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Documento delle occupazioni a firenze
by Scienze Politiche Occupata - FI Monday, Dec. 16, 2002 at 4:12 PM mail: sc.pol.occup-fi@ecn.org

Continuano le occupazioni all'Università di Firenze (Sc. Politiche, Lettere Filosofia e Storia, Agraria, Polo Scientifico)

No alla Finanziaria e alla riforma Moratti
No al modello liberista di formazione

La Finanziaria 2003 del governo Berlusconi esprime la volontà di smantellare ogni residuo di stato sociale e di diritto collettivo, compromettendo definitivamente il carattere pubblico dell’istruzione, della sanità, della previdenza e perseguendo una logica di “barbarie” che ignora i valori di solidarietà in nome delle legge del più forte.
Questo progetto, realizzato attraverso tagli del 10% dei finanziamenti statali a tutti gli enti pubblici, il blocco delle assunzioni a tempo indeterminato e dei contratti a tempo determinato, la riduzione progressiva del personale, mira a dequalificare i servizi destinati a rendere concreto il diritto di tutti i cittadini alla salute, al lavoro, alla previdenza, all’istruzione, producendo una restrizione della democrazia sostanziale e del dettato costituzionale.

I provvedimenti contenuti nella Finanziaria aggravano ulteriormente la condizione della scuola, dell’Università e della ricerca e si inseriscono in un quadro che già vede l’Italia come il Paese europeo che, dopo la Grecia, investe meno risorse in questi settori fondamentali per il progresso dell’intera società.
La proposta di emendamento avanzata dal governo, con l’introduzione di una tassa sul fumo, non migliora la situazione: coprire le spese per gli aumenti di stipendio dei docenti e riportare i finanziamenti ai livelli dell’anno scorso lascia invariati i problemi dati dal blocco delle assunzioni e dalle esternalizzazioni dei servizi, aggravando ulteriormente le condizioni di vita nell’università per i lavoratori sottoposti a forme di lavoro sempre più precarie e per gli studenti che trovano servizi sempre più scadenti. Il provvedimento conferma l’impossibilità di ogni sviluppo della ricerca, mantenendo gli istituti in una situazione di perenne incertezza sulla loro stessa sopravvivenza; lascia la didattica allo sbando, sconquassata da una riforma che ha moltiplicato i corsi di laurea e gli insegnamenti e abbassato notevolmente la qualità dello studio.
Siamo convinti che questi continui attacchi all’istruzione pubblica mirino allo smantellamento della coscienza critica, alla formazione di una società più facilmente influenzabile e destabilizzata.
Il governo vuole così privare la cultura di ogni valore, assegnandole un ruolo di mero sostegno all’attività produttiva, abbandonando la ricerca nelle mani dell’industria e del mercato che già iniziano a condizionare l’attività didattica degli atenei. Gli accordi con le imprese per i corsi di laurea del nuovo ordinamento sono stati il primo passo, le fondazioni potrebbero essere il successivo. Certo è che l’emergenza finanziaria rischia di essere strumentalizzata per legittimare un intervento sempre più massiccio dei privati - che peraltro in Italia non hanno mai dimostrato di essere interessati alla ricerca pura.

Le conseguenze sull’Ateneo fiorentino saranno ancora più drammatiche e metteranno in pericolo l’esistenza stessa di un’Università pubblica in questa città. La situazione economica dell’Ateneo è infatti aggravata da un intero decennio di gestioni clientelari e speculazioni edilizie, aggravate dalla svendita del patrimonio pubblico e dall’accensione di mutui per l’estinzione di altri mutui. Ad oggi non è ancora stata presentata alcuna ipotesi di bilancio preventivo per il 2003, ma già si prospettano tagli drastici in ogni settore per coprire un disavanzo di 17 milioni di Euro. Gli effetti colpiranno tutte le componenti della comunità universitaria: le lauree specialistiche verranno affossate ancora prima di partire, molti ricercatori non saranno riconfermati, molti posti di dottorato saranno cancellati, verrà ridotto l’orario delle biblioteche e delle segreterie. Ricordiamo che già ora il personale tecnico-amministrativo è sotto organico e che molti servizi sono appaltati all’esterno, con rapporti di lavoro sempre più precari ed umilianti. Anche il diritto allo studio è assolutamente virtuale e l’offerta di 900 posti letto a fronte di 20.000 fuori sede favorisce la speculazione immobiliare e gli affitti a nero. Le tasse universitarie nel nostro ateneo sono ai livelli massimi consentiti dalle auttuali norme, ma già si parla di una revisione di questi tetti in particolare per le lauree di secondo livello: si intende instaurare un sistema caratterizzato dall’esclusività, dal privilegio, dalla competizione, dal perseguimento del successo personale piuttosto che da un’idea di progresso per tutti e per tutte.

Nel complesso, è a partire dal 1990 che abbiamo assistito all’inizio di un processo di smantellamento del carattere pubblico di scuola , università e ricerca e dei loro fini quali sono indicati dalla costituzione.
Le Facoltà a numero chiuso, la competizione tra Atenei, l’introduzione delle Fondazioni, il finanziamento alle scuole private, la precarizzazione nei contratti, il progressivo taglio alle risorse, l’autonomia, rappresentano l’accantonamento dell’idea di formazione come diritto universale. I presidi e rettori manager, i corsi attivati grazie ai finanziamenti ed agli interessi del “mercato”, l’assegnazione di borse di studio sulla base di criteri prevalentemente meritocratici, l’abbassamento della qualità dell’istruzione universitaria con il 3+2 confermano questa tendenza.

Per sconfiggere questo progetto è indispensabile una riflessione critica sull’intero modello formativo, partendo dalla sua dimensione pubblica e dalla sua funzione sociale.
Riteniamo che le conoscenze e i saperi debbano essere dei beni collettivi a cui tutti e tutte possano accedere, contrastando la tendenza attuale che fa della cultura un fattore discriminante tra individui, classi e nazioni. Per rendere la formazione espressione reale della complessità che attraversa la nostra società è indispensabile rendere aperti e democratici i luoghi di diffusione del sapere e rifiutare le gestioni privatistiche che fanno del mercato l’unico codice di riferimento e il fine ultimo della formazione.
Crediamo nella possibilità di sperimentare forme di partecipazione che partano dal coinvolgimento di studenti e lavoratori nelle decisioni fondamentali dell’ateneo, rivedendo alla radice il concetto di autonomia degli atenei. Siamo contrari all’autonomia competitiva portata avanti in questi anni, che vede il rettore manager contrattare con i poteri forti la sopravvivenza dell’ente; vogliamo invece un’autonomia sociale che renda partecipi tutte le componenti della realtà universitaria: bilanci partecipativi, riequilibrare i consigli di corso di laurea per permettere l’effettiva discussione propositiva del percorso didattico, un’assemblea mensile che apra uno spazio di riflessione e approfondimento delle tematiche universitarie.

Oggi dobbiamo opporci alla Finanziaria e alla riforma Moratti. Ma soprattutto vogliamo che un’altra scuola, un’altra università, un’altra ricerca siano possibili.




Le facoltà occupate di Firenze

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