Quello che segue e' uno scambio di opinioni con un giapster (che si firma phatPhreak) in merito al testo di Wu Ming 1 *Copyright e maremoto* apparso sul precedente numero di Giap. Abbiamo messo incollato e tagliato varie parti del suo testo, crediamo senza comprometterne la sostanza. E' del tutto evidente che chi ci scrive ha una visione del mondo completamente diversa dalla nostra e proprio per questo ci da' agio di specificare ancora meglio alcune cose.
<< Ammiro l'entusiasmo di queste parole ma francamente mi sembra un'enfasi su di un fatto abbastanza marginale. Lo paragonerei ai 'furti di le gna secca' nei boschi del padrone o a qualche imbroglio sulle decime da versare ai preti: malgrado tutti i ladri, i pirati, gli imbroglioni e i Robin Hood del passato siamo comunque dove stiamo. E bisogna poi tener conto di cosa si pirata, di cosa si 'ruba': legna e farina servivano a bisogni primari mentre il piratare, in qualsiasi modo inteso, software Microsoft e musica pop o simili non serve ad altro che a propagare mezzi di instupidimento collettivo. In questo senso credo che il potere ami la pirateria di alcuni prodotti perche' significa la diffusione della cancrena di cui ha bisogno. [... ] Perdonami la schiettezza ma oggi veramente la massa e' con Bush, Berlusconi e Mike: la massa, intesa come il gruppo numericamente preponderant e, sta dalla parte del potere ed aspira a entrare nel numero dei padroncini. Tutti quei 'pirati' ventenni e trentenni ci mettono poco a diventare odiosi capiufficio non appena accedono ad uno stipendio che permette loro di comprarsi delle cravatte decenti. E il concetto del 'fregare' se lo portano dietro come una seconda pelle, tanto da cercare di fregare que lli che li circondano, magari negando loro diritti elementari sul posto di lavoro. [...] L'illegalita' superflua, quella che non serve a procurarsi da mangiare, e' sempre stata dalla parte del potere e da esso usata. L'illegalita' senza coscienza politica, come accade in gran parte dei contemporanei 'pirati', e' solo un'altra faccia del potere e di solito s i trova in sua balia, come tanti ladruncoli sono balia dei poliziotti a cui fanno da spie. Vallanzasca oggi si fa intervistare alla TV ed esor ta i giovani ad essere bravi e studiosi.[...] Francamente non vedo affatto questa 'erosione' [dei profitti delle multinazionali dell'entertainement], vedo invece soltanto un'affermazione s empre piu' profonda e tentacolare della macchina capitalistica che anche grazie ai network di ogni genere si replica e si approfondisce senza sosta. Sembra quasi che forme inizialmente democratiche e libertarie di comunicazione siano utilizzate per aprire una strada la quale sara' conquista ta dal profitto non appena si cominciano a raggiungere certe masse critiche di persone coinvolte. Il fenomeno di Internet e' emblematico di questo processo: non perche' troviamo in rete molte realta' 'alternative' dobbiamo dimenticarci cos' e' la rete proprio per la massa di cui sopra: un grande supermercato con una forte componente voyeristica.[...] Vorrei chiedere a quali 'arti' accedono i 'pirati': musica e film di cassetta? Io personalmente, ma sono un retrogrado, vedo l'accesso a quest e 'arti' piu' come un danno che come un bene, un danno per il cervello della massa che vi accede. Perche' sono ancora dell'idea che gran parte della musica pop e gran parte dei film siano un bel mezzo di rincoglionimento e di rimbambimento, siano cioe' utili mezzi al controllo social e. Stesso discorso per gran parte di Internet. [...] Il problema del 'copyright' nel software e' molto piu' complesso di quello per esempio dei libri o dei CD, ed e' un problema in primo luogo di trasparenza: il software non libero infatti (per es. la roba Microsoft) viene distribuita solo in forma binaria, manca il codice, per cui e' quasi impossibile 'capire' cosa c'e' dentro ed e' percio' abbastanza sconcertante sentir alcuni che si vantano di 'piratare' i prodotti propri etari, nel senso in primo luogo di usarli senza pagare la licenza, senza rendersi conto che comunque si tengono il nemico in casa, per cosi' dire. Cioe', nel caso della Microsoft, non facendo altro che contribuire al suo monopo lio ed alla diffusione dei suoi formati proprietari i cui codici sono segreti. E questa diffusione veramente erode la possibilita' di usare st andard liberi di cui le specifiche siano note pubblicamente. Usare Microsoft fa male anche se non si paga cosxec come Mango e' un pessimo cantante anche se lo ascolti gratis. Il problema fondamentale non e' la pirateria, che e' appunto un fatto marginale e in fondo favorevole al sistema, quanto piuttosto la definizi one di cio' che e' e deve restare _comune_ e non puo' venire in alcun modo privatizzato. Me ne frego di Gianni Morandi o almeno me ne freghero' solo quando saro' sicuro che aria, acqua, geni e determinati farmaci fondamentali ecc. saranno beni di tutti e di nessuno e non andranno in mano a qualche corporation. Io vedo che qui ci rincoglioniamo ascoltando i cd masterizzati di qualche cantantucolo e poi scordiamo che aria e acqua sono, o sono fatti div enire 'beni scarsi', come il pane per miliardi di persone: quando essi ci costeranno tutto lo stipendio perche' cosi' vorra' il 'mercato', e l e guerre in suo onore, che faremo? Pirateremo l'ossigeno o la farina? E in Africa o Sudamerica cosa devono fare _oggi_? Piratare che? Il minim o che dovrebbero fare e' venire da noi a rubarci abiti e cibo e buttare i vari Bossi/ Fini nelle latrine. Magari ci lascerebbero i CD. Queste sono contraddizioni che giocano all'interno del sistema capitalistico e che superandole lo rinsaldano. Non dimentichiamoci che il capitalismo e' anche un potere le cui forme di insediamento possono generare contraddizioni ma solo come bolle all' interno del sistema, disequilibri che vengono riaggiustati o con la forza o con la persuasione e un'apparenza di democrazia - dipende dai casi e dalle opportunita'. [...] Io e altri come me crediamo che se c'e' un modo oggi di opporsi al peggio sia quello di una opposizione cosciente, pratica e finalizzata, che lasci perdere ogni velleita' di sistemazione teorica globale e punti all'utilizzo della tecnologia per assestare colpi ben precisi a determina ti punti del sistema, senza aspettarsi coinvolgimenti di grandi masse. Diversamente, se non creiamo questo 'fuori' dal sistema, esso diverra' via via sempre piu' globalizzante, digerendo al suo interno ogni possib ile contraddizione. Ovviamente il 'fuori' puo' stare solo nell'ambito di una posizione definita da un conflitto irriducibile, da una lotta di cui, con realistica e disperata lucidita', non si puo' intravedere la fine.
[wm2 & 4] Perdonami la schiettezza, ma al di la' di alcuni passaggi senz'altro condivisibili, credo che la distanza che separa la nostra analisi della p irateria da quella che fai tu, stia in una serie di assunti che, piu' che 'retrogradi', definirei 'reazionari'. 1) L'idea che, nonostante Robin Hood, stiamo comunque dove stiamo. Il che non sminuisce di una virgola il 'mito' del Principe dei ladri, cosi' come l'attuale situazione del VietNam non scalfisce l'epopea della 'formiche rosse', la sacrosanta battaglia di un popolo contro il dominio s traniero. Se guardi l'Italia di oggi, anche la Resistenza puo' sembrarti un'inutile parentesi. Per quel che mi sembra, e' una visione che stimola soltan to a mettere il culo sulla sedia, a non lottare, mai, tanto il capitale recupera terreno, forze, individui. Sottoscrivo dunque la frase di Pac o Taibo II: 'Dove Lenin aveva torto, Robin Hood era sempre nel giusto". I miti sono importanti, servono a interpretare in un senso piuttosto che in un altro determinati eventi e interagiscono sempre con i conflitti materiali. Secondo la tua logica Pancho Villa sarebbe dovuto rimanere un 'bandido' assaltatore di treni e diligenze. Invece i banditi, come i pirati appunto, possono in ogni momento prendere coscienza del fatto che la loro attivita' ha un senso politico. E' i n quel momento che il 'pirata' diventa 'rivoluzionario'. Se gli neghi questa possibilita' a monte, lo condanni a essere sempre e soltanto un m ariuolo, mentre invece quella a cui sta partecipando inconsapevolmente col suo piccolo contributo e' una rivoluzione culturale gigantesca. 2) L'idea che gran parte della cultura pop sia un mezzo di rincoglionimento e controllo sociale. Se anche fosse vero - e non mi pare proprio c he lo sia - non bisognerebbe comunque buttare il bambino con l'acqua sporca. Primo, perche' la cultura pop e' uno strumento, come tale ne' buono ne' cattivo, che va utilizzato e infettato per diffondere il piu' possibil e idee, concetti, battaglie che altrimenti resterebbero chiuse nei sotterranei, discusse tra le solite venti persone che non si annoiano mai n el darsi sempre ragione. Si diventa anti-imperialisti prima con Sandokan che con Lenin. Secondo, perche' l'atto rivoluzionario del coattello di provincia che si scarica Eros Ramazzotti dalla Rete, non sta ne' nei testi di Eros ne' - all'estremo - nella consapevolezza del medesimo coattello. L'immagine che commentava su L'Unita' l'articolo 'Copyright e Maremoto' - quella con il Diavolo Rosso appostato dietro un computer che dice: 'Quando scarichi un Mp3, scarichi il comunismo' - non xe8 una nostra 'elaborazi one grafica', com'era scritto sul giornale. E' il VERO manifesto di una campagna america na CONTRO la diffusione di queste pratiche. Noi la rivendichiamo: anche inconsapevolmente, chi scarica MP3 sta scaricando il comunismo, perche ' strappa dalle mani delle multinazionali il manico di coltello che e' il monopolio dei mezzi di produzione e produce in proprio un oggetto ch e fino a quindici anni fa poteva uscire soltanto dalle fabbriche dei grandi colossi della musica. Se una simile diffusione del rincoglionimento facesse piacere al capitalismo, non si avrebbero tutte le reazioni scomposte e assurde - sintomo di paranoia e allarme - con cui le aziende stanno cercando di tappare la falla: richiesta di 'schedatura' per gli utenti dei siti peer to pe er (vogliono i nomi!); spedizione ai critici musicali non piu' dei vecchi Promo, ma di lettori CD usa e getta, sigillati, con lo spinotto dell e cuffie fuso dentro la presa, in maniera tale che il CD risulti inacessibile; produz ione di CD anti-copia (ad esempio, l'ultimo di Natalie Imbruglia) con talmente tanti difetti da doverlo subito dopo ritirare dal mercato a cau sa delle proteste dei consumatori. Non vorra' dire che gli stiamo facendo male? O dobbiamo continuare a pensare che 'Nella societa' repressiva l'emancipazione dell'individuo non torna mai a suo vantaggio' (T.Adorno, Minima moralia)? Tu parli di 'illegalita' superflua': ma in che senso la musica, le narrazioni, il cinema sono 'superflui'? Da millenni, ormai, le comunita' um ane non fanno a meno di storie e di note: come possiamo definire 'superflue' queste cose? 3) L'interno del sistema/il 'fuori' dal sistema. Ho l'impressione che una simile dialettica sia superata dagli eventi, dalla Storia, dalla vit a. 'Fuori dal sistema' non significa nulla, nel senso che nulla puo', attualmente, collocarsi in quella dimensione. Se inforchiamo queste lenti, allora qualsiasi lotta ci apparira' 'interna' - e dunque funzionale - al sistema. Ma e' proprio questa equazione quella che non regge: interno = funzionale. Un altro mondo e' possibile, e il liberismo finira' nella pattumiera della storia, ma se aspettiamo gli aviolanci da 'fuori dal sistema' ci ri troveremo disarmati, in balia del nemico, fottuti. Noi siamo l'asteroide di Armageddon. Ma non veniamo da un altro pianeta.
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