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LA LEGGE DELLO STEREOTIPO
by La mosca bianca Tuesday, Sep. 26, 2006 at 1:50 PM mail:

Conclusioni sbagliate da premesse sbagliate

LA LEGGE DELLO STERE...
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Lo stereotipo consiste essenzialmente nel trarre conclusioni sbagliate da premesse sbagliate, una specie di sillogismo semplificato e semplificante, necessario ogni volta in cui il nostro senso comune ci fa sentire la necessità di generalizzare, di stabilire una legge assoluta che possa spiegare (o rendere conto di) un fatto particolare. Sostanzialmente il sillogismo errato su cui si basa lo stereotipo funziona più o meno così: se tutti gli albanesi rubano e questo tizio di fronte a me è un albanese allora questo tizio ruba. Fondamentalmente vi è innanzitutto l'imposizione di una legge assoluta, che precede l'osservazione particolare (normalmente si crede che tale legge sia basata su osservazioni particolari precedenti, ma così non è: "le donne guidano peggio degli uomini" è uno stereotipo che sarebbe smentito dall'osservazione dei fatti particolari: le agenzie assicurative offrono tariffe migliori alle donne che agli uomini e se lo fanno – visto che sono in gioco i soldi, uno dei pochi motivi in grado di distoglierci dall'uso indiscriminato degli stereotipi – ne avranno ben donde!). Tale legge, la legge dello stereotipo, per definizione non ammette eccezioni, poiché se le ammettesse – ovvero per lo meno si ponesse il problema di giustificarle - non saremmo più nel mondo del senso comune. La seconda premessa del sillogismo riguarda invece l'osservazione particolare (l'albanese, qui di fronte a me) la cui individualità, il cui carattere di unicità ed irripetibilità in quanto essere vivente, ci sfugge; di più, ci da il tipico senso di vertigine dell'inconoscibile. Questa parte del sillogismo è in realtà inutile: non cerchiamo conferma nei fatti particolari. Lo stereotipo ci serve per l'appunto a risparmiare tempo e sforzi, a trarre comode conclusioni in poltrona! Da li alla conclusione il passo è breve: per capire chi è questo albanese di fronte a me (e soprattutto per capire come trattarlo) faccio ricorso alla legge del senso comune, la applico inconsapevolmente ed ecco fatto: di fronte a me c'è un ladro: meglio girare al largo! Ma che cosa succede se nonostante i nostri sforzi per tapparci gli occhi incontriamo sulla nostra strada di semplicioni un fatto che trasgredisce la legge assoluta, il famoso cigno nero di Popper? Quello che facciamo non è altro che allargare la teoria, correggerla ad hoc: se proprio incontriamo un albanese che, per esempio, accortosi del fatto che qualcuno ci ha borseggiati, insegue il ladruncolo, gli sottrae il nostro portafogli e ce lo rende, ci sono due strade teoricamente percorribili: possiamo da li in poi cambiare la legge generale o semplicemente negarla senza sostituirla (soltanto alcuni albanesi sono ladri oppure non esiste nessuna legge che leghi l'essere albanesi all'essere ladri) oppure possiamo correggere la teoria ad hoc in modo che possa contemplare l'eccezione (tutti gli albanesi rimangono ladri: che vuoi che importi se c'è ne uno che non lo è: sarà ricco di famiglia!) oppure ancora possiamo negare l'essenza del fatto particolare cui abbiamo assistito (il tizio che ci ha reso il portafogli non è veramente un albanese oppure ha un secondo fine: ora che si è guadagnato la nostra fiducia ci seguirà fino a casa e mi ruberà ben più del portafogli!!!).
Il lato più interessante e tragico allo stesso tempo della questione degli stereotipi è ovviamente il loro uso politico: lo stereotipo viaggia alla velocità della luce grazie alla sua semplicità intrinseca, alla grande economicità cognitiva (con pochissimo sforzo permette di spiegare fatti molto complicati, di solito i comportamenti umani, individuali o collettivi) e alla condivisibilità universale: è molto più semplice e socialmente vantaggioso condividere l'idea dominante - superficiale e sbagliata - piuttosto che formarsene una grazie all'utilizzo di un po' di scetticismo - e fatica - in più. Ultimamente poi abbiamo assistito al miracoloso portento di un uomo che è addirittura riuscito a rovesciare uno degli stereotipi più duri a morire (perché meno lontani dalla realtà?): quello che vedeva nelle classi agiate il nemico numero uno delle classi sociali più deboli. Sostituendo stereotipo a stereotipo, si è passati – con l'aiuto di una campagna mediatica senza precedenti – dall'idea che il ricco sia avido (= toglie ai poveri per dare a se stesso) all'idea che il ricco non lo sia (= si insedia al comando della nazione per diffondere il suo magico tocco in grado di arricchire gli individui che la compongono! Perchè dovrebbe rubare?E' già ricco di suo...); dall'idea della distribuzione della ricchezza (sarebbe giusto avere una più equa diffusione del potere d'acquisto) all'inopinata chimera della moltiplicazione della ricchezza (sarebbe giusto diventare tutti ricchi come Lui e grazie a Lui ce la faremo!). Se fossimo ottimisti potremmo vedere questo esempio di comunicazione di massa come una speranza per il futuro: se ci è riuscito lui a cambiare il senso comune perché non dovremmo riuscirci noi, sostituendo ai peggiori luoghi comuni altri luoghi comuni meno dannosi e magari anche divertenti? Lo sapevate per esempio che gli albanesi a letto sono fenomenali?

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