Comunicato di Senza Freni contro la repressione
CHI HA PAURA DI CHI?
Cosa porta lo Stato a reprimere in modo preventivo settori di movimento? Quale è il nesso tra il 270/bis e una occupazione di una agenzia di lavoro interinale? Parlano di azioni violente durante le manifestazioni di Napoli e Genova, dove manifestanti cercarono di difendersi dalle cariche della polizia. Vi è un nesso forse tra le occupazioni degli operai FIAT, e le dichiarazioni di alcuni militanti dei gruppi colpiti al sud dalla repressione?. Non più tardi di alcuni giorni fa, infatti, molti compagni espressero il desiderio di partecipare e supportare la lotta degli operai in Sicilia. Questo poteva fare paura, allo Stato per un duplice motivo:
Primo, perché gli operai, dopo le soporifere delegazioni dei partiti, le promesse dei preti e dei sindacati, si sarebbero trovati supportati da compagni e compagne, complici e disinteressati nella loro solidarietà, nonché maggiormente indipendenti dai giochi di potere, tra i più propensi a liberare energie nel conflitto di classe in corso. Avrebbero dato un profilo più ampio alla lotta che sta prendendo corpo in Sicilia, legandola ad un contesto di generalizzazione del conflitto in Italia e nel mondo.
Secondo, vi è la paura che quando i settori di movimento entrano in contatto con porzioni di proletariato in lotta, vengano a loro volta contaminati dalla radicalità delle forme della guerra di classe. Gli operai in Sicilia, ogni giorno occupano strade, binari, porto e aeroporti, organizzano picchetti, si muovono su un terreno ai margini della legalità, valutando l’efficacia delle loro azioni nella pratica e non la loro conformità agli angusti spazi concessi dal compromesso sociale. Ora, con la crisi, settori di movimento, che per convenienza o scelta, si professano pacifisti, legalitari, possono essere facilmente trasportati dall’insorgenza proletaria, e attuare forme di lotta più adeguate all’attuale livello dello scontro di classe.
Questa repressione era stata annunciata: qualunque settore di movimento osasse intralciare il processo di ristrutturazione del blocco Fiat sarà colpito, non si può disturbare il manovratore quando deve licenziare e precarizzare.
Il carcere, tra cui il circuito degli speciali, e la repressione, sono armi sempre a disposizione del capitale: sono parte integrante della prassi democratica e non di una forma di governo che va verso una involuzione autoritaria, ma propri di uno Stato che incorpora nei suoi codici , il senso profondo della dittatura di classe, che non si disfa mai del suo ingombrante bagaglio repressivo. La crisi mostra la rottura del compromesso tra le classi, lo Stato agisce di conseguenza. Le illusioni della pacifica disobbedienza si infrangono contro la forza del nemico di classe, non ci si può immolare ne suicidarsi per il feticcio dell’ordine democratico.
Solidarizziamo con i compagni arrestati, e invitiamo i proletari, i compagni ad intervenire nel conflitto di classe per sviluppare autonomia proletaria. Ogni lotta, per piccola che sia, ci contrappone al capitale, e a tutte le sue articolazioni. Possiamo pensare di contrapporci in modo vincente ad esso se sapremo essere comunità di lotta e utilizzare ogni mezzo necessario.
Solidarietà alla lotta degli operai del blocco FIAT Solidarietà a tutti i proletari e compagni in galera Abolizione immediata del 41/bis Chiamiamo comunismo una società senza galere
Collettivo autonomo SENZA FRENI autprol@virgilio.it http://www.autprol.org
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