Il bacio della talpa
Era appena cominciato il mese di maggio dello scorso anno quando l'eccellente governatore della Sicilia, al secolo Totò "pizzetta" Cuffaro, veniva sbattuto in prima pagina con un'accusa "ingiusta e strumentalizzata" di concorso esterno in associazione mafiosa.
Smentite, interrogatori, la solita storia di un presidente "democraticamente eletto dai cittadini siciliani" e la storia finisce nel dimenticatoio.
Meno di sei mesi dopo ecco che Totò torna sotto le luci della ribalta con un'altra accusa di favoreggiamento e rivelazione di segreto d' ufficio nell'ambito dell'inchiesta sulle talpe alla dda di Palermo.
Cerchiamo di ricostruire la storia: Michele Aiello, imprenditore siciliano, decide di aprire a Bagheria (Pa) la clinica "Santa Teresa", uno dei centri oncologici più all'avanguardia in tutto il Mezzogiorno, mentre su di lui sono in corso indagini per corruzione. Aiello si mette allora in contatto con Antonio Borzacchelli, 43 anni, ex maresciallo dell'arma ora deputato regionale dell' Udc (lo stesso partito di Cuffaro), cui paga ingenti somme di denaro (fino a 5/6 miliardi di lire in contanti) in cambio di informazioni riservate sulle indagini a suo carico e che lo minaccia, in caso di mancato pagamento, di revocare i permessi e le licenze della clinica. L'imprenditore, con un giro di tangenti, avrebbe creato all'interno della Procura una vera e propria rete di informatori - rete a cui, secondo i pm, appartiene Salvatore Cuffaro - e attraverso Borzacchelli avrebbe avuto accesso a indagini riservate. Aiello viene arrestato a novembre e con lui il maresciallo della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Palermo, e i marescialli dei Carabinieri Giorgio Riolo, in servizio alla sezione anticrimine del Ros e Calogero Di Carlo. Aspettando la prossima inchiesta la domanda sorge spontanea: ma cosa aspetta il governatore Cuffaro a dimettersi?
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