Israele - Palestina - 08.3.2006 Un furtivo disimpegno Mentre Olmert parla di ulteriori disimpegni, Israele annette la valle del Giordano
Il sostituto di Sharon, Ehud Olmert, in vista delle prossime elezioni in Israele, ha rilasciato diverse dichiarazioni che prospettano ulteriori ritiri unilaterali dai territori occupati in Cisgiordania. Sono le nuove strategie con cui il ministero della Difesa intende determinare i nuovi confini di Israele, senza passare per la Road Map e senza il bisogno di interloquire con la nuova leadership dell’Autorità Palestinese. Colona con figlio durante lo sgombero da Gaza Disimpegno? I progetti di disimpegno che Olmert ha paventato, in caso di vittoria alle elezioni di fine mese, sono ben lungi dall’essere una “ritirata” come quella dalla Striscia di Gaza, che per molti israeliani ha provocato la vittoria di Hamas. Olmert ha sì annunciato il ritiro da alcuni piccoli insediamenti della Cisgiordania, ma al solo scopo di concentrare e rendere permanente la presenza israeliana nei blocchi di colonie di Ariel, Ba’al Hatzor, Gush Etzion, Maale Adumim, oltre agli insediamenti dentro e attorno la città di Hebron. A nche rispetto all’abbandono delle diciassette piccole colonie, il ministero della difesa ha raccomandato di mantenere il controllo, almeno militare, sugli insediamenti strategici per il controllo delle risorse d’acqua. “Sarà un disimpegno civile, non militare” ha dichiarato Avi Dichter, ex capo dello Shin Beth. I circa 15 mila abitanti dei centri da sgomberare confluiranno con ogni probabilità nei blocchi di grandi insediamenti, che già oggi ospitano 250 mila coloni in piena Cisgiordania. Il risultato di questo processo, che dovrebbe avvenire nei prossimi quattro anni, non sarà quindi un disimpegno, ma un forte consolidamento della presenza israeliana in Cisgiordania, che nessuna Road Map potrà più mettere in discussione. Mappa della Cisgiordania, in azzurro la valle del GiordanoLa valle del Giordano. Recentemente, l’organizzazione per i diritti umani israeliana B’Tselem ha pubblicato una ricerca che offre su quei piani un punto di vista radicalmente diverso. Secondo B’Tselem, Israele avrebbe già annesso di fatto tutta la fascia orientale della Cisgiordania, che corre da nord a sud lungo il fiume Giordano fino al mar Morto. In questa fascia dei Territori Occupati si trovano una trentina di colonie, che ospitano circa ottomila residenti, a fronte dei 50 mila palestinesi che risiedono nei villaggi e nei centri abitati dell’area. Quando venne progettato il muro di separazione lungo la linea Verde ( in molti punti anche all’interno, ndr ) tra la Cisgiordania e Israele, le autorità intendevano costruirne uno uguale anche a est, tra la Cisgiordania e la Giordania, ma il progetto venne bloccato dall’Alta Corte Israeliana e dalle proteste internazionali. “É evidente - si sostiene nelle conclusioni della ricerca - che l’effetto di una barriera di separazione si può ottenere anche in altri modi. Per mesi infatti, Israele ha istituito in quelle aree un regime di permessi e severe restrizioni al movimento”. Oggi per i check point della zona possono transitare solo i palestinesi residenti e quelli con un permesso speciale dell’Amministrazione Civile Israeliana. Solo Gerico rimarrà accessibile, ma una volta in città non sarà possibile spostarsi. “I palestinesi che verranno scoperti nella valle del Giordano – ha dichiarato il portavoce dell’esercito israeliano – saranno arrestati”. Questo significa che in modo informale, senza cioè un voto della Knesset e un dibattito pubblico, si è creata una distinzione di status tra le parti della Cisgiordania: da una parte i territori di Giudea e Samaria, dall’altra la valle del Giordano. Questa annessione di fatto viola i diritti dei palestinesi, perché limita fortemente l’accesso al ponte Allenby, varco di frontiera con la Giordania, separa intere famiglie dai parenti che vivono poco lontano e limita agli agricoltori della zona l’accesso a numerosi terreni coltivati. Israele ha anche interdetto l’accesso palestinese a tutta la parte meridionale della valle, l’unico sbocco sul mar Morto, appropriandosi così di una importante risorsa economica per l’industria e il turismo. L’impressione che se ne trae, conclude B’Tselem, è “che queste politiche non siano motivate da questioni di sicurezza, ma da valutazioni politiche". Blocchi stradali per accedere a Hebron. Foto: Naoki Tomasini Gerusalemme isolata. Israele pianifica anche di costruire un tratto di barriera anche attorno a cinque villaggi alle porte di Gerusalemme, tra cui Beith Hanina, e Qalandia, nodi di passaggio verso Ramallah. Il nuovo tratto creerà enormi disagi ai 15 mila abitanti della zona, che si troveranno isolati dalla vicina Gerusalemme e saranno costretti a lunghe e tortuose deviazioni. In questo tratto si prevede che il muro di separazione correrà all’interno di tre by pass roads, importanti vie di comunicazione che saranno riservate ai coloni. Per la mobilità dei palestinesi è stata annunciata la futura costruzione di strade alternative, ma si tratterebbe di un progetto costoso e di lunga realizzazione che, visti i precedenti, difficilmente verrà realizzato. La motivazione principale per la segregazione dei cinque villaggi è quella di separare Gerusalemme dalla Cisgiordania, marginalizzandone sempre più l’identità araba. Ma, ancora una volta, questa scelta strategica determinerà molti e gravi disagi per la popolazione. Innanzitutto perché molti dei residenti dell’area, che sono in possesso di documenti di identità israeliani, non potranno più raggiungere i posti di lavoro a Gerusalemme. Molte famiglie verranno divise e molti agricoltori perderanno l’accesso ai campi. Le fabbriche e le botteghe artigianali della zona si troveranno improvvisamente di fronte un mercato chiuso e i malati potranno ricevere cure solo nel piccolo ospedale di Ramallah. Il paradosso urbanistico culmina nel villaggio di Baith Hanina, che verrà diviso in due: da una parte della barriera rimarrà la scuola maschile, dall’altra quella femminile. Naoki Tomasini scrivi all'autoreInvia un commento invia pagina invia pagina
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