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Marchi e burocrazia, la farmacia del Wto
by articoli da Il Manifesto di dom 31 ago Tuesday, Sep. 02, 2003 at 2:19 PM mail:

Articoli sulla conclusione dell'accordo tra multinazionali, USE, UE e paesi in via di sviluppo, sui medicinali sostitutivi generici: uno strozzinaggio in vista del WTO di Cancun

Marchi e burocrazia, la farmacia del Wto
Raggiunto l'accordo sui farmaci essenziali. La vittoria dei brevetti
Firmato a Ginevra l'accordo sui farmaci salvavita. Regolerà il commercio fra paesi poveri dei medicinali generici non coperti da brevetto. I produttori di queste medicine, fra cui Brasile e India, potranno venderle agli stati più poveri. «Un accordo inapplicabile che non salverà nessuna vita umana» dice Raffaella Ravinetto, tra i responsabili della campagna per l'accesso ai farmaci essenziali di Medici senza frontiere: «Il meccanismo, troppo farraginoso, è fatto apposta per salvaguardare gli interessi delle multinazionali. Il mercato rimarrà nelle loro mani»
TIZIANA BARRUCCI
«Si doveva trovare la soluzione più semplice per permettere ai paesi poveri di acquistare i salvavita, ma nella realtà si è trovata solo la soluzione migliore per assicurare il monopolio delle multinazionali farmaceutiche occidentali». Raffaella Ravinetto è tra i responsabili di Medici senza frontiere per la campagna all'accesso ai farmaci essenziali. Sull'accordo raggiunto in sede di Organizzazione mondiale del commercio a proposito di salvavita non ha dubbi: «sarà inapplicabile».

Nello specifico, cosa regolerà l'intesa raggiunta la scorsa notte?

Se consideriamo le due fasce di paesi poveri, quelli in con capacità di produzione propria, e quelli senza, l'accordo, da molto tempo atteso, stabilisce in sostanza le condizioni per la vendita dei farmaci generici, (equivalenti generalmente meno costosi dell'originale coperto da brevetto, ndr) dei primi verso i secondi. Vale a dire regola come paesi quali il Brasile o l'India potranno produrre sia per il fabbisogno nazionale che per l'esportazione i loro medicinali e in quale modo Burkina Faso od Onduras potranno acquistarli.

Quali sono i punti che criticate?

Critichiamo l'intero testo, perché pone così tante lungaggini da bloccare la possibilità di salvare vite umane. Bisogna però fare due discorsi separati, quello legato ai cavilli burocratici messi sulla capacità di importazione e gli ostacoli posti alle esportazioni. Ad esempio il paese che vuole importare un medicinale dovrà notificare al consiglio dei Trips non solo il nome ma anche la quantità di prodotto di cui necessita. Operazione, quest'ultima molto complessa, perché richiede una capacità di previsione di questioni sanitarie notevole, che le amministrazioni dei paesi poveri non sempre hanno. I paesi candidati all'importazione devono poi dimostrare di non essere in grado di produrre da soli il farmaco richiesto. Se ad esempio l'Onduras necessita di una versione generica di un farmaco aintaids sotto brevetto per seimila persone, e si dimostra che potenzialmente ha la capacità di produrlo, gli potrebbe venire negata la possibilità di comprare quello stesso medicinale. Ma non si tiene conto che mettere su un'impresa per la produzione di piccole quantità è economicamente un suicidio. E non si capisce poi perché mai tali informazioni dovrebbero essere inviate ad un'organizzazione che si occupa di commercio e non ad esempio all'Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr)...

Per quanto riguarda i paesi esportatori?

Anche questi avranno le loro gatte da pelare. La prima inutile lungaggine riguarda la necessità di un'autorizzazione (licenza obbligatoria) sia da parte del paese esportatore che da quello acquirente. Dopodiché la nazione che intende vendere il farmaco dovrà ugualmente «notificare» le quantità che intende esportare. Per quanto riguarda queste ultime, il cammino sarà ancora più complicato: le confezioni destinate a paesi terzi dovranno essere diverse da quelle per il fabbisogno interno. Ciò significa che non si potrà produrre medicinale da tenere in magazzino per le urgenze. In futuro, entrato in vigore l'accordo, se scoppiasse un'epidemia che richiedesse l'uso di un farmaco nuovo sarebbe impossibile agire prontamente. Le lungaggini burocratiche per richiedere, produrre ed esportare tale farmaco potrebbero essere troppo più lunghe del tempo di sopravvivenza dell'ammalato....

Qual è la ragione che impone tale produzione differenziata?

Ufficialmente perché si vuole evitare la re-importazione di un farmaco a basso costo. Secondo tale versione, molto improbabile, se ad esempio il Senegal acquistasse un retrovirale generico, potrebbe, una volta soddisfate le proprie necessità interne, decidere di rivendere quel prodotto ai paesi occidentali. Sul mercato del Nord ricco si troverebbe quindi il farmaco brevettato - molto costoso - in competizione con il suo corrispettivo generico, meno caro. Eventualità impossibile, dato che nei paesi sviluppati un farmaco generico non può entrare legalmente se esiste il suo corrispettivo brevettato. Ed è molto difficile che da noi si crei un mercato nero.

E quindi?

Quindi si tratta solo di un pretesto. Un modo come un altro di rendere il meccanismo più farraginoso. Tutto a vantaggio dei farmaci brevettati, che a parte il loro costo, spesso proibitivo, mantengono così una via privilegiata, anche nel Sud povero. Perché rendere economicamente insostenibile la produzione di un farmaco generico destinato all'esportazione nei paesi poveri? Perché stoppare così la competizione economica? Il motivo può essere solo uno, salvare qualche monopolio...

Un accordo discutibile, quindi. Perché alla fine è stato firmato anche dai paesi più in difficoltà?

Teniamo presente che fino alla scorsa notte c'era stata la dura opposizione di gran parte di essi. Le Filippine, ad esempio, avevano presentato la loro opposizione, dimostrando la loro incapacità di sopravvivere a tali condizioni... poi in un batter d'occhio tutto è stato superato. Non so dire perché, certamente le questioni economiche hanno avuto la meglio su quelle della salute umana. Ed è facile ricordare quali interessi hanno gli Stati uniti e Unione europea in questo settore. Comunque questo è il rischio che si corre quando temi delicati come quelli legati alla salute vengono trattati dall'organizzazione del commercio. Mi pare chiaro che ci troviamo di fronte ad un'inversione degli stessi principi sanciti a Doha: con questo accordo si stabilisce la salvaguardia delle questioni economiche, e quindi di proprietà intellettuale, su quelle umanitarie. Tanto più che oggi parliamo soprattutto di antiretrovirali, perché rappresentano la grande fetta di farmaci coperti da brevetto nei paesi ricchi, ma domani potremmo parlare di tanti altri nuovi farmaci. Di nuovi antibiotici, destinati a nuovi tipi di malattie che verranno brevettati divenendo così ancora una volta proibitivi per chi ne avrà bisogno.


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GINEVRA
Il Sud del mondo ingoia la pillola
Passa a sorpresa un accordo al ribasso. Vince l'alleanza fra Stati uniti ed Unione europea
Cede il Brasile Il governo Lula avrebbe convinto la neo alleanza fra i paesi poveri a firmare il documento. A Cancun lo scontro sarà solo sull'agricoltura
ANTONIO TRICARICO*
Si ribalta il tavolo in sole 24 ore. Nella mattinata di ieri l'accordo sull'accesso ai farmaci contro le epidemie, bloccato venerdì da alcuni paesi del sud del mondo perché insoddisfatti dell'azione di annacquamento da parte degli Stati Uniti, passa al consiglio generale del Wto così come reinterpretato a vantaggio delle industrie farmaceutiche americane. Si scatenano i toni trionfalistici di chi aspettava disperatamente un piccolo passo in avanti nei negoziati a Ginevra per ridare morale ai negoziatori in vista dell'imminente conferenza ministeriale del Wto di Cancun che inizierà il 10 settembre prossimo. Per Supachai Panitchpakdi, direttore generale del Wto, si tratta addirittura dell'ultimo pezzo del puzzle necessario per poi chiudere la partita complessiva a Cancun, dal momento che questo accordo dimostrerebbe che i contrasti tra Nord e Sud si possono superare e che l'Organizzazione mondiale del commercio avrebbe la capacità di dare risposte anche a problemi umanitari.

D'altro canto, fra i critici del Wto, in molti si interrogano oggi sul perché il Sud del mondo, guidato negli ultimi giorni dalla leadership brasiliana abbia alla fine accettato un accordo che stava stretto a molti. Secondo le previsioni, i membri di questa alleanza sarebbero dovuti arrivare a Cancun in totale disaccordo con la linea statunitense, inclusa l'annosa questione farmaci. Da un punto di vista tecnico, è importante ricordare che la nuova alleanza di 17 importanti paesi del Sud, inclusi India, Cina, Sud Africa, Argentina e Brasile, racchiude posizioni diverse su alcuni dei capitoli spinosi dei negoziati commerciali. Anche sui farmaci, le esigenze risultano diverse. Al riguardo potrebbe sorprendere il silenzio sudafricano, paese in piena emergenza Aids, anche se è ben noto che la posizione di Pretoria non coincide pienamente con lo spirito della storica crociata mossa due anni fa dallo stanco Nelson Mandela contro l'egoismo delle multinazionali farmaceutiche americane. Inoltre il fronte del «grande Sud» non rappresenta necessariamente la posizione di tutti i paesi in via di sviluppo, in particolare i più piccoli.

La lettura dell'esito della drammatica questione farmaci, che ben poco aiuterà in il Sud e continuerà a protegge i profitti miliardari del «Big Pharma» Usa, deve essere più politica. L'intransigenza americana si è tradotta negli ultimi giorni in un vero pressing sulle importanti capitali del sud, a partire da Brasilia, utilizzando il presidente del consiglio generale del Wto, Perez del Castillo, ambasciatore uruguaiano al Wto. Un uomo che in realtà obbedisce più a Washington che alla sua capitale. Lula ed il suo entourage questo lo sanno bene, per questo potrebbero aver considerato necessario, tatticamente, mollare, evitando di essere sempre in prima linea, ma continuando a preparare proposte alternative unitarie con il resto dell'alleanza del Sud. Il Brasile punta in particolare sul fronte agricolo, e su questo tema dovrebbe ricevere man forte dall'India e dal gigante cinese. Su questo punto sta lavorando il ministro brasiliano per la riforma agraria, Miguel Rosetto, che la scorsa settimana ha siglato, insieme con i movimenti contadini dei territori più poveri del Brasile, la dichiarazione di Brasilia. Un testo particolarmente avanzato in tema di agricoltura familiare e negoziati internazionali.

Questo posizionamento, sostenuto dai movimenti brasiliani, fa ancora sperare che l'«alleanza del grande Sud» tenga fino all'ultimo di fronte all'inaudita pressione da parte dell'asse Usa-Ue. Per quest'ultimo, nonostante i rallegramenti di circostanza, la questione farmaci conferma l'allineamento di Bruxelles sulle posizioni Usa.

L'Europa ha dunque nuovamente rinunciato a giocare un ruolo di mediazione diverso che cerchi una vera sponda nel Sud. Evidentemente il commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, deve tenere conto anche della cruciale partita che si sta giocando negli stessi giorni alle Nazioni Unite tra le due sponde dell'Atlantico sul confuso ed insanguinato dopo-guerra iracheno. L'Europa, infatti, potrebbe decidersi ad ammorbidire le proprie posizioni, in particolare sull'agricoltura, pur di ottenere il controllo parziale del territorio dell'Iraq.

Intanto dall'Italia, il vice-ministro delle Attività produttive Adolfo Urso, che guiderà la delegazione governativa a Cancun, ha addirittura ringraziato le Ong per l'encomiabile lavoro di pressione fattoper piegare l'opposizione americana. Peccato che tutte, a partire da Oxfam e Medici Senza frontiere, rigettino l'accordo perché inadeguato e parziale di fronte all'emergenza sanitaria nel Sud del mondo. Secondo le associazioni l'accordo di ieri rappresenta un passo indietro rispetto alla dichiarazione specifica sull'argomento siglata, anche dal governo americano, alla scorsa conferenza ministeriale del Wto a Doha nel novembre 2001.

*Campagna per la riforma della Banca mondiale


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