Roma - Report del presidio a Ponte Galeria
Giovedì 9 luglio, mentre i g8 recitavano la loro pagliacciata sotto i riflettori dei massmedia internazionali, circa un migliaio di abitanti del mondo si ritrovava fuori le mura del centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma.
A pochi giorni dall'approvazione del DDL sicurezza, quindi a pochi giorni dal prolungamento del periodo di reclusione all'interno dei C.I.E. a 180 giorni, molti/e compagni e compagne antiautoritari/e ed anticapitalisti/e hanno ritenuto importante solidarizzare direttamente con i reclusi e le recluse di questi lager della democrazia.
Oltre alla distribuzione di materiale informativo sono stati letti numerosi contributi in più lingue al microfono ed è stato diffuso un numero di telefono per permettere di mantenere un contatto continuativo tra l'interno e l'esterno. Per manifestare la propria solidarietà un gruppo di ragazzi ha anche dedicato alcune canzoni alle/i recluse/i.
Nonostante il tentativo da parte delle forze repressive di oscurare la comunicazione, numerose sono state le chiamate ricevute dall'interno, alcune delle quali sono state ascoltate attraverso l'amplificazione del presidio.
Ancora una volta, i reclusi e le recluse ci hanno ribadito le condizioni in cui sono costretti/e a vivere, nonostante le continue intimidazioni da parte della polizia presente all'interno della struttura carceraria. Tra le numerose privazioni subite all'interno del C.I.E., il razionamento dell'acqua (1 litro al giorno per ogni detenuta/o) ha spinto gli/le attivisti/e a dar vita ad una vera e propria pioggia di bottiglie di plastica oltre le mura del lager.
La stampa è stata tenuta a distanza poichè ritenuta responsabile, tanto quanto i politici, di aver creato un clima d'odio e di diffidenza nei confronti dei/delle migranti/e, contribuendo a costruire lo stereotipo dello straniero come pericolo e nemico pubblico. Alcune/i attiviste/i dei media indipendenti hanno infatti attaccato ironicamente la stampa ufficiale, ostacolandone le riprese e dando fuoco ad un'enorme telecamera di cartone, per ricordare ancora una volta l'asservimento dei mezzi di informazione di massa a politiche repressive e securitarie dei governi.
Durante la giornata il silenzio di quell'area desolata è stato rotto dai nostri cori e urla di rabbia, che si sono intrecciati a quelli delle/i recluse/i.
Infine, un gruppo di medici ed avvocati del legal team ha deciso di propria iniziativa di organizzare una delegazione che entrasse ad incontrare i/le reclusi/e; la prefettura non ha dato l'autorizzazione.
NESSUNA GABBIA
NESSUNA FRONTIERA
TUTTE LIBERE, TUTTI LIBERI
Antirazziste e Antirazzisti
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