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Il ritorno dei Savoia. W i Savoia ( P.I )
by Child of the Light Tuesday, Mar. 18, 2003 at 4:12 PM mail:

L’Italia è diventata più importante dopo questo ritorno, sia pure in sordina, della famiglia regnante. È un paese che si è riconciliato con sé stesso, con la propria storia, che vuole cancellare la Guerra Civile. Dei Savoia si racconta che abbiano abbandonato l’Italia per vigliaccheria. Loro ribattono che l’hanno fatto solo per preparare un Governo in esilio. Dure contestazioni a Napoli al loro rientro, il Principe ereditario Emanuele Filiberto ha risolto domenica la situazione in una conferenza-stampa con savoir faire ed amabilità. Applausi generali, mai così meritati.



Per quanto di simpatie monarchiche ( o meglio, neo-ghibelline ), non intendo qui fare il codino. Non almeno in questo sito, che giustamente possiede le prerogative della denuncia sociale e politica.
Sono molto abbacchiato da qualche giorno. La scoperta sabato del corpo irrigidito del mio bellissimo gatto bianco ( Fish ), con la testa fracassata ed un lungo verme nella testa che lo brucava mi ha lasciato inorridito. Tanto più che il padrone del grosso cagnaccio che l’ha ammazzato o forse dell’automobile che l’ha investito ha buttato la mia bestia e l’altra che lo inseguiva, essendo in calore per via di questa primavera incipiente, in un burrone senza seppellirli. L’ho cercato per quindici giorni e più. Nulla: ieri la macabra scoperta. Nonostante questa triste disavventura personale, che mi ha portato nel giro di 24 ore ad avercela a morte col Mondo, col Destino, col Cielo, con gli Dei pagani e cristiani, ho assistito domenica sul Tg-3 al resoconto sulla conferenza-stampa dei Savoia. E non ho potuto non notare con favore, dopo le comprensibili contestazioni del giorno prima all’arrivo degli eredi della monarchia sabauda, che il giorno seguente Napoli ha accolto con un sincero applauso la sdrammatizzazione dell’accaduto da parte del Princ. Filiberto. Il padre ( visti i suoi precedenti con quel giovane tedesco ) si era mostrato un po’ in apprensione al momento della lettura del suo discorso nella giornata di sabato, ma il figlio ha sentenziato il giorno dopo col sorriso sulle labbra che se tutti i contestati negli ultimi dieci anni dovessero andarsene da Napoli la città rimarrebbe quasi vuota. Non ricordo le precise parole, il senso era questo. Con ciò il Principe ha dimostrato di essere fatto di buona pasta ed i convenuti hanno molto apprezzato il gesto conciliante. Comprensione attira comprensione, polemica attira polemica.
Tuttavia, in barba a quanto appena asserito, cercherò di fare le pulci ( senza esagerare ) alla suddetta famiglia, ben sapendo che non è facile dire la parola giusta al momento giusto. Ci proverò.


1) Storia della famiglia, dalle origini della dinastia al XIX sec.

In un gossip attraverso i secoli ‘Stargate’ ( VII serie, ep. 119 ), con l’aiuto del bravissimo storico Aldo Mola, ha ricostruito alcuni aspetti importanti e poco noti della storia dei Savoia. Ne ho fatto qui tesoro. Penso che la cosa possa essere interessante anche per chi non condivide le mie simpatie politiche. Il capostipite chiamavasi Umberto I, chiamato ‘Biancamano’, appellativo quest’ultimo assegnato comunque tre secoli dopo la morte del nobile spadaccino da un cronista dell’epoca. Nato attorno all’Anno Mille, era d’origine sconosciuta, si presume sassone. Si sa che nel 1033 aiutò Corrado II ( 1024-39 ), della stirpe dei Salii di Franconia, nell’annessione all’Impero Germanico del Regno di Borgogna ( il vasto territorio fra Basilea ed Aix, in Provenza ). L’Impero comprendeva, oltre alla Franconia: Sassonia, Lotaringia, Turingia, Baviera e Svevia; unità autonome, su base etnica, determinatesi dalla disgregazione dell’Impero Franco Orientale all’inizio del X sec. ( 900-911 ). L’invasione ad est degli Ungari e dei Normanni a nordovest aveva infatti minato il terreno politico del più orientale e duraturo dei tre regni formatisi dal Regno Franco nell’843 ed eredi del Sacro Romano Impero dei Carolingi e dei Merovingi (1).
I Savoia rimangono in secondo piano fino al periodo risorgimentale, non hanno mai costituito un loro regno veramente autonomo. Ciò spiega la debolezza del casato. Prima dell’Ottocento raramente si parla di loro nella storiografia importante. La Contea di Savoia, d’origine feudale, si espande in terra transalpina prima col ‘Conte Verde’ ( Amedeo VI ) e poi col ‘Conte Rosso’ ( Amedeo VII ). Appare a quel tempo rivale del Marchesato di Monferrato, in seguito ( 1305 ) passato ai Paleologhi di Costantinopoli. Nel 1416 Amedeo VIII trasforma la Contea Sabauda in Ducato. Entrato in convento, ne esce per accettare il seggio pontificio quale antipapa ( Felice V ) nella situazione venutasi a creare dopo il Grande Scisma ( 1378-1417 ). Vi rinuncerà nel 1441. Il figlio Ludovico porterà però quasi al declino il ducato.
Il nome dei Savoia spunta ancor fuori un secolo dopo con Emanuele Filiberto ( omonimo dell’attuale erede ), cosiddetto ‘Testa di Ferro’, che riporta una vittoria contro la Francia ( 1556-9 ) all’epoca di Filippo II di Spagna ( principe asburgico )(2) e delle guerre di religione. Il duca ( 1553-80 ) menzionato è colui che trasferisce la capitale del ducato, ex-contea, da Carmagnola a Torino. Figlio di Carlo II il ‘Buono’ ( 1504-53 ) e padre di Carlo Emanuele I ( 1580-1630 , Emanuele Filiberto è noto quale insigne alchimista che costruì le grotte sotterranee al di sotto di P.za Castello nel capoluogo piemontese. Di lui resta un celebre un monumento equestre in P.za S.Carlo. Ad Emanuele Filiberto è attribuito l’allestimento di un laboratorio alchemico nelle grotte ( importanti perché sedi di un particolare geo-magnetismo ), esattamente sotto il vecchio Palazzo Madama, centro politico della Torino tardomedievale; inoltre, la restaurazione dello Stato dopo un periodo piuttosto difficile. Il nobile sabaudo deve ostentare la propria fede cattolica in pubblico, per allinearsi alle posizioni della Spagna bigotta e controriformata nonché del Papato. Ha in realtà interessi molteplici, spazianti dall’Archeologia all’Astrologia. Tant’è che accoglie Nostradamus a corte, il quale gli predice la nascita del figlio. Conosce anche Paracelso. Appare dedito all’Architettura militare, alle attività sportive e… a quelle amatorie. Il ruolo di alchimista viene ereditato da Carlo Emanuele I, che riunisce attorno a sé un circolo di esoteristi e di poeti. Ecco perché è stato ritratto in un quadro simbolico, al centro di una croce, dove si evidenziava la natura sacrale del Potere. Dopo di lui sarà Vittorio Amedeo III, vissuto nel Settecento, a riprendere codesti interessi.
Con Vittorio Amedeo II ( 1675-1713 ) il Ducato di Savoia si estende e il Duca assume il titolo aggiuntivo di Re di Sicilia ( 1713-1720 ) e Re di Sardegna ( 1720-30 ), ma il figlio Carlo Emanuele III rimane solo Duca di Savoia e Re di Sardegna ( 1730-73 ). È con il nipote Vittorio Amedeo III, Duca di Savoia e Re di Sardegna ( 1773-96 ) che si riprendono gli studi alchimistici. Costui è padre di 3 figli: Carlo Emanuele IV ( 1796-1802 ), Vittorio Emanuele I ( 1802-21 ) e Carlo Felice ( 1821-31 ). Vittorio Amedeo III è uomo dell’Illuminismo e studioso di scienze. Come tale è stato patrono dell’Accademia delle Scienze di Torino. Anche la collezione di opere del Museo Egizio torinese (3) è legata all’Accademia delle Scienze, oltreché alla Massoneria di Rito Egizio.
Qui finisce la vera dinastia dei Savoia. Dopo il trono passerà ad un ramo collaterale della famiglia.


2) Il Risorgimento e l’unità d’Italia: la prima macchia dei Savoia

Nell’Ottocento, essendo in corso l’unificazione della penisola, si fece appositamente di ‘Biancamano’ un personaggio di radici locali. Ma non è detto che fosse realmente così. L’origine è probabilmente sassone. A questo punto della storia della dinastia è Carlo Alberto di Savoia-Carignano ( 1831-49 ), figlio di Carlo Emanuele ( + / 1800 ), principe di Carignano, a prendere il sopravvento. Creato Conte dell’Impero Napoleonico, Carlo Alberto è uomo ricco di contraddizioni. Dotato di temperamento ascetico, tendente all’espiazione, è altresì soggetto ad idee liberali. Il problema è che Tradizione e Modernità difficile possono conciliarsi. Uno storico ha avanzato peraltro l’ipotesi che lo stemma sabaudo di quest’epoca ( non si sa bene da chi effigiato ) presenta un simbolo inquietante: la Testa di Caprone. In altre parole, la Stella a Cinque Punte Capovolta, la medesima che di recente è stata incisa sul portone di Via Valdonica a Bologna durante l’Omicidio Biagi (4). Tale Stella a Punta in Giù ( La Punta simboleggia la Quintessenza degli Elementi, dunque per estrapolazione la Divinità, in questa caso infera ) è collocata in alto, al di sopra dei simboli tradizionali ( lo Scudo, i Leone araldici ), capovolgendo la loro funzione spirituale in senso luciferico. Carlo Alberto ha un figlio, non ancora re, rimasto coinvolto in un incendio. La donna che lo accudisce cerca di salvarlo disperatamente, ma muore fra le fiamme. Il bambino sopravvive incolume, ma si pensa sia stato sostituito a quello vero e defunto. Com’è possibile altrimenti? Dicerie tramandano che Vittorio Emanuele II non sia figlio di Carlo Alberto, bensì di un macellaio fiorentino. ( Notare la professione sordida! ) Sta di fatto che il dubbio, da sempre irrisolto, è corroborato dai tratti fisico-caratteriali dei due sovrani a confronto. Il padre alto e longilineo, il figlio basso e paffuto; i due rispettivi caratteri, per giunta, sono all’opposto. Impossibile non fare congetture tetre sulla funzione di tal Vittorio Emanuele II e sugli scopi del Risorgimento, alla luce dello stemma sabaudo appena analizzato.


P.S.- Il tema prosegue stasera con: 3) La maledizione di Casa Savoia, 4) La disfatta sotto il Fascismo e l’esilio,
5) Conclusioni: della vera nobiltà

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Chi se ne frega dei savoia
by antifascista Tuesday, Mar. 18, 2003 at 4:47 PM mail:

Ma chi se ne frega dei Savoia! Per quanto mi riguarda stavano benissimo fuori dall'Italia, anche perchè non mi sembra che ci stessero poi così male in esilio, comunque se proprio vogliono tornare qui che lo facciano, basta che non rompano le palle!
L'Italia non è migliore ora che i nostri simpatici ex regnati ci hanno rimesso piede. ERa una merda prima e lo è anche ora. Non bisogna nemmeno pensare al revisionismo storico, nè dimenticare la Guerra Civile, e men che meno dare spazio a quei nostalgici che scorazzano liberamente anche per Indymedia.
I Savoia fanno parte della storia d'Italia, l'hanno fatta male, ed ora è il momento che ne escano definitivamente.

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la fine dei gatti e dei re...
by g.b. Tuesday, Mar. 18, 2003 at 4:48 PM mail:

... la medesima, ai bordi di una strada schiacciati dall'auto di un pendolare che torna a casa dopo il turno di notte.

g. bresci
(il cane)

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Le uniche merde della situazione siete Voi due
by Child Wednesday, Mar. 19, 2003 at 3:58 AM mail:

Non potevo non insultarVi... Comunque dimostrate di non aver neanche letto il pezzo, giacché metto sotto accusa i Savoia. Non con la volgarità che Vi contraddistingue, però. In quanto al fatto che uno dei due inneggia all'ìuccisione del mio gatto, se mi capitasse a tiro gli darei la lezione che merita. Dimostra solo che anche qui c'è gente molto stupida , come altrove. Nullità!
Nel mio art., per chi abbia un po' di cervello e lo sappia usare ( a differenza dei due sottosviluppati sopra citati ), mancavano comunque le note.
Eccole.


Note

1) a Il Regno Fr. Orientale ( 843-911 ), assieme al Regno Fr. Occidentale ( 843-87 ) e a quello Centrale ( 843-75 ) costituirono la tripartizione del Regno dei Franchi, sopravvissuto alla morte di Carlo Magno nell’814. I Tre Regni erano stati fondati, rispettivamente, da Ludovico il Germanico, Carlo il Calvo e Lotario I. Il Regno Orientale, sopravvissuto fino al 911, a partire dal 900 subì disordini interni per le ragioni addotte sopra; e Corrado I di Franconia, dunque, tentò di riunificate il regno. Solo però a partire dal 919 gl’ imperatori sassoni riuscirono nell’intento, riconquistando la Lotaringia, sconfiggendo Ungari e Slavi, sottomendo Baviera, Svevia e Turingia. Nel 1024 aveva invece preso il potere di nuovo la Franconia, con Corrado II, l’alleato del capostipite sabaudo. E l’ordine fu riportato definitivamente nell’Impero.
2) La potenza degli Asburgo vien fatta risalire alla politica dinastica ( matrimoni vari ) di Federico III nella seconda metà del XV sec. Prima, si può dire che abbiano ereditato indirettamente la missione degli Hohenstaufen ( Federico I Barbarossa e Federico II di Svevia ), tuttavia l’hanno sicuramente secolarizzata. I loro possedimenti cominciarono quando unirono i possessi nell’Alto Reno con il Tirolo.
3) Un secondo Museo Egizio, di Mantova, apparteneva ad una raccolta personale di un ramo collaterale della mia famiglia; un membro dei quali, importante massone e viaggiatore nel Nordeuropa, fu Ambasciatore d’Austria per conto del Principe Metternich al Cairo. Lo stesso personaggio ha fondato pure la Biblioteca Ambrosiana.
4) Non appaia troppo azzardato tale accostamento. Se pensiamo al ruolo avuto da Mazzini e Garibaldi quali fondatori della deviata Loggia Propaganda Due ( volgarmente P2 ) e al fatto che Mazzini veniva definito all’estero il ‘Genio del Male’, comprendiamo le strette relazioni fra Savoia, società segrete e cospiratori filo-anglosassoni e filo-americani del Risorgimento. Niente da stupirsi, quindi, se a distanza di un secolo e più si aveva una P2 ripiena di oltranzisti atlantico-britannici. Dato che siffatta organizzazione, benché bandita ufficialmente dallo Stato Italiano, tiene ancora le redini della situazione politica ( un uomo di Gelli è ora al Governo, non dimentichiamolo, ne vediamo i risultati in questi giorni pre-bellici ) che cosa c’è di male a sospettare che dietro l’assassinio del sindacalista bolognese vi sia stata la stessa mano che ha fatto fuori Moro? Ho le prove definitive. Vedi prossimamente MORO E IL DOSSIER MITROKHIN: VECCHIE E NUOVE BR.

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