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RICORDA SEMPRE IL 6 NOVEMBRE?
by L.O.A. Acrobax Tuesday, Jun. 27, 2006 at 1:15 AM mail:

RICORDA SEMPRE IL 6 NOVEMBRE?

Il ricordo è ancora vivo di quella giornata, centinaia di persone che entrano festanti in un centro commerciale e poi in un supermercato per non comprare nulla, per non consumare nulla, ma per affermare che quell’insieme di vetro e ferro è uno dei luoghi dove ogni giorno si produce e si riproduce la precarietà, dove ogni giorno si produce e si riproduce un meccanismo di precarizzazione e di sottomissione costante.
Quel giorno volevamo chiedere noi per una volta una cosa, quel giorno non ci siamo fatti dare i tempi dalle pubblicità accattivanti, o dai super-sconti ai quali ci dobbiamo attaccare ogni giorno per sopravvivere.
Quel 6 Novembre i precari e le precarie hanno chiesto uno sconto per tutt@, uno sconto simbolico per un giorno, ma che parlasse altri 364 giorni della necessità e della voglia di uscire fuori da una condizione di precarietà estrema che fa leva sulla nostra necessità e voglia di vivere bene, sulla nostra necessità e voglia di comunicare, sulla nostra necessità e voglia di vivere una vita che ci appartenga.
Quel 6 Novembre eravamo centinaia in quel supermercato e siamo tutt@ innocenti perché quella contrattazione sociale dal basso per tutt@, significava essere contro la precarietà, contro il carovita e per un reddito per tutt@.
Le ore scorrono ed arriva il pomeriggio le centinaia si moltiplicano e divengono migliaia di precari e precarie per un reddito garantito.Le strade si colorano e prendono vita, una vita diversa da quella che ogni giorno ci schiaccia e ci uccide di lavoro, che ci schiaccia negli impegni e nella rincorsa ad un quotidiano che significa un lavoro per mangiare, uno per l’affitto ed un altro per pagare le rate e permetterci un sabato sera da leoni…
Quel 6 Novembre abbiamo poi incontrato un altro di quei luoghi dove ogni giorni si spaccia cultura che costa talmente tanto da non essere accessibile, e quando è accessibile ci risulta incomprensibile perché si confonde nel mare di lettere e spazzatura che dobbiamo ingoiare per essere produttivi, per andare a lavorare e produrre sempre per qualcun altro…
Quel 6 Novembre Feltrinelli ci è sembrata irresistibilmente bella per non entrare e non dire che la cultura è un diritto per tutt@.

Il 10 Ottobre 2006, 105 persone saranno alla sbarra nell’aula bunker di Rebibbia, dove si giudica la camorra, o i racket malavitosi, ma dal 21 Giugno 17 uomini e donne, precari e precarie sono stati privati della loro libertà di manifestare, di dissentire, di essere precari e precarie in movimento.
Schifosamente la giustizia non guarda in faccia nessuno, la giustizia ci accusa di essere dei rapinatori, la giustizia ci vorrebbe punire dai 6 ai 20 anni, la giustizia, puntuale, sfacciatamente puntuale ci toglie l’affetto, gli occhi e le teste di 17 persone perché a 20 mesi dai fatti potrebbero reiterare, ma reiterare cosa? Una rapina mai avvenuta, o una manifestazione contro la precarietà e per un reddito per tutt@?
Nel fango delle sue condanne la giustizia ha pronunciato anche il nome e il cognome di un nostro compagno-fratello morto sul lavoro il 17 Gennaio 2006, perché la giustizia è uguale per tutti…
Questa giustizia pretende di trattare i precari che si sono mobilitati quel 6 novembre 2004 alla stregua di chi ruba milioni di euro facendo sparire la parmalat, o speculando sulle case di migliaia di senza tetto, oppure facendo gli impicci col pallone o ancora li persegue come chi monarchicamente sfrutta la prostituzione e si riempe le tasche di mazzette.
Se questa è la giustizia uguale per tutt@, allora ne vorremmo una disuguale una che con chiarezza affermi senza troppi giri di parole che per i precari e le precarie incazzate in questo pezzo di occidente non c’è posto, perché pericolosi, perché colpevoli di vivere una vita altra.
E allora liberi tutti e tutte, senza eccezione di sorta, una amnistia generalizzata perché probabilmente non ha senso mettere in galera nessuno, perché in galera ci si finisce spesso per necessità e perché non si possono pagare dei buoni avvocati. Perchè la miseria quotidiana spinge a non accettare le regole del gioco, soprattutto se tutto intorno sono i poteri forti a decidere il confine tra legale ed illegale, tra libertà e galera.
Infine perché quel 6 Novembre c’erano migliaia di precari e precarie colpevoli solo di aver affermato il proprio protagonismo sociale, e di aver detto che esiste un’altra umanità che è gioia, lotta e vita.
Per questo lanciamo la proposta che durante la POP parade del 28 Giugno su tutti i camion si parli di amnistia, e del grave problema della carcerazione preventiva in riferimento alle misure restrittive scattate per punire l’iniziativa del 6 Novembre 2004.
Inoltre auspichiamo che sotto il Ministero di Grazia e Giustizia ci sia un momento di forte visibilità, comunicazione e informazione che parli ai precari ed alle precarie delle iniziative di lotta del 6 Novembre.

VOGLIAMO I NOSTRI COMPAGNI E LE NOSTRE COMPAGNE LIBER@SUBITO,
NON VOGLIAMO NESSUN CARCERE…
VOGLIAMO REDDITO E DIRITTI PER TUTT@!

NOI RICORDEREMO SEMPRE QUEL 6 NOVEMBRE…
SEE YOU @ POP PARADE

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