Un gruppo di soggetti dai percorsi eterogenei: studenti fuori sede, universitari, medi, studenti lavoratori, part timer. Soggetti diversi, simili nell'esigenza di trovare una soluzione abitativa per poter intraprendere un percorso di autonomia di vita dalle dinamiche familiari o dal pendolarismo degli studenti fuori sede, senza i mezzi economici neccessari ad accedere ad un diritto elementare come quello alla casa in una città come Milano dove ogni cosa ha il Suo Prezzo.
MILANO, OTTOBRE 1998 Decidiamo di sfidare chi amministra la città senza prendere in considerazione le istanze che non prevedono guadagni, ancor più se si tratta di esigenze differenti dagli standard imposti. A fronte di un patrimonio di stabili ad uso abitativo sfitti, dismessi e in balia di speculazioni edilizie, il diritto alla casa per chi e’ giovane e senza reddito fisso e’ inaccessibile. Esprimiamo i nostri desideri, costruiamo progetti e ci dotiamo degli strumenti atti a perseguirli. Decisi a non aspettare risposte vaghe e di comodo prendiamo l'iniziativa. Occupiamo per prendere in mano il primo strumento praticabile per aprire un percorso di vertenza sul diritto alla casa e sulla mobilità giovanile. Uno spazio comunale perché riteniamo il soggetto pubblico, e il comune amministratore locale, responsabili di interessate mancanze di garanzie su diritti e accessibilità a servizi di base tra cui la casa. Decidiamo di occupare ma non di nascosto, pubblicamente perché pubblico e’ il problema politico a cui vogliamo dare visibilità. Non abbiamo nulla da nascondere, abbiamo da comunicare i nostri bisogni e i nostri progetti, pubbliche vogliono essere le modalità e le nostre pratiche politiche. 10 OTTOBRE Nel quartiere Isola c'è il mercato, un corteo partito dal Deposito Bulk al termine di una conferenza stampa, entra in piazza Minniti al seguito dei suoi sound systems. alla luce del sole viene aperta la porta dello stabile dismesso al numero 6. E’ nata Metropolix. Fin da subito dichiariamo la nostra disponibilita’ ad un dialogo con il demanio comunale a cui appartiene lo stabile. Non ci interessa l’occupazione in quanto tale, ma rivendichiamo uno spazio in cui risolvere le nostre esigenze abitative e realizzare I nostri progetti, ci dichiariamo quindi disponibili ad una regolarizzazione della situazione. Ci viene chiesto di darci una forma legale per avere la possibilita’ di farci assegnare lo spazio. Costituiamo cosi’ l’associazione Zoe che ci proponiamo di usare come interfaccia nella trattativa con il comune (e con tutti quei soggetti che richiedono ambiti piu’ formali). Sembra pero’ che lo spazio per una reale trattativa non ci voglia essere, in particolare per quanto riguarda l’assessore Verro che pare tra l’altro abbia dei particolari interessi sullo stabile in questione. Ci inseriamo in un quartiere attivo e propositivo come quello dell’Isola dando vita a collaborazioni e iniziative per le strade della zona che scandiscono la vita di Metropolix e continueranno anche dopo lo sgombero con il progetto “Cantieri Isola” che tuttora lavora e si e’ inserito nelle reti informali dei cittadini che vivono l’Isola. In una città in cui i servizi pubblici e gli spazi destinati ai giovani non esistono o sono solo di facciata, non vengono presi in considerazione spazi e agibilita’ per tutti coloro, in particolare giovani, che vogliono transitare liberamente per Milano rimanendo al di fuori dei circuiti commerciali. Manca un servizio di ospitalità per chi transita la citta’ senza avere una grossa disponibilità economica; il comune offre il poco accessibile (per soldi, ubicazione e regolamenti restrittivi) unico ostello della città, noi immaginiamo e progettiamo un servizio autogestito aperto a tutti i giovani e gli studenti di passaggio.
12 GIUGNO 1999 Dopo meno di un anno dall'occupazione inauguriamo nello stabile di piazza Minniti 6 l'Ostello Autogestito di Metropolix. In 6 mesi di attività l'ostello vedrà il passaggio di giovani in transito per milano per i piu’ svariati motivi (quali studio, lavoro, svago….) e la condivisione di un patrimonio non riproducibile di relazioni e di saperi scambiati con più di mille persone provenienti da tutto il mondo. Abbiamo offerto alla citta’ un servizio del quale era carente facendoci carico di supplire a tale mancanza, il valore dell’attivita’ dell’ostello si e’ dimostrato innegabile per chiunque abbia conosciuto e sia entrato in contatto con Metropolix e il suo aggregato umano. La sua importanza non e’ stata tuttavia riconosciuta da un’amministrazione che pensando al proprio profitto poco si fa carico delle esigenze altre, contrasta i tentativi di farsene carico dal basso, reprime il fastidio. Nel caldo mese di gennaio un incendio dalle origini misteriose distrugge il tetto dello stabile. Nel pieno della sua attività l'ostello viene cosi’ improvvisamente chiuso. Ci impegniamo in una faticosa autoricostruzione del tetto con la collaborazione dell’associazione A.D.A. Nel giro di un mese il danno viene quasi completamente riparato, ma evidentemente qualcuno aveva gia’ deciso le sorti di Metropolix. L'assessore al demanio Verro che fino ad allora non aveva fatto alcuno sforzo per dialogare con gli occupanti di Metropolix non perde tempo: le minacce di sgombero si fanno sempre piu’ pressanti e concrete.
3 MARZO cinque cerchi concentrici attendono l'arrivo delle forze dell'ordine all'alba le barricate che chiudono l'accesso alla piazza prendono fuoco, spente queste un cerchio d'idranti e di fronte all'ingresso della casa un fortino costruito durante la notte che verrà scompostamente, e inutilmente caricato dalla celere. L'ultimo cerchio a resistere è composto da un commando di alpinisti appesi dalle finestre del quarto piano.
17 MARZO 2000 viale zara 129, un ex casa albergo per dipendenti delle Poste dismesso da anni vede l’entrata degli ex abitanti di piazza Minniti. Iniziamo i lavori per l'adattamento della struttura alla vita quotidiana e la creazione di progetti quali pensionato per studenti lavoratori e la rivitalizzazione dell'ostello. Nonostante l'assenza di una struttura di accoglienza organizzata, Metropolix ha proseguito l'esperienza di ospitalità con numerose persone provenienti dalla Germania, dall'Argentina e da tutta Italia. Anche questa si è dimostrata un'esperienza all'interno della quale è mancato il rapporto positivo con la proprietà che infatti non ha concesso nessun margine di trattativa. All'alba di domenica 17 settembre un blitz di polizia e carabinieri fa uscire gli occupanti dalla casa.
3OCCUPAZIONI Con la fine dell'esperienza di viale Zara, finisce anche il periodo delle occupazioni a scopo abitativo di un soggetto allargato, Il nucleo di occupanti si divide in base a criteri di affinita’ in tre gruppi che andranno a occupare tre stabili differenti aventi progettualita’ autonome.
30 settembre il bus squatt tour si muove dal deposito Bulk per andare a occupare tre nuove case: via taramelli (hata), via maggiolina (mi casa) e corso Garibaldi (aus).
Pensare nuovamente di occupare una casa ha significatro anche ragionare a 360° per quel che riguarda la sua proprieta’ e ci ha portati ad intraprendere la strada delle occupazioni di stabili privati. Il vasto patrimonio edilizio sfitto nella citta’ e’ in larga parte di proprieta’ privata, in una citta’ dove i prezzi degli affitti sono altissimi gran parte delle risorse disponibili rimangono in disuso: la scarsita’ aumenta i profitti di grossi proprietari speculatori. Decidiamo cosi’, anche a frone della totale chiusura da parte del comune, di sperimentare una nuova strada, di fare i conti con una dimensione diversa e con nuove dinamiche di gestione dei rapporti. AUS Rilanciamo il nostro bisogno e la nostra progettualita’ direttamente dal centro della citta’. Occupare uno stabile in pieno centro a Milano è una scelta azzardata, tenendo presente gli interessi miliardari che ruotano intorno al mercato della casa, grazie ai quali solo chi ha un reddito di molto superiore a quello medio può permettersi il lusso di vivere comodamente, a due passi dal Castello Sforzesco, servito da tutti i mezzi di trasporto, di fianco a cinema, teatri e locali pubblici. Continuiamo a ritenere il comune e l’amministrazione, che fino ad ora sono stati in grado di risponderci con sgomberi, responsabili e principali referenti politici della nostra vertenza. Allarghiamo pero’ il nostro intervento a un soggetto privato che lascia sfitta una casa aspettando solo il momento e il modo che questa gli frutti di piu’, senza tener conto de suo valore pubblico delle esigenze della realta’ in cui e’ inserita, del valore architettonico e sociale che rappresenta all’interno del quartiere. Siamo così approdati nel quartiere Garibaldi, un tempo zona di artisti e case popolari, oggi snaturato e reso puramente commerciale, senza spazi dove giovani e non solo possano intraprendere iniziative autogestite e slegate da interessi commerciali.
Questa zona ha subito negli anni ’80 gli effetti di una riqualificazione urbanistica spinta dall’arroganza ignorante della milano da bere. Le case popolari di uno dei piu’ vecchi quartieri della citta’ sono state comprate dai vari palazzinari, gli abitanti sfrattati e spediti nei quartieri dormitorio delle periferie, il patrimonio architettonico sventrato per lasciare spazio a selvagge ristrutturazioni. Stabili trasformati in case di lusso, funzionali ai nuovi padroni e alle loro speculazioni che hanno fatto della zona una delle piu’ care. La socialita’ e la densa attivita’ culturale del quartiere che vede la presenza dell’accademia di Brera, sono state ‘capitalizzate’: si sono moltiplicate a dismisura negozi di alta moda, arredamento, locali notturni di dubbia qualita’ e dai prezzi salati.
Lo stabile di corso Garibaldi 24 e’ uno dei pochi della zona a mantenere le sue caratteristiche di edilizia popolare. E’ praticamente l’unico a non avere ancora subito quelle modifiche ‘ristrutturali ‘ che hanno snaturato le case della zona, volte ad una sedicente riqualificazione (rispetto a che?), condotte senza alcuna attenzione al valore storico-culturale che queste potevano avere per la citta’, creando un inquietante quartiere vetrina. Su questo terreno abbiamo deciso di lavorare, cercare un contatto innanzitutto con chi vive il quartiere, con chi lo attraversa quotidianamente, con tutti coloro che ritengono importante avere contatti naturali quotidianamente.
Progetto Aus connecta Il diritto all’accesso pubblico alle risorse del territorio in cui ci muoviamo si allarga ai nuovi scenari aperti dalle tecnologie della comunicazione; da questo ragionamento nasce l’idea di creare un “internet start point”: un servizio pubblico che renda l’accesso alla rete libero e “user-friendly” con l’utilizzo di tecnologie open source. Un progetto che si pone come finalita’ la messa in contatto di tutti quei soggetti sensibili e interessati allo sviluppo di politiche di libero accesso ai saperi alternative a quelle proposte dal mercato. Un tentativo di valorizzare l’autoformazione e la condivisione di un metodo di lavoro chiaro e pubblico attraverso una mappatura del bisogno formativo dei soggetti fruitori del servizio andando ad individuare come prima cosa le risorse necessarie. Gia’ dai primi giorni dopo l’entrata nella casa abbiamo cercato di contattare la proprieta’ della casa dichiarandoci aperti ad una trattativa e disponibili ad un dialogo volto a trovare un accordo (il pagamento di un affitto simbolico, una ristrutturazione competente dello stabile mantenendone le caratteristiche….). Questo tentativo non porta ad alcun risultato, il proprietario dell'immobile non mostra alcun tipo di reazione alle nostre proposte, sembra prendere in considerazione la vicenda solo nell’ottica in cui lo stabile rappresenta un capitale fisso a cui non ha alcuna intenzione di rinunciare. Dopo sei mesi dall’occupazione i contratti stipulati tramite l’associazione Zoe per la fornitura di acqua e luce vengono staccati tramite un’ordinanza della magistratura al termine di un procedimento civile impugnato dalla proprieta’ a danno dell’aziende fornitrici.
Dopo aver rifiutato un contatto inizia il suo gioco e ne detta le regole, Dietro a quello che ci era sembrato di percepire, in realtà si celava una logica molto più perversa. La logica di chi intende spazi e persone come cose da amministrare. Contro questa strategia decidiamo di scendere in campo di cambiare a nostra volta le regole del gioco, di cercare un nuovo punto d’attacco invece di chiuderci in difesa, a partire dal carattere pubblico che intendiamo dare alla vicenda che si vorrebbe tenere riservata.
To be continued….
AUS -la casa che non c’era-
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