Voci prigioniere
Dall'inizio della guerra in Iraq sono morti 47
giornalisti,
32 nell'ultimo anno. Vengono uccisi
i giornalisti indipendenti e quelli filooccidentali. Impossibile stabilire chi o che cosa
fa la differenza fra la vita e la morte in Iraq. Una cosa è certa: la
libertà d'informazione è considerata una forza nemica: chi insiste, rischia a sue spese. Diversi governi hanno consigliato ai
loro giornalisti di non andare nel paese, e alcuni di quelli che sono andati
restano nei loro hotel lasciando che siano altri occhi
a guardare e rischiare per loro.
Il Governo Italiano ha recentemente apportato delle gravissime modifiche al codice penale militare che sventolano pene fino a 20 anni di carcere militare per chi racconta ciò che avviene nelle zone di guerra,
come denunciano i firmatari della petizione contro
il codice.
Il mondo dell'informazione viene investito anche dalla 'strategia' dei sequestri; dopo la liberazione dei reporter francesi Chesnot e Malbrunot, non si hanno piu' notizie di altri quattro giornalisti rapiti. Poco tempo prima era toccato alla francese Florence Aubenas e alla giornalista de Il Manifesto Giuliana
Sgrena, sequestrata lo scorso 4 febbraio.
Dopo un mese in ostaggio, Giuliana Sgrena e' stata liberata.
Mentre veniva trasportata dai servizi segreti italiani verso l'aeroporto, una pattuglia americana
fa fuoco sul piccolo convoglio, ferisce lei e due agenti del sismi, ne uccide un terzo, Nicola Calipari.
Incidente o avvertimento "mafioso"?.
Che venga liberato il popolo iracheno e con esso tutti gli ostaggi di questa guerra.
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