Varese - Offensiva all'uninsubria
Coalizione contro la vivisezione nelle Universita'
Con questo scritto, letto davanti a docenti e studenti presenti al convegno di neurobiologia del 22 gennaio ai Molini Marzoli, la campagna Offensiva all'Uninsubria, sezione di Busto Arsizio della Coalizione contro la vivisezione nelle Università, annuncia ufficialmente la sua nuova richiesta. Dopo aver ottenuto la promessa del Sindaco Farioli che il comune patrocinerà una conferenza pubblica sulla vivisezione, continua il processo di messa nudo delle pratiche di sperimentazione animale perpetrate dall'Uninsubria: se si utilizzano indiscriminatamente i soldi dei cittadini è giusto dare loro la facoltà di schierarsi.
"Offensiva all'Uninsubria chiede che vengano aperti al pubblico questi luoghi di tortura, cosicché ognuno possa guardare coi propri occhi le atrocità che vi accadono, e possa decidere con la propria coscienza, la propria sensibilità e il proprio senso di giustizia se continuare a essere complice di questi crimini, oppure se iniziare a percorrere un altro cammino."
IO SONO UN ANIMALE
Io sono un animale. E oggi sono qui in difesa dei miei simili, e principalmente per aiutare voi animali umani.
Voi che avete fondato le vostre società sulla sofferenza e l’oppressione di quelli diversi da voi, di quelli che chiamate deboli, inferiori, gli altri.
Voi che avete dimenticato di essere anzitutto animali, animali legati profondamente e inevitabilmente all’ambiente che vi circonda e a tutti gli esseri che abitano questo pianeta.
Avete fondato le vostre società sullo sfruttamento e la tortura, in nome di false verità e di un’illusoria superiorità.
Vi credete dei prescelti.
Prescelti dal fato, dall’evoluzione, da dio. Non vi siete però mai chiesti quale e quanta responsabilità questa cosa, anche se fosse vera, comporti. Evitate volutamente di chiedervelo, perché ciò significherebbe confessare a voi stessi quanti errori avete commesso lungo il vostro cammino di specie, e quanti ancora, immensi, devastanti, ne state commettendo.
Voi animali umani avete bisogno di aiuto perché avete perso il senso della vostra esistenza. Avete perso i valori fondamentali che fanno di una società una comunità civile e progredita: compassione, solidarietà, condivisione, giustizia. Avete perso questi valori accecati dall’arroganza e dall’avidità. In nome di una corsa sfrenata alla produzione e al consumo, state logorando inesorabilmente le risorse del pianeta; risorse che non vi appartengono, ma che sono a beneficio di tutti gli esseri viventi che lo popolano.
Vi siete rintanati dentro bolle di sapone, convinti che la distruzione che arrecate al mondo esterno non vi influenzi.
Avete costruito industrie che fagocitano le risorse del pianeta sventrandolo in ogni sua parte e riversandovi, in enormi quantità, sostanze chimiche altamente nocive. Avete creato una peste che sta avvolgendo il pianeta corrodendo i corpi e ogni altra cosa dall’interno e dall’esterno. Avete oppresso e sfruttato i vostri simili umani e gli altri animali. Avete generato dolore e morte. E davanti a tutto ciò, invece di fermarvi e fermare la distruzione di cui siete artefici, ponendovi rimedio rimovendo le cause che l’hanno generata, vi preoccupate solo di intervenire sugli effetti che tale distruzione sta avendo sui vostri corpi (ma non sulle vostre coscienze!) e che si ripresentano con inevitabile puntualità, combattendo così una battaglia persa.
Così la vostra scienza, alla ricerca di palliativi e in nome di principi erronei, procede come un caterpillar sui corpi delle cavie che loro malgrado sono state private della loro libertà e del loro diritto di vivere, procedendo con lo stesso impeto distruttivo che sta determinando l’inesorabile declino della civiltà umana.
La vostra scienza, per giustificare i propri metodi crudeli, proclama come principio assolutamente e indiscutibilmente valido che la sofferenza e la morte di un solo individuo o di pochi sono accettabili se permettono di salvare tante vite; o ancora peggio che la sofferenza e la morte di uno o tanti individui appartenenti a specie non umana sono accettabili se permettono di salvare anche solo una vita umana.
Non ci vuole certo una laurea per scorgere immediatamente la falsità e l’arroganza di tali affermazioni, basta seguire il senso comune di giustizia, la propria coscienza e la propria sensibilità.
L’arroganza è evidente nel fatto che gli animali umani si arrogano un diritto che non hanno, e cioè di decidere della vita di altri esseri viventi. Un’arroganza che la specie umana sta cercando di combattere all’interno delle proprie società, punendo l’omicidio, aborrendo le guerre e i genocidi e opponendosi alla pena di morte. Ipocritamente, però, gli umani non riconoscono che commettono assassini ugualmente o di granlunga più atroci ogni giorno nei propri macelli e nei laboratori di vivisezione. Luoghi in cui si praticano la tortura sistematica e l’omicidio premeditato, che se fossero praticati su animali umani sarebbero considerati deplorevoli, aborriti dalla società e impediti con decisione.
Non aborriamo forse i sacrifici rituali di cui i nostri antenati si servivano per propiziarsi gli dei?
Eppure oggi tali sacrifici li compiamo in nome della scienza e del progresso.
Non aborriamo forse la schiavitù contro cui diverse generazioni di uomini hanno lottato?
Eppure ogni giorno migliaia di animali, individui impauriti e indifesi, vengono rinchiusi in gabbie e stabulari in attesa di una morte lenta e dolorosa.
Non aborriamo forse la tortura usata dalle dittature?
Eppure le nostre società civilizzate torturano migliaia di esseri viventi ogni giorno, spacciando tali nefandezze - la vivisezione, lo scuoiamento, lo scannamento - come necessarie.
Tali crimini vengono perpetrati perché si dimentica il fondamento della giustizia morale, e cioè che essa va applicata indiscriminatamente. Non c’è diversità, formale o sostanziale, che possa giustificare l’assassinio. Se sulla bilancia della giustizia poniamo da un lato una vita e dall’altro tante vite, essa sarà comunque in perfetto equilibrio, poiché i diritti, e inparticolare il diritto alla vita, non si misurano in base al criterio di quantità. Ogni individuo, senza alcuna distinzione di sorta, ha diritto di vivere la propria vita, e di viverla nel modo che gli è più confacente. E la sua vita è ugualmente preziosa che quella di ogni altro individuo o della somma delle vite di tutti gli altri individui, poiché è preziosa in sé, unica, irriproducibile, insostituibile.
Tali crimini vengono perpetrati in nome di una diversità tra animali e animali umani che è solo apparente. Tale diversità viene affermata in base a differenze formali, non di certo sostanziali. Da un lato queste differenze sul piano della struttura fisica sono tali che spesso la sperimentazione sugli animali non umani dà esiti completamenti diversi da quella effettuata sugli uomini, tanto da metterne in dubbio, da parte degli scienziati più obiettivi, la validità e l’utilità. Dall’altro lato tali differenze sono fittizie perché gli animali provano le stesse sensazioni ed emozioni che provano gli animali umani. Dolore, paura, smarrimento, frustrazione, angoscia, tristezza, solitudine sconvolgono gli animali soggetti a tortura e sfruttamento esattamente come accadrebbe agli animali umani sottoposti alle stesse condizioni. In questo momento migliaia di animali- “cavie da laboratorio” le chiamiamo- soffrono atrocità indescrivibili dentro i centri di ricerca, pubblici e privati. Questi individui sono stati privati del loro diritto di vivere una vita piena, di correre per i campi, di rotolarsi sull’erba e giocare con i propri simili, di guardare negli occhi un uomo e non avere paura. Per non sentire le loro sofferenze li abbiamo rinchiusi in allevamenti e laboratori lontani dalle nostre orecchie e dai nostri occhi; gli tagliamo le corde vocali per non sentire le loro urla quando gli apriamo a vivo la pancia e infiliamo le nostre macchine di tortura nella loro carne.
Questi animali - centinaia, migliaia, miliardi ogni anno - vivono una vita di terrore e sofferenza, senza comprendere neanche il perché. Si guardano smarriti attorno in cerca di una via di fuga, ma vedono solo sbarre e catene. Guardano speranzosi i loro carcerieri, ma non troveranno mai pietà e compassione negli occhi degli uomini che li torturano e li uccidono. I nostri occhi.
Voi animali umani rivendicate la civiltà e la solidarietà, come vostre caratteristiche esclusive, contrapponendole alla crudeltà e alla primitività degli animali. Ma come si possono considerare “civili” e“solidali” le pratiche che riservate ai vostri cugini animali?
L’uomo ha il diritto, e il dovere, di percorrere il cammino della conoscenza. Ma è ancora più importante come tale cammino viene percorso. Possiamo scegliere di schiacciare impietosamente tutto ciò che incontriamo lungo la strada - cosa che purtroppo sta già accadendo -, ma così facendo la nostra conoscenza sarebbe intrisa di sangue e sofferenza e il nostro cammino si rivelerebbe condurre ad un abisso senza ritorno, fatto di odio e violenza; oppure possiamo scegliere altre strade che, anche se più lunghe e tortuose, ci possono permettere di agire con giustizia e di guardare negli occhi dei nostri simili con dignità e serenità.
Una società libera ed evoluta è un società in cui ogni scelta viene compiuta consapevolmente dai suoi membri.
Le società umane non lo sono poiché nascondono ai propri membri la realtà dell’orrore che avviene quotidianamente dentro gli allevamenti, i macelli, gli istituti di ricerca.
Allora, come animale umano, chiedo che vengano aperti al pubblico questi luoghi di tortura, cosicché ognuno possa guardare coi propri occhi le atrocità che vi accadono, e possa decidere con la propria coscienza, la propria sensibilità e il proprio senso di giustizia se continuare a essere complice di questi crimini, oppure se iniziare a percorrere un altro cammino.
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