Prigionieri/e | Spagna - Seconda udienza del processo contro Monica e Francisco

Traduzione da indymedia barcelona

Durante il giorno di oggi, mercoledì 9 marzo, si è svolta la seconda udienza del processo contro Francisco e Mónica, compagnx accusatx di appartenenza ad organizzazione terrorista, stragi, lesioni e cospirazione, accuse per le quali il Pubblico Ministero chiede 44 anni di carcere per uno.
Mentre avveniva quest’udienza nell’aula n°4 del Tribunale Nazionale, un gruppo di solidalx si è riunito all’esterno del recinto, gridando slogan d’appoggio che potevano essere sentite dax compagnx dall’interno dell’aula.

Nonostante l’udienza di ieri sia stata centrata sulle dichiarazioni di Mónica, di Francisco e dei testimoni (poliziotti e testimoni oculari) che ha presentato il Pubblico Ministero, quella di oggi è iniziata con i testimoni chiamati a dichiarare dalla difesa per passare poi alle dichiarazioni dei periti.
I 4 testimoni che ha presentato la difesa hanno confermato le dichiarazioni che al momento diedero alla polizia, nelle quali nessuna delle caratteristiche che descrissero corrispondono con quelle di  Mónica e Francisco.

I testimoni dei periti (tutti poliziotti) che sono stati convocati dal Pubblico Ministero si sono concentrati su vari aspetti:

- Pericolosità dell’artefatto esplosivo: i poliziotti che hanno deposto (nazionale, scientifica e TEDAX) hanno seguito la stessa linea di voler magnificare la supposta pericolosità dell’esplosione e la possibilità di causare danni alla vita umana. Si è voluto avallare scientificamente questo argomento a partire da uno studio teorico sull’impatto di un artefatto di 3 Kg di polvere da sparo in campo aperto. Questa argomentazione è stata contrastata dalla difesa visto che, sebbene l’inchiesta parli di una carica tra i 2 e i 3 Kg e il comunicato di rivendicazione dell’azione descriva l’utilizzo di 2 Kg di polvere da sparo, i rapporti sono stati fatti in base al criterio teorico di uno di 3 Kg, il che mette in evidenza le intenzioni della polizia.
- Analisi antropometriche: queste relazioni mettono in comparazione le immagini di Francisco e Mónica prese da internet (senza sapere se la polizia le abbia manipolate o no) con le immagini della telecamera di videosorveglianza di Barcellona. Se ne conclude un’alta probabilità di coincidenza nel caso di Francisco e una minore nel caso di Mónica. Bisogna segnalare che nessuno dei testimoni ha titoli relazionati con perizie antropometriche. L’intervento della difesa ha permesso di mettere in evidenza gli handicap del sistema informatico usato, che può solamente dare delle probabilità ma non può stabilire delle identità senza ombra di dubbio.

- Appartenenza a organizzazione terrorista: l’argomentazione poliziesca si basa sul considerare che FAI-FRI, GAC e Comando Insurreccional Mateo Morral fanno parte della stessa organizzazione terrorista. I poliziotti che hanno elaborato la relazione sulla FAI-FRI come organizzazione terrorista segnalavano che così viene considerata in una Disposizione Europea del 2001, però non sapevano che già dal 2009, nella stessa Disposizione, non viene più considerata come organizzazione terrorista. Inoltre citano nei loro rapporti vari processi avvenuti contro la FAI-FRI nei paesi europei. Chiedendo loro quali le fonti consultate per venire a conoscenza di tali processi, hanno palesato di averli presi da fonti aperte (internet, stampa) e in nessun caso da nessun organo ufficiale (tribunale, corpi di polizia, ecc). Per stabilire il legame tra la FAI-FRI e i GAC fanno riferimento al fatto che questi ultimi rispondono all’appello per l’azione diretta, la solidarietà e l’appoggio mutuo che realizza la FAI-FRI. Un altro argomento che espone la polizia per sostenere che i GAC sono un’organizzazione terroristica è la temporalità: segnalano che successivamente al primo testo di presentazione che appare dei GAC si realizza la prima azione coordinata nello Stato Spagnolo. Nella descrizione che fanno del funzionamento dei GAC si segnala l’esistenza di un certo tipo di lideraggio informale. Si segnalano anche, come indizio di appartenenza di Mónica e Francisco a un’organizzazione terrorista, i differenti comunicati internazionali nei quali si solidarizza con loro, come per esempio quelli che vengono fatti a partire dall’appello per un “dicembre nero”; si menziona anche il testo solidale che Mónica apporta al libro “Mapeando el fuego” mentre erano processati in Cile per il caso bombas.

Per ultimo, nella sessione pomeridiana dichiarò il perito medico che citò le accuse specifiche della donna ferita con le quali si certifica principalmente la sequela psicologica derivate dal vissuto del Pilar. Si è conclusa la giornata con i poliziotti incaricati della perizia relativa a impronte digitali e DNA, che hanno accertato non aver trovato ne l’uno né l’altro nei posti ispezionati a Saragoza (nei resti di esplosivo e nella cabina telefonica dalla quale venne fatta la chiamata di avviso della bomba).

Di fronte a questo processo-farsa, le compagne non sono sole. Fino a quando non saremo tuttx liberx! Solidarietà e lotta!


Sab, 12/03/2016 – 16:44
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