Individuati grazie ai filmati: nove abitano a Milano, gli altri erano arrivati da fuori. Gli avvocati chiedono intanto la liberazione dei 25 ancora detenuti: "Non ci sono prove". Grazie agli abiti e a diversi segni distintivi identificato anche chi aveva il volto nascosto.
I filmati delle devastazioni dell´11 marzo, in corso Buenos Aires, viaggiano tra Milano e gli uffici delle Digos di mezza Italia. E i primi risultati sono arrivati: diciannove di nuovi nomi sono stati iscritti dalla procura nel registro degli indagati. E un´altra lista - con i nomi di quelli che tirarono una bomba carta contro i carabinieri, ferendone quattro - è già quasi completa. Perché dopo la prima ondata di arresti, quelli fatti a caldo il giorno stesso degli scontri - con il rischio, poi confermato, di fermare anche gente che non aveva partecipato ai disordini, poi scarcerata - ora l´indagine entra nella seconda fase. Quella della ricerca scientifica dei responsabili degli incendi e delle devastazioni di auto e negozi. La frangia più dura che, quel pomeriggio, era riuscita a far perdere le sue tracce. Dieci dei nuovi indagati arrivarono da fuori Milano, grazie al tam tam su Internet e alle riunioni ristrette dei centri sociali più radicali. Nove, invece, sono milanesi. Tutti avevano deciso di usare ogni mezzo per impedire il corteo della Fiamma tricolore. Lo scontro con le forze dell´ordine non era solo messo in conto come ipotesi, ma era cercato. Di questo gli investigatori sono sempre più certi, man mano che guardano i filmati e le foto di quel pomeriggio alla ricerca di facce da associare a nomi. Da due settimane il pm Piero Basilone, con gli uomini della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri, analizza tutto il materiale raccolto: dalle foto e dai filmati fatti dalle stesse forze dell´ordine a quelli degli operatori televisivi e alle riprese delle telecamere esterne di banche e negozi. Ed è guardando un video, in particolare, che riprende il momento in cui da un gruppo di autonomi parte la bomba carta che colpisce i carabinieri, che stanno arrivando i risultati sui nuovi nomi. Così, mentre la prima ondata di arresti si assottiglia - 38 i fermati dalle forze dell´ordine subito dopo gli scontri, 25 i maggiorenni rimasti in carcere - dall´altra parte cresce il numero di quelli che, dopo essere riusciti a far perdere le tracce quel pomeriggio, vengono individuati come i più violenti. Con questi stessi filmati il pm ha accertato l´estraneità - o, almeno, non è riuscito a provare la partecipazione - alle devastazioni di alcuni dei primi arrestati. Da qui le prime dieci scarcerazioni. Ieri mattina, invece, il tribunale del riesame ha esaminato le posizioni dei 25 rimasti in carcere tra San Vittore, Opera e Bollate. Tutti hanno ammesso di aver partecipato alla manifestazione non autorizzata ma si sono dichiarati estranei alle devastazioni. «Abbiamo chiesto la scarcerazione per tutti gli arrestati - spiega uno dei legali, Mirko Mazzali - perché dai filmati prodotti non si può in alcun modo riconoscere alcuno dei ragazzi ora in carcere». La decisione dei giudizi dovrebbe arrivare tra lunedì e martedì. Tra le posizioni più critiche, quelle di un gruppo di persone arrestate nel cortile di un palazzo dove si erano rifugiate per sfuggire alle cariche. Per alcuni di loro sarebbe decisivo il confronto tra i video degli scontri e le foto scattate durante l´arresto, in cui si riconoscerebbero abiti e segni distintivi degli stessi personaggi filmati mentre devastano i negozi e costruiscono barricate rudimentali con fioriere e cassonetti.
|