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Tratto da "la regione ticino", 18.11.02
In una trentina al confine in nome del “ movimento”. “ Siamo tutti sovversivi”. Manifestazione a sostegno degli arrestati italiani.
Il megafono urla il suo messaggio: “ Siamo tutti sovversivi”. Un gruppo di una trentina di ragazzi del Molino avanza da via Comacini a striscioni distesi. La destinazione è chiara: il confine italo- svizzero di Chiasso strada. Gli slogan di protesta sono indirizzati alle autorità italiane e, indirettamente, al governo di Roma. Dopo le manette scattate, il 15 novembre, ai polsi di 42 persone, in testa Francesco Caruso, dei Disubbidienti di Napoli, anche dal Molino si è voluto manifestare in loro difesa, così come, sabato, si è fatto in più parti d’Italia. Sono circa le 17, quando il gruppo si allarga nella “ zona grigia” della frontiera. Sulla schiena e sul petto i manifestanti portano in evidenza dei cartelli. Le scritte? “ A Napoli c’ero anch’io”, si legge sulla schiena di una ragazza. E oltre: “ Il movimento non si arresta”. Un altro cartello scandisce: “ Lotto per un mondo migliore”. Mentre in tanti sventolano “ Siamo 270 bis”. A evocare l’articolo di legge che ha tradotto le accuse – associazione sovversiva, cospirazione mediante associazione al fine di turbare l’esercizio del governo, propaganda sovversiva tesa a sovvertire violentemente l’ordine economico – rivolte dalla procura di Cosenza alle persone raggiunte dal provvedimento. Il megafono martella incessante i suoi messaggi. Nel frattempo qualcuno si stacca dal gruppo e distribuisce ai passanti manciate di volantini decisi a chiedere la « libertà immediata per tutti i compagni » e sottoscritti da Csoa il Molino, Movimento sud ribelle svizzero. Poi il gruppo avanza – senza peraltro intralciare l’andirivieni di traffico transfrontaliero – sino a un passo dalla pensilina della dogana italiana. I manifestanti sollevano le braccia e mostrano ai poliziotti i laccetti di contenzione. Dall’altra parte della barricata gli agenti non si scompongono, con tutta probabilità l’ordine è di ignorare la presenza dei dimostranti. Per il piccolo corteo, però, come si legge nel volantino, « è molto grave quello che è successo in Italia ».« Chiunque si oppone al sistema dominante, chi sogna un mondo migliore, chi partecipa a delle manifestazioni, a dei presidi, chi scrive volantini, ri- schia oggi dai 7 ai 15 anni di carcere » . Insomma, non c’è più spazio per la protesta civile, dicono. Lo si costata, rilevano ancora i dimostranti, « in ogni tentativo di criminalizzare l’azione dei movimenti di lotta globale al neoliberismo » . Ma, promettono, « se si illudono di fermare il movimento con questi sistemi, dimostreremo ancora una volta che si sbagliano. Le idee di giustizia, libertà e solidarietà non si eliminano con la carcerazione » . D. C.
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