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storia di 'Atif
by Nathan Never Monday, Jul. 28, 2003 at 6:36 PM mail:

Intervista ad 'Atif responsabile dei volontari del Medical Relief di Nablus nella West Bank, raccolta da uno dei volontari del presidio di pace di Nablus

21/7/2003 Nablus, Palestina occupata.

'Atif e' il responsabile dei volontari nello youth center dello UPMRC (http://www.upmrc.org/) di Nablus,
e' un uomo sulla cinquantina con una faccia simpatica, parla un'ottimo inglese e ogni volta che gli fai una domanda ti rovescia addosso un fiume di parole.
Il suo allo youth center e' solo un ruolo di responsabilita', come ama spesso ricordare il suo vero lavoro e' il giornalista.
'Atif e' un profondo conoscitore della realta' israelo-palestinese, delle sue luci e delle sue ombre, dopo l'invasione israeliana dei territori ha passato 10 anni nelle prigioni israeliane (1968-1978), e quando e' uscito si e' iscritto alla Naja' university di Nablus.
Durante gli studi la sua capacita' dialettica e le sue lucide analisi lo hanno reso uno dei leader della politica universitaria di quegli anni, 5 anni durante i quali di tanto in tanto e' stato arrestato per qualche giorno e poi rilasciato, fare politica da indipendente nel mondo arabo e' sempre cosa pericolosa, nella palestina occupata e' anche peggio.
Abbiamo intervistato 'Atif per avere informazioni riguardo il meeting che si e' tenuto domenica scorsa alla camera di commercio per discutere dell'uso indiscriminato delle armi tra i civili di Nablus.
Il meeting voleva essere una risposta della societa' civile agli episodi di mercoledi' scorso (16/7) descritti nel report "funerale a Nablus" (http://assopace.blog.tiscali.it/), li ricordo brevemente:
mercoledi' sera tre sconosciuti hanno tentato di rapire un presunto collaborazionista degli israeliani, c'e' stata una sparatoria e una donna che passava di li' per caso e' stata uccisa, la donna era una terapista che collaborava con l'UPMRC nella terapia con gli handicappati.
Noi inizialmente siamo stati invitati al meeting, poi ci hanno fatto capire che forse la presenza di stranieri poteva essere ulteriore motivio di tensione in una situazione gia' di per se' delicata.
Siamo qui perche' vogliamo prendere parte alla vita di questa grande citta' e quindi abbiamo chiesto ad 'Atif di farci un resoconto dei lavori, lui ha acconsentito e ci ha parlato del meeting e di altro.
Mentre parliamo nel suo studio c'e' un viavai continuo di ragazzi, alcuni devono fare fotocopie, altri hanno bisogno di un timbro, molti vogliono una richiesta scritta del Medical Relief da presentare ai genitori per avere il permesso di partecipare alle attivita' estive dello youth center.

COMINCIAMO DAL MEETING DI DOMENICA, CHI VI HA PRESO PARTE?

Circa 300 persone, rappresentanti di tutte le realta' presenti a Nablus: Governo, politici, sindacati, polizia, giornalisti,istituzioni, imprenditori, combattenti..

INTEGRALISTI?

Combattenti, non solo gli integralisti, ci sono anche gruppi armati laici.
Cerco di farmi capire, questo e' un paese occupato, e tutti combattiamo contro l'occupazione, con le pietre, con gli articoli di giornale, con la politica, con il volontariato, alcuni anche con le armi.
Come vi dicevo tutte le realta' erano rappresentate, e gli integralisti che ci piaccia o no, qui sono una delle realta'.
La discussione si e' svolta in modo aperto e democratico, erano anni che qui in citta' non si riusciva a mettere attorno ad un tavolo esperienze cosi' diverse in un clima di collaborazione costruttivo.

ERA UNA DISCUSSIONE APERTA, MA NOI NON VI ABBIAMO PARTECIPATO...

Capisco il vostro punto di vista, e' anche il mio, se ricordate sono stato io ad invitarvi, ma purtroppo le violazioni qui non provegono solo dagli israeliani, ci sono violazioni della democrazia anche all’interno della nostra societa’: ogni parlamento ha un angolo per gli uditori, anche la Knesset (il parlamento israeliano), e io penso sarebbe stata importante la vostra pertecipazione.
Quando vi ho chiesto di partecipare l'ho fatto principalmente per due motivi:
il primo riguarda voi, che venite da un'altro paese per capire, per conoscere, non solo i danni prodotti dall'occupazione, ma anche i problemi interni alla societa' palestinese;
il secondo riguarda noi, volevo lanciare un segnale di apertura, di reale partecipazione democratica, purtroppo le resistenze sono ancora molto forti, e il continuo stato di emergenza e di precarieta' nel quale tutti noi viviamo non aiutano certo a superarle.

RITORNIAMO AL MEETING, SIETE RIUSCITI AD ACCORDARVI, A PRODURRE UN DOCUMENTO FINALE RAPPRESENTATIVO DELLE DIVERSE LINEE DI PENSIERO?

Qui ho il documento in arabo, vi traduco i cinque punti fondamentali:

UNO: Prendere e punire i colpevoli.

DUE: Ogni attacco contro la popolazione innocente e' un attacco contro tutta la societa' palestinese.

TRE: Bisogna fare una decisa distinzione tra quelli che usano le armi per resistere all'occupazione, che per noi sono combattenti, e quelli che le usano contro i civili, questi ultimi sono criminali, e vanno trattati come tali.

QUATTRO: Bisogna prevenire e punire l'uso indiscriminato delle armi durante le cerimonie pubbliche, che mette a rischio l'incolumita' della popolazione (la scorsa settimana un incontro di calcio tra le squadre dei due campi profughi di Nablus e' terminato con una sparatoria tra le opposte tifoserie. NdA).

CINQUE: Chiediamo ai gruppi armati presenti in citta' di non nascondere i responsabili qualora fossero membri delle loro organizzazioni.

A PROPOSITO DEI RESPONSABILI COME PROCEDONO LE INDAGINI?

La polizia palestinese ha arrestato 5 giovani che hanno confessato il reato.

CHI SONO? QUANTI ANNI HANNO?

Purtroppo questo non ci e' stato comunicato, ci hanno detto solo che sono stati arrestati, non ci hanno dato altre informazioni.

***
Finita la parte riguadante il meeting, ‘Atif comincia a parlare a ruota libera di palestina occupazione e societa’ civile; lo fa con minore enfasi degli altri palestinesi con cui abbiamo parlato, senza quel misto di rabbia e tristezza che avvertiamo spesso nelle nostre interviste.
Una tranquillita’ non rassegnata gli permette di schivare la retorica, e allo stesso tempo, di generare in chi lo ascolta una partecipazione emotiva fortissima.
Lascio parlare lui:
“Non voglio parlarvi del dramma dell’occupazione, stando qui lo avete sotto gli occhi ogni giorno, non mi interessa commuovervi con le nostre sofferenze o convincervi dell’eroismo del nostro popolo che resiste e non si piega; il nostro popolo resiste e non si piega ma qui abbiamo avuto gia’ tre generazioni di eroi e martiri, ora la societa’ palestinese e’ pronta ad un compromesso.
Un compromesso, non un umiliazione, un accordo che sia soddisfacente per entrambi i popoli, basato sul diritto internazionale: due stati autonomi e indipendenti con Gerusalemme capitale, senza insediamenti e che preveda un’indennizzo per i profughi (i profughi palestinesi nel mondo sono milioni, non e’ possibile pensare che tutti possano rientrare. NdA).
Questo e’ la posizione dell’UPMRC rispetto alle trattative di pace, ma l’occupazione e’ solo una parte del problema, anche se molti in Israele agiscono come se il loro fosse uno stato europeo qui siamo in medio oriente, qui le cose funzionano diversamente; le nostre societa’ (palestinese ed israeliana) devono cominciare a fare i conti anche con questo, gli uomini qui vivono la violenza e la morte come un fatto quotidiano.
I nostri due paesi sono pieni di giovani armati e pronti a morire, e sebbene non si possa comparare la violenza di uno stato con quella di alcuni gruppi, questa cultura di morte mina la convivenza civile all’interno degli stati stessi.
Qui abbiamo un numero considerevole di giovani pronti a farsi esplodere, i motivi non sono difficili da capire: sono giovani senza lavoro, senza istruzione, senza alcuna prospettiva per il futuro; passano le loro giornate tra la noia e la frustrazione, intorno a loro polvere degrado e donne velate con cui non possono neanche chiacchierare.
Poi un giorno arriva qualcuno e gli dice che se si immolano per la gloria di dio andranno rapidi in un paradiso pieno di cibo alberi bellissimi e donne in bikini...voi che fareste al loro posto?
Dovete capire che la nostra non e’ solo una lotta di liberazione, noi non combattiamo solo per avere uno stato, noi vogliamo uno stato libero, democratico e laico; per fare questo dobbiamo cominciare a dare a questi giovani annoiati delle nostre citta’ e dei nostri villagi un’altra chance, un possibilita’, una via di fuga, dobbiamo aiutarli a trovare un senso per le loro vite.
E’ quello che cerchiamo di fare attraverso le attivita’ dei nostri youth center, e cerchiamo di farlo in un clima di allegria, attraverso i giochi, il teatro, la musica; sono ragazzi pieni di voglia di vivere, li avete visti, hanno gli stessi bisogni dei giovani di tutto il mondo: serenita’, svaghi e la percezione di vivere una vita normale.
Noi dell’UPMRC sappiamo di fare parte di una minoranza, esattamente come voi siete una minoranza nei paesi europei da cui provenite, paesi governati da maggioranze arroganti e guerrafondaie, nonostante cio’ da venticinque anni facciamo il nostro lavoro con la consapevolezza di essere dalla parte giusta, esattamente come voi, mi sbaglio?
No, ‘Atif non si sbaglia, ora la lasciamo ai suoi due telefoni cellulari, alla fotocopiatrice e al fax con il quale sembra non avere grande dimestichezza.
La lasciamo con i suoi ragazzi, che sono la speranza e la promessa di una palestina che e’ la stessa palestina che noi sognamo.

Nathan Never dal presidio di pace di Nablus.

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