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Il Wef torna a Davos nel 2003
by bluloop Thursday, Jan. 24, 2002 at 10:45 AM mail:

Il governo svizzero si impegna a coprire l'ottanta per cento delle spese per la sicurezza del Forum: Klaus Schwab ringrazia, e il Wef sara‘ di nuovo in Svizzera l'anno prossimo Oltre il danno, la beffa: con budget milionario, nasce la fondazione "Nello spirito di davos": una piattaforma "per fare dialogare il Wef e i suoi oppositori".


Quasi tre milioni di euro per garantire la sicurezza del Forum. Ieri pomeriggio il Governo federale svizzero ha annunciato che contribuira‘ in maniera sostanziosa alla difesa della prossima edizione del World Economic Forum, a Davos nel 2003. I vertici del Wef hanno replicato che ora ci sono le condizioni perche‘ il Forum torni a svolgersi nel Cantone dei Grigioni.
L'ennesima puntata della telenovela Davos e‘ ancora una volta un teatrino della comunicazione d'alto bordo: uno scambio di dichiarazioni, conferenze stampa e cortesie incrociate.
In dicembre, mentre il Governo ancora tentennava, era stato un colpo di scena l'annuncio da parte del Wef, fra indiscrezioni e scoop a tavolino, che il Forum si trasferiva a New York. Il Governo svizzero ci aveva fatto una ben magra figura, ma aveva incassato il colpo con il sorriso delle grandi occasioni: "E‘ una soluzione eccellente", aveva sibilato il ministro dell'economia Pascal Couchepin. Due mesi sono stati sufficienti per mettere insieme le risorse necessarie a garantire la sicurezza di un vertice privato, che riunisce in un clima informale migliaia di leader dell'economia, della politica, della comunicazione. Klaus Schwab, padre padrone del World Economic Forum, avrebbe dovuto comunicare la decisione sulla sede della prossima edizione del vertice, alla fine dell'edizione di quest'anno, che si terra‘ la prossima settimana al Waldorf Astoria hotel di New York. Se a dicembre l'annuncio a sorpresa del Wef era sembrato uno sgarbo agli ospiti elvetici, quello di ieri e‘ sembrato proprio un gesto di riconciliazione: il Governo dice prego, tornate, paghiamo tutto noi. Il Wef dice oh, grazie, volentieri.
Schwab accetta la generosa offerta, ma rilancia per le prossime edizioni: intervistato dai maggiori quotidiani svizzeri di oggi, spiega che "Il Wef non appartiene alla Svizzera". E dopo l'esperienza newyorchese, che si annuncia succulenta, visto che e‘ il primo appuntamento internazionale di un certo livello dopo i fatti dell'11 settembre, per il World Economic Forum si aprono orizzonti nuovi. Potrebbe svolgersi in Svizzera ogni tre anni (perche‘ "molti leader sono affezionati a Davos, ci vengono da dieci o quindici anni"), e per il resto farsi ospitare dalle tante citta‘ candidate emerse in questi mesi (si vocifera di Salisburgo, marrakech, Whistler mountain nel Canada e Bonn).
Schwab e‘ dispiaciuto: "purtroppo gli organizzatori di Porto Alegre hanno scelto per il loro Forum gli stessi giorni del Wef: mi avrebbe fatto molto piacere partecipare". D'altronde, "Io mi batto contro la polarizzazione fra mondo dell'economia e societa‘ civile: l'economia deve essere al servizio della societa‘. La differenza fra noi e Porto Alegre? Loro propongono un altro mondo su base ideologica. Noi pure vogliamo un mondo migliore. Ma siamo pragmatici, vogliamo trovare soluzioni concrete". Secondo Schwab, "Il Wef e‘ una grande ong internazionale. La sua ricchezza?E‘ l'unico vertice al mondo davvero interdisciplinare".
L'edizione newyorchese sara‘ diversa da quelle tradizionali: non piu‘ conferenze di personalita‘ di spicco della ricerca, del business e della politica, piuttosto "ateliers di discussione", attorno al tema della fragilita‘ e dell'insicurezza di questa fase mondiale.
Saranno presenti i massimi livelli dell'economia e delle istituzioni svizzere. I ministri dell'economia e degli interni, annunciando i nuovi provvedimenti, hanno rimarcato che "Per la Svizzera, il Wef e‘ un'occasione di incontro rara e preziosa con i leaders del resto del mondo: non abbiamo nessuna intenzione di rinunciarvi". La Confederazione paghera‘ dunque l'ottanta per cento delle spese per la sicurezza, e mettera‘ a disposizione gratuita elicotteri e altri servizi e dispositivi. Un colpo al cerchio, e uno alla botte: con il budget di circa mezzo miliardo di lire, nasce la fondazione "In the Spirit of Davos". Una Piattaforma "che contribuisca al dialogo fra partigiani e oppositori della globalizzazione economica. Fara‘ riferimento a importanti personalita‘ della politica, della scienza e della religione (uh?, ndr). Societa‘ civile e ong potranno proporre argomenti di discussione". Lo Spirito di Davos, e‘ un afflato mistico che coglierebbe i partecipanti al wef, quando sbarcano sulle vette innevate della lussuosa localita‘ sciistica alpina: quell'improvviso e irrefrenabile desiderio di portare al mondo pace e prosperita‘, che rende fruttuosi gli incontri a bordo piscina, le chiacchierate a lume di candela, gli aperitivi e le giornate di sport tutti insieme. Gli oppositori del Wef hanno sempre rifiutato lo Spirito di Davos, perche‘ incarna in uno slogan tutta l'ipocrisia e la violenza dei padroni del mondo. Che decidono le regole dello sfruttamento in tutta piacevolezza, e vorrebbero anche essere ringraziati.
Per questo, la fondazione suona come una beffa. Greenpeace, Attac, il cartello di Ong della Dichiarazione di berna hanno fatto sapere che loro non ci saranno. Per ora, almeno.


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