per la prossima...
Pippo Pippo non lo sa…
Si è conclusa la seconda udienza del processo contro Marco Martorana, accusato di aver dato una bottigliata in testa ad un Digos la sera della manifestazione spontanea contro il pestaggio-sgombero del presidio No-Tav di Venaus il dicembre dello scorso anno.
Massiccia presenza di Digos in aula e fuori, dove si è tenuto il presidio di solidarietà.
L’udienza si è risolta in una carrellata di testimoni-sbirri, che si sono trovati tutti sostanzialmente d’accordo – nonostante le molte contraddizioni – nel riconoscere Marco.
Prima ha testimoniato una sbirra, che quel giorno era responsabile dell’ordine pubblico.
Era al radio-telefono quando è stata avvicinata da tre manifestanti che non l’hanno toccata, ma per fortuna è subito arrivato sul suo bianco destriero il prode ispettore capo Filippo Catalano che tirandola indietro ha opposto il suo petto alla furia dei manifestanti prendendosi la bottigliata.
Lei ha visto solo un braccio che le passava di fianco nel dare il colpo ma riconosce con sicurezza Marco come aggressore. Poi dice di averlo rivisto alla fine del corteo in piazza Castello. Come mai allora non lo aveva segnalato alla Digos come l’aggressore? Era troppo impegnata nel suo lavoro. Si sa, le montature si fanno dopo con calma, in ufficio, con le imbeccate giuste.
Poi tocca al prode Pippo.
Riconosce Marco come uno dei più scalmanati, Non si sa perché abbia concentrato la propria attenzione su di lui, visto che, tra i manifestanti presenti al corteo, si ricordava solo di altri due. Lui Marco lo conosce bene: l’ha visto il primo maggio e seduto sui gradini di Palazzo Nuovo.
A differenza della Fontana, Catalano ha studiato e sa benissimo cos’è una kefiah, anche se all’epoca dei fatti non sapeva che ce ne sono di diversi colori. Sa anche che ha un significato politico, visto che la portava Arafat.
Ma la kefiah o foulard che sia non ha più alcuna importanza perché - coup de thèatre - lui Marco l’ha visto bene in faccia mentre veniva colpito, eh sì, perché nella corsa il foulard gli era caduto e si trovava a viso scoperto.
La difesa vuol sapere se aveva rivisto Marco dopo il suo ferimento: assolutamente no. Viene fuori un verbale nel quale risulta che l’aveva visto in questura il giorno dell’arresto, allora si ricorda di averlo incontrato per caso nel corridoio. Che smemorato, viene preso a bottigliate, rivede il feritore in manette e se ne dimentica completamente, non se ne ricorda nemmeno quando lo rivede in tribunale. Povero Pippo, non è che la bottigliata lo ha lasciato rincoglionito?
Infatti, non si ricorda nemmeno se quando è stato aggredito si trovava nel viale o nel controviale.
Viene poi chiamato un altro digos che non sa niente perché era da un’altra parte e infine Bentivoglio, colui che lo aveva arrestato 15 giorni dopo. Non ricorda se Catalano fosse venuto nel suo ufficio perché ogni tanto passa e lui in quel momento aveva da fare nel compilare i verbali.
E’ lui che ha visionato foto e video che sono acclusi agli atti. Gli viene chiesto come mai ha allegato
solo immagini relative alla manifestazione del mattino e non di quella della sera in cui è avvenuto il fatto in esame. Sono tutte scure, non si vede niente, era inutile mandarle al tribunale. Poveri digos, son messi male, non hanno neanche una telecamera in grado di riprendere alla luce dei lampioni.
Da questa deposizioni emerge nuovamente che su di Marco non ci sono prove ma solo le affermazioni degli sbirri che hanno stabilito a tavolino che questa volta è lui che dovrà pagare.
prossima udienza:
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