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by no tav ovunque Sunday, Oct. 22, 2006 at 11:56 AM | mail: | |
LA CONTRAPPOSIZIONE FRA LE POPOLAZIONI, L’UNA FAVOREVOLE AL SUPERTRENO, L’ALTRA NO, MINACCIA LA TRATTATIVA FATICOSAMENTE IMBASTITA NELLA CAPITALE Due Valli alla guerra per la Tav E i valsusini si arroccano: non andremo a Roma 22/10/2006 di Maurizio Tropeano TORINO. «Stupisce come l’onorevole Napoli, che solo pochi anni fa aveva giudicato folle quel progetto, adesso ne lodi le qualità. E’ evidente il tentativo di indebolirci così come è evidente l’assalto mediatico per screditarci». Le parole di Alberto Perino, uno degli animatori dei comitati No Tav della Val di Susa, servono a inquadrare il sentimento con cui in questi giorni è stata giudicata l’ipotesi di un passaggio della Tav dalla Val Sangone. Un’opzione ancora tutta sulla carta ma che è stata accolta con entusiasmo dai Palazzi del potere economico e sociale sia romano che torinese nella speranza di aggirare l’opposizione valsusina. Qualcuno starebbe anche accarezzando la tentazione di usare i sindaci della Val Sangone contro quelli della Val di Susa. Ieri a dare corpo a questi timori c’è stata la convocazione dei primi da parte del presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta. Lì è emersa chiaramente la frattura: Noi e Loro. Gli amministratori della Val Sangone tendenzialmente Sì Tav, e quelli della Val di Susa, No Tav. Di più, la presenza a quel tavolo dei deputati Osvaldo Napoli (Forza Italia) e Giorgio Merlo (Margherita) e le dichiarazioni del secondo - «In Parlamento c’è un’ampia maggioranza trasversale favorevole al Corridoio 5» - deve essere stata interpretata come la prova del «grande inciucio». Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana Bassa Val di Susa, decide di arroccarsi e far saltare la seconda riunione della Conferenza dei servizi convocata a Roma il 13 novembre. E così la competizione vera o indotta tra due valli rischia di far naufragare l’accordo che ha permesso al ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro di annunciare al commissario europeo Jacques Barrot che l’Italia avrebbe rispettato il cronoprogramma. Domani si vedrà se il commissario straordinario, Mario Virano, riuscirà a rimettere insieme i cocci. Il prefetto, infatti, ha convocato i sindaci interessati dai progetti di Ltf e Rfi, cioè quelli della Val di Susa e della pianura torinese, e gli amministratori coinvolti dall’ipotesi della Provincia. Si parte da posizioni distanti. I sindaci della Val Sangone respingono al mittente la proposta di Antonio Ferrentino di costituire una conferenza congiunta dei sindaci. E «perché mai, visto che domani ci troviamo in prefettura?», replicano in coro Piero Troiello, primo cittadino di Reano, e il vicesindaco di Valgioie. Saitta li benedice: «Le decisioni non possono essere prese da assemblee perché il sistema assembleare permette a minoranze di contare di più di quanto pesino veramente». Parole che sembrano gettare la croce sui sindaci No Tav e che suonano come una beatificazione per gli amministratori della Val Sangone di cui viene lodata «la grande responsabilità». Poi precisa: «Noi stiamo lavorando per migliorare il progetto che prevede il passaggio della Tav in Val di Susa ma abbiamo voluto verificare la disponibilità degli amministratori della Val Sangone ad essere coinvolti nel caso saltasse tutto». Il presidente della Comunità Montana Val Sangone, Claudio Bertacco, traccia i confini di quella disponibilità: «Siamo di riserva e siamo pronti, qualora sorgessero ostacoli insormontabili sull’attuale progetto della Torino-Lione, a coinvolgere gli abitanti del nostro territorio in un confronto aperto su un progetto alternativo che salvaguardi la salute dei cittadini e dell’ambiente». Come tutte le riserve, però, anche i sindaci scalpitano per giocare. Quante cose si potrebbero fare con i 750 milioni previsti come compensazioni per le popolazioni locali dal progetto della Torino-Lione. Chissà, forse dietro l’improvvisa rottura annunciata da Ferrentino c’è anche il timore di essere tagliati fuori da questa torta. I valsusini si sono sempre rifiutati di parlare di compensazioni. I sindaci della Val Sangone provano a giocarsi la partita e invocano il varo di un piano strategico. E così elencano le compensazioni possibili. Daniela Ruffino, sindaco di Giaveno: «Chiediamo che venga privilegiato un collegamento ferroviario veloce verso Torino». La sua collega Ugues sottolinea la necessità di interrare l’elettrodotto. L’assessore provinciale ai Trasporti annuisce e annuncia: «Il collegamento ferroviario veloce Giaveno-Torino è già stato preso in considerazione come parte del progetto Tav in Val Sangone». Ferrentino azzera tutto.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/torino/200610articoli/12721girata.asp |
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