«SONO LORO I PICCHIATORI»
Cinque poliziotti, un carabiniere e il responsabile della Croce Rossa sono stati riconosciuti da otto dei dieci immigrati vittime del pestaggio avvenuto la notte del 2 marzo nel Cpt di Bologna. Per loro è ormai quasi certa la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm Silvia Marzocchi, che aveva aperto un'indagine subito dopo aver ricevuto la denuncia da parte dei dieci detenuti, che avevano raccontato di essere stati colpiti per ore con calci e pugni. Due di questi non hanno potuto partecipare all'incidente probatorio che si è concluso ieri perché rimpatriati subito dopo i fatti. Gli altri hanno però riconosciuto i loro torturatori e ieri in aula hanno raccontato per filo e per segno la dinamica di un pestaggio a sangue freddo, la punizione per un tentativo di rivolta avvenuto durante la stessa notte del 2 marzo. Uno degli immigrati vittime del pestaggio ha raccontato anche che dieci giorni fa un agente di polizia di Bologna lo ha avvicinato intimandogli di non presentarsi in tribunale. L'uomo, che vive da anni a Bologna senza una occupazione stabile, ha deciso di sporgere una ulteriore denuncia per le minacce ricevute. Il pool di legali che difende gli otto immigrati all'uscita dell'udienza si è detto soddisfatto «per la chiarezza con cui è emersa la dinamica di quanto accaduto», come ha spiegato l'avvocato Simone Sabattini. Assente dall'aula invece il sottosegretario alla difesa Filippo Berselli di An, che all'indomani dall'arrivo degli avvisi di garanzia agli agenti indagati si era offerto di difendere gratuitamente gli accusati. (sa. m.)
Il Manifesto del 23/7/2003
